Mir, ventiquattr' ore di agonia in diretta

Mir, ventiquattr' ore di agonia in diretta Mir, ventiquattr' ore di agonia in diretta «La vedrete così»: oggi sorvola l'Italia, domani cadrà nel Pacifico Piero Bianucci Sarà come l'esplosione di 13 mila tonnellate di dinamite. Qualcosa di simile alta bomba atomica che distrusse Hiroshima. Ma per for�tuna la deflagrazione della Mir avverrà a 78 chilometri dalla superficie terrestre: quindi nes�sun fragore, nessun «fungo». Sol�tanto una pioggia di frammenti metallici, il più massiccio dei quali non dovrebbe superare i 700 chilogrammi. Trenta tonnel�late tra detriti grandi e piccoh. I primi rottami saranno come una massiccia grandmata che arrive�rà a 360 chilometri all'ora sul�l'oceano Pacifico alle 7 (ora itahana) di venerd�mattina. Ferri con�torti e semifusi che netta parte più alta della traiettoria avranno toccato una temperatura di 1600 gradi. Seguirà per mezz'ora la tenta nevicata dei pezzi piccoli e leggeri. Questo lo scenario, se tutto andrà secondo il copione. Al cen�tro di controllo russo si valuta in un tre per cento la probabilità che la manovra di rientro falli�sca. Il timore più forte è che �computer di bordo vadano in tilt proprio all'ultimo minuto e non possano rispondere ai comandi che verranno inviati da terra. Se cos�fosse, la Mir potrebbe preci�pitare in qualsiasi posto compre�so tra i 60 gradi di latitudine a nord e a sud dell'equatore entro il 28 marzo: un rientro non con�trollato, come quello dello Sky�lab americano nel 1979. A rassi�curarci rimane il fatto che ogget�ti naturali di quella massa cado�no sul nostro pianeta quasi ogni mese, arrivando dallo spazio in�terplanetario: dunque la probabi�lità che ci siano danni a cose e persone rimane comunque tra�scurabile e, in ogni caso, sarà coperta dall'assicurazione di 400 miliardi di lire stipulata dalla Russia. In queste ultime ore si pensa soprattutto allo spettacolo, al for�midabile fuoco d'artificio ormai imminente. Sull'Italia, e su Ro�ma in particolare, l'ultimo pas�saggio delta Mir sarà questa mat�tina intorno alle 7,30, ma verderla sarà motto difficile perché il fondo del cielo sarà già troppo chiaro. Aerei charter porteranno turisti in volo sopra Tahiti, altre comitive sono già appostate in Nuova Zelanda e sulle Ande. Nel�la speranza che qualcosa finisca sulla terraferma, in Nuova Zelan�da o in Sud America, ci sono anche gruppi d�cacciatori di rot�tami. Rottami che, ovviamente, diventerebbero preziosi pezzi per coUezionìsti. Basti dire che a Perth, sulla costa occidentale del�l'Australia, un museo che ospita i detriti dello Skylab precipitati nel 1979 a 800 chilometri dalla città è meta di decine di mighaia di visitatori, soprattutto america�ni. Per noi che siamo agli antipo�di, la cosa mighora sarà seguire le trasmissioni della Cnn e le infor�mazioni in tempo reale su Inter�net. «I siti che si occupano della fine della Mir dice Luciano Anselmo, coordinatore del Servì�zio di monitoraggio degh oggetti spaziati del Cnr, in questi giorni a Darmstadt, Germania, per un me�eting sui rottami spaziah sono molti ma non tutti affidabili. Specialmente quelli russi sono poco aggiornati. Le informazioni devono quindi essere valutate con caute a». Due, dice Anselmo, sono i siti consigliabili, anche perché corre�dati da link che portano a tutte le altre pagine web realmente inte�ressanti: http://www.space.com/missionlaimches/mission/mirjìei^ finale_page.html http://dailynews.yahco.com/ fcZScienceZMir-Space-Station Nel primo, accanto a una gran�de quantità d�materiale informa�tivo, scorre secondo per secondo il conto alla rovescia deUa mano�vra di «deorbiting», ed è presente un link che dà in tempo reale la posizione della Mir e della Space Station intemazionale. Che cosa vedranno �turisti accorsi nell'area del Pacifico, nep�pure gli esperti lo sanno. Potrà essere uno spettacolo mozzafiato o una gran delusione. La Mir, arrivata alla quota di 80 chilome�tri, «vedrà» l'atmosfera come un muro: a quella velocità, dell'ordi�ne di 8 chilometri al secondo, davanti al corpo che rientra si forma un'onda di aria altamente compressa contro la quale la struttura della stazione spaziale si disintegrerà. Sarà l'ultimo dei ventimila esperimenti resi possibili dalla Mir nei suoi 15 anni di vita: a terra s�cercherà di vedere come avverrà il cedimento, quali temperature si svilupperanno dentro e fuori, si analizzerà l'esplosione dei cinque moduli pressurizzati e dei serbatoi. La manovra finale inizierà alle 3 d�venerdì, ora d�Mosca, quan�do la vecchia stazione spaziale starà sorvolando il deserto del Sahara: un primo colpo d�freno, dato accendendo per 20 minuti i motori della Progress agganciata in gennaio alla Mir. Altri due colpi di freno seguiranno durante l'orbita successiva. Non ci sarà un vero e proprio «boia». Nessu�no dei tecnici del centro di controllo avrà una precisa responsabilità nel decretare la morte della Mir. Tanto meno Vladimir Solovyov, che fece parte del primo equipaggio Mir e oggi dirige il centro d�controllo «Korolev». L'esplosione avverrà a 78 chilometri dalla superfìcie terrestre: la palla di fuoco sopra Tahiti e la Nuova Zelanda La Mir. Dopo quìndici anni finisce l'odissea della stazione spaziale russa, che ha iniziato la discesa guidata verso la terra

Persone citate: Korolev, Luciano Anselmo, Piero Bianucci, Space