Laura bruciata in una trappola di polistirolo

Laura bruciata in una trappola di polistirolo Laura bruciata in una trappola di polistirolo Verona, gli operai ignoravano che la scuola era a rischio invrato a LEGNAGO (Verona) Sul cancello annerito di questa scuola pericolosa come una bomba e infiammabile come se fosse di carta, adesso ci sono i sigilli del magistrato. In un angolo ci sono i mazzi di fiori, di gigli e di litium in memoria di Laura che se ne è andata «come un piccolo raggio di sole, porta�to via da un destino crudele e meschino»: cosi scrivono le sue amiche accanto al cuoricino disegnato con un paio di ali minuscole, come quelle che de�ve avere lei ora che è diventata un angelo. Ma non é stato un «destino crudele e meschino» a portarla via. Sono stati la burocrazia, l'incuria, il pressapochismo di ehi non aveva accertato che sotto il tetto dell'atrio eentrale dove si é sviluppato t'incendio, c'era cosi tanto polistirolo che è bastato un minuto per mettere a fuoco tutta la scuola. I periti incaricati dal magistrato di Ve�rona accerteranno le cause del rogo che ha ammazzato una ragazzina nemmeno quindicen�ne. I politici e i tecnici di Legnago, iniziano già a rimpaltarsi le responsabilità. Tutto per un pezzo di carta, otto pagine in tutto. Si chiama Relazione tecnica prevenzione incendi dellascuola media Porto-Legnago. È stata commissio�nata il 30 luglio '99 dalla giunta comunale che per quelle poche righe ha sborsato 43 milioni e 300mita lire. La relazione è firmata dall'ingegner Flavio Li�moni. Al punto D, quello sulle caratteristiche costruttive, non si parla di polistirolo net sottotetto. Al punto H, chiamato Aree a rischio specifico, si parla di tutto meno che dell'atrio dove si è sviluppato l'incendio, dove sono erollati i pannelli del soffitto e il fumo era cos�denso da uccidere Laura, che cercava impaurita la sua cartella nuo�va. Al telefono con i giornalisti l'ingegner Limoni quasi balbet�ta: «Ho scritto che bisognava eambiare il controsoffitto delta palestra, non ricordo se ho par�lato anche dell'atrio. È passato tanto tempo...». Gianni Zerbinati, capo ufficio tecnico del Co�mune, non ne vuol sapere: «Non è vero, non c'erano segna�lazioni sull'atrio... Non c'è scrit�to che era un punto debole, pericoloso». Lo diranno i carabi�nieri che hanno già sequestrato tutti i documenti, i periti che li stanno analizzando e poi i magi�strati di Verona, se nelle carte c'era scritto tutto. Anche che potesse ragionevolmente finire così. Lo diranno dopo gli interro�gatori, dopo gli avvisi di garan�zia che appaiono inevitabili, dopo le analisi su ciò che resta della struttura. Con il tetto di Eternit che doveva comunque essere cambiato entro il 2004 perché fuorilegge, con le scale antincendio che non erano anco�ra state ultimate e la porta antipanico chiusa e imbullona�ta, e meno male che un inse�gnante è riuscito a sfondarla. .. Adesso dicono tutti che pote�va finire peggio. Bastava che l'incendio scoppiasse dieci mi�nuti prima, durante il'interval�lo, quando 220 ragazzini èrano in giro per l'atrio. Bastava che accadesse un mese fa, quando non c'erano scale antincendio e al posto della porta sfondata c'era solo un muro. Ma per evitare che anche la sola Laura morisse, bastava che avvisasse�ro i tecnici della società di Paolo Pesenti, titolare dell'appalto di manutenzione per più scuole, valore 134 milioni all'anno, che sotto al tetto c'era il polistirolo. L'assessore ai Lavori pubblici Luigi Bologna, mette le mani avanti: «Non lo sapevamo, dove�va essere un intervento di routi�ne». I due operai chiamati a chiudere due minuscole infiltra�zioni d'acqua che giorni prima avevano allagato l'atrio della scuola, lo hanno capito subito che qualcosa non andava e lo hanno raccontato ai carabinie�ri: ((Avevamo appena posato le guaine di carta catramata, quando abbiamo visto il fumo... Abbiamo subito chip.S'O la bom�bola del gas... In pochi secondi c'erano fumo e fiamme». C'è chi dice che il polistirolo usato come materiale coiben�tante dovesse essere ignifugo. E allora non si capisce perché sia bruciato. Altri esperti sostengo�no che dovesse spegnersi da solo, nel caso. Ma non è succes�so. Altri ancora^-giurana..^he quel materiale, posato all'inizio degh anni Ottanta durante una delle molte ristrutturazioni del�l'edificio, ngn^OVesse bruciare ma fare soloiiirrió. Dettagli, ora che Laura è morta. Particolari che faranno parte di relazioni, perizie e prima o poi, c'è da sperare, pure degli atti di un processo. I genitori di Laura ora non voglio�no vedere più nessuno. Il bar tabaccheria e trattoria di Bo�schi Sant'Anna rimane chiuso per lutto. Oggi chiuderanno tut�ti i negozi di Legnago. Tra le 11 e le 11 e 15 quando Laura è morta, si fermerà tutto il paese. Nemmeno il marito della signo�rina Clemenza, l'insegnante di sostegno di Laura, ha voglia di parlare: «È come se avessimo perso una figlia anche noi». Pure il giorno dei funerali, ancora da stabilire perché c'è l'autopsia da fare, ci sarà lutto cittadino. Attorno alla bara bianca ci saranno i suoi compa�gni, dislocati in un altro edificio perché la scuola non sarà agibi�le per mesi. Ci saranno i paren�ti, il paese, i politici. Tutti quelli che le hanno voluto bene. E anche chi ha aspettato ch&morisse una ragazzina, prima di chiudere una scuola che poteva bruciare con un fiammifero. Nella relazione del Comune nessun accenno al pericolo dovuto ai materiali IL 11 l'IRÉI i IPm } ^ ìvJUJLi L. J, ^0 •à^'ls'% "JwL EE provinciÌwi vkkoma : aXWfs., l-ROVINCMC»! 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Persone citate: Limoni, Luigi Bologna, Paolo Pesenti

Luoghi citati: Comune Di Legnago, Legnago, Verona