A Roma sfila la rabbia degli agricoltori

A Roma sfila la rabbia degli agricoltori A Roma sfila la rabbia degli agricoltori «Rilanciamo la qualità». Olanda, embargo totale contro l'afta Vanni Cornerò inviato a ROMA «Berlusconi contadino? Non to sa�pevamo, ma se lo dice lui siamo contenti così»; maledetti toscani, sempre con la loro lama d'ironia, anche quando vogliono fare i buo�ni. Ed è appunto Massimo Pacetti, toscano da pochi mesi alla guida della Confederazione italiana agri�coltori a commentare l'ultima voce del «libretto di lavoro» dichiarato dal candidato premier dell'opposi�zione. Un'ironia che Pacetti non risparmia neppure alla sua organiz�zazione, quando, davanti alla piaz�za del Popolo colorata di verde dalle bandiere di 150 mila agricolto�ri grida: «Questi siamo noi, questa è la Cia. Anche se è un nome che a qualcuno non piace perché ricorda altre cose, noi ci chiamiamo così. E allora 150 mila volte viva ta Cia». A Roma, a Roma per dire ai cittadini-consumatori: «La nostra qualità è la vostra sicurezza». I pullman, oltre 600, hanno comin�ciato ad arrivare nella notte, cos�come i 4 treni speciali e mighaia di auto, un fiume di gente. Tutti verso piazzale Ankara, U luogo di raccol�ta per iniziare la marcia verso piazza del Popolo. Alle 9,30 il traffi�co di mezza Roma va in tilt, oltre alla Salaria e le altre vie sul passag�gio del corteo si blocca la Tangen�ziale Est e sull'Olimpica si va a passo d'uomo. Ma almeno quello di intervenire sugli ingorghi è l'unico lavoro che gh agricoltori hanno dato a carabinieri e polizia. «Anche questa è una protesta contro la globalizzazione selvaggia dice Giuseppe Avolio, fondatore della Cia male proteste si fanno con le idee, non con le spranghe e i bullo�ni, come quei disgraziati a Napoli» e, lui che napoletano è, conclude: ((Anche per questo bisogna levarsi il cappello davanti ai contadini». E i contadini continuano ad arri�vare, tanti che sorge il dubbio: ci sono venuti o ce li hanno portati? «Nessuna precettazione, qui sono tutti volontari e paganti», assicura Alfredo Bernardini, direttore delle relazioni esteme Cia. «Ho pagato 50 mila lire per venire qui da Salerno», conferma Angelo Mar�mo, corporatura taurina e faccia cotta dal sole. La protesta può sembrare una festa per salutare l'arrivo della primavera ma i cartelli dicono: «Siamo incazzati neri». Con chi? Be', qui non c'è che l'imbarazzo della scelta: si va dall'Unione euro�pea agli «untori» di mucca pazza. «I mangimi con le farine animali non li abbiamo voluti noi -dice Pacetti li bruciassero tutti» e la piazza ruggisce: «Devono bruciare chi li fa». Ma che cosa vuole la Cia? «Vogliamo dice Pacetti un insie�me di certezze per l'imprenditore agricolo, voghamo una pohtica che incentivi la qualità, voghamo che cadano gli ostacoli burocratici che ci impediscono di lavorare con tranquilhtà: i costi aumentano e ci portano fuori mercato. E vogliamo pensioni giuste per chi ha lavorato una vita duramente, contribuendo al risanamento di questo Paese». Comunque, fra bande che suona�no «Rosamunda», tarantelle balla�te da gruppi folcloristici e prodezze di majorettes, i toni vanno sul goliardico: «Con l'ulivo al potere ho avuto una pedata nel sedere», co�munica un cartello tardato Mondolfo, provincia di Pesaro. Però quan�do arrivano per un saluto Veltroni e D'Alema gh applausi non manca�no. Bacchettato dalla piazza all'an�nuncio che non potrà intervenire è invece il mimstro Pecoraro Sca�nio: «Troppi preconcetti nella sua linea r commenta Pappino Cancel�liere, che ha guidato a Roma mille agricoltori della Cia Piemonte gli interessi dell'agricoltura non si di�fendono alzando steccati e con at�teggiamenti da salotto». La rabbia in corpo ce l'ha Claudio Maturi, di Temi, che si domanda: «Perchè un chilo di grano ce lo pagano 270 lire e un cluto di pane lo vendono a 4000? A casa siamo in quattro, tutti agricoltori, ma col nostro lavoro ci campiamo e basta». Poi mighaia di palloncini verdi volano nel cielo salutati da altrettanti sorrisi da bambino. La manifestazione è fini�ta, la piazza si svuota. «Dai, andia�mo a comprarci i jeans», dicono due ragazze con i fazzoletti verdi al collo. Oggi Roma è tutta loro. Intanto alla vicenda di «mucca pazza» si aggiungono nuovi capito�li e mentr-j D'Alema parla dkeeeessivo allarmismo da parte dell'infor�mazione», il Commissario europeo alla Sanità, David Byme, conferma lo stop alle vendite per le bistecche fiorentine, dal 31 marzo. «In caso la situazione italiana si modificasse, cambieremo le disposizioni», ha assicurato Byme, aggiungendo che se dopo 50 mila test eseguiti in Italia sono stati individuati solo 7 casi di mucca pazza, ciò significa che nel nostro Paese il fenomeno è contenuto. Ma se le fiorentine han�no i giorni contali anche il paté di fegato d'oca sta per essere messo al bando. Il Consigho dei ministri ha infatti approvato un decreto di attuazione della direttiva europea sulla protezione degh animah negli allevamenti: i visoni non avranno più gabbie invivibili, le oche non saranno più ingozzate forzatamen�te per produrre il «fois gras», gh uccelli non saranno più spennati vivi. A chiudere il bollettino di giorna�ta altre due notizie. Domani saran�no sciolti i dubbi sul caso sospetto di Bse a Serralta di San Severino nelle Marche. L'assessore all'Agri�coltura della Regione Lombardia, Viviana Beccalossi, caldeggia la scelta del ministro alta Sanità, Vero�nesi: chiedere una deroga alla nor�ma Uè che prevede l'abbattimento di tutti i capi negli allevamenti in cui si verifichi un caso di «mucca pazza». Una decisione maturata dopo che tutti i bovini abbattuti a Pontevico non sono risultati affetti da Bse. Un'Immagine della manifestazione degli agricoltori, ieri a Roma