Maledetto Novecento, secolo degli spettri

Maledetto Novecento, secolo degli spettri Maledetto Novecento, secolo degli spettri RECENSIONE Aldo Bonomi LEGGENDO e rileggendo U bbro sul Novecento deb'amico Marco Revelb ho avuto la for�tuna di seguirlo e discuterne mentre prendeva corpo in un pen�siero forte e robusto che attraversa b secolo sottoponendo al fuoco della critica Iberno faber, l'uomo ridotto con ferocia dal fordismo aba sola funzione produttiva e l'homo ideologicus, descritto neba drammatica impotenza e tragicità di colui che in nome deb'autonomia del pobtico mteipreta b primo per salvarlo ed altro non fa che portarlo nel labirin�to del Minotauro che genera mostri. Sino ai dbemmi deb'uomo flessibile, deba fase terminale e postfordista del secolo che scompone il soggetto privandolo anche del bene di pren�der parola e far racconto di sé, essendo ormai tramontata la falsa utopia che fosse sufficiente imboc�care l'altra uscita o b fare esodo verso un altrove per andare oltre. Più che da una sensazione di dramma o di angoscia mi sono sentito invaso da un senso di libera�zione e di riconoscenza. Come se il libro aiutasse a to^bersi da dentro un non detto individuale e cobettivo. Per questo mi induce un senso di dolcezza più che di furore, che, ho visto, ha preso molti, nel fare polemica storica, ideologica e pohtica intorno a questo saggio che ha U . coraggio di dire contemporanea�mente, e senza libri neri sul comuni�smo, che Auschwitz è stato b luogo deb'estrema caduta e di negazione deb'etica, del male assoluto che riduce l'essere a scheletro come pura materia di lavoro, ma che l'altra soluzione, queba basata sub' uomo di marmo, lo pietrifica dentro b Partito-Stato, l'apparato, l'organiz�zazione negandogli senso e possibibtà di mangiare futuro. Più che aba polemi�ca si è portati al ragio�nare pacato sub'ossimoro, che è l'anima del libro, del ricordare b futuro. La lettura è dol�ce perché ci si trova traccia, mai svelata dall'autore, di Marco fi�ghe di Nuto, b quale, partito daba provincia granda, da Cuneo e b suo territorio sempre raccontato da Nu�to Revelb, arriva neba company town Torino ove incontra b sogget�to del cambiamento generale, l'ope�raio massa al lavoro neba fabbrica fordista che lo porta sino a Detroit, b luogo delle origini raccontate nel libro attraverso le analisi cliniche di un altro grande eretico del '900, b medico Celine. Cos�come neb'anabsi storica delle tragedie del secolo riecheggia il raccontare di Nuto al figlio adolescente, prima ancora che diventassero libri, della guerra e degh stennini come traccia e memoria di queba educazione senti�mentale ab'antifascismo e al princiRECENABo pio etico di ''fciai più guerre" che tanto ha dato al tardo Novecento e aba formazione di una classe diri�gente dopo la tragedia assoluta di Auschwitz e della bomba atomica. Ma è ancora più dolce per noi, generazione del '68, invitata ad ammettere le colpe di un sogno radicale in tribunab ove a chi è diventato ministro si chiede conto del proprio passato, trovare nel libro un primo la molto utbe, che pone sul banco degb imputati di un tribunale della verità le ideologie del '900. Le quab hanno muniserito e scarnificato la "parte maledetta" che aveva sognato fosse possibbe portare la fantasia al potere avendo chiaro che questo altro non è che b luogo vuoto che bisogna avere b coraggio di non occupare mai. Altro che farei ministri. Ed è proprio b racconto di queb' antinovecento dimenticato e massa�crato come parte maledetta dagb hegeliani di destra e di sinistra che Revelb cerca di valorizzare parten�do daba sua storia di eretico sessan�tottino. Sembra di vederb i tanti contadini e i tanti immigrati inurba�ti e deportati dentro i monumenti debbomo faber, a Torino o a De�troit, ribellarsi alla soluzione finale del diventare soggetti solo attraver�so b lavoro, cercare di costruire università popolari ove darsi lin�guaggio o mutue, ove darsi sobdarietà, o i tanti contadini detti kulald, raccontati solo dal populismo rus�so, resistere alla furia devastante che b voleva far diventare tutti uomini di marmo. Cos�come è forte b racconto di queba esperienza di consigli operai o di marinai che dabe officme Putilov o a Kronstadt rivendicarono la póssibbità di co�struire dal basso b socialismo po�nendosi in termini jrriducibbi alla costruzione del Partito-Stato. Nel libro si trova una storia SIONE o omi misconosciuta e mai raccontata come reto�rica di un avvenire pos�sibbe che si ritrova e salda con quel '68 comunitarista più che co�munista, con le sue comuni ove si sociabzzavano mezzi e fini o con i consigb degb operai massa ove, da Danzica a Detroit, si sogna, anche qui, b rovesciamento tra mefzi e fini, sino a partorire un altro sentire in.cui nel rapporto tra uomo e natura ci si pensa in un ambiente e nei rapporti tra i generi ci si pensa nelle differenze. Raccontando la parte maledetta, l'essere e la dimen�sione sociale non riducibile abo Stato corporativo o abo Stato prov�videnza, b libro scava nel grande passaggio che ha caratterizzato b '900: la transizione da una società con mezzi scarsi ma con fini certi ad una società con mezzi illimitati, ma con fini fortemente incerti, come le tragedie del male assoluto dispiega�tesi nel secolo stanno a dimostrare. Soluzione che gb ha attirato gli strab dei duri e puri teorici del mercato o del soggetto generale deba rivoluzione: i più buoni parla�no di conversione suba via di Dama�sco del comunista Revelb al perso�nalismo cattobeo aba Mounier o ab'anarcopopulismo; i più cattivi insinuano b dubbio dell'abbandono della lotta di classe e deba teoria del conflitto. A me pare invece una analisi corretta di un secolo che si chiude con b trionfo e la potenza dei fenomeni sul soggetto, dei mezzi sui fini e con un rapporto tutto a favore deba fenomenologia rispetto aba soggettività e con un bilancio non certo positivo dei tentativi di incar�nare b soggetto nello stato etico e nel Partito-Stato. b secolo si è aperto e dispiegato con b trionfo di figure come Henry Ford e si chiude con l'emergere cb figure come Soros e Bib Gates. Uno determinava i processi, ad un modebo di economia faceva corrispon�dere un modebo di società basato subbómo faber e sul produttore consumatore. Cosa abbia prodotto la società basata suba produzione di massa, anche nella sua antino�mia comunista, è scritto nella parte storica del libro. Gb altri, Soros e Bib Gates, gabeggiano e rappresen�tano i fenomeni, con la rete informa�tica e finanziaria di merci, desideri e denaro, fl tutto si chiama new economy e b tutto avanza senza un progetto di new society mettendo in crisi soggetti una volta forti come la statuabtà di fronte aba globabzzazione e riducendo la persona a moltitudine indistinta che cerca sen�so adattandosi ai fenomeni. E' per questo che occorre riparti�re daba persona, dab'essere e dalla sua volontà di sottrarsi creando legame sodale svincolato dal pro�durre e dal competere. Prendendo atto che gb strumenti, i mezzi per contrastare lo strapotere dei mezzi che hanno inglobato i fini, dabe rivoluzioni delle avanguardie pro�duttive, ai partiti di massa dei cittadini, sino al popolo di Seattle, se questo si percepisce come pura avanguardia cosdente dei consuma�tori, tutti si portano dietro la maledi�zione del '900 incarnata neba figura del mbitante che lotta per il potere. A questa figura idealtipica deba pobtica novecentesca, orientata al�lo scopo in base agb interessi. Mar�co Revelb contrappone, su piani impossibbi al confronto, la figura senza forza del "volontario" che agisce e fa nel quotidiano, creando rete sodale in una sodetà caratteriz�zata dab'anomia. fl tutto partendo dai fini e inventando b per b mezzi adeguati abo scopo; non mezzi asso�luti come b partito, ma un centro sodale, un gruppo in un campo nomadi, una bottega di commercio equo e sobdale, riproponendo cos�la dicotomia tra sinistra pobtica e sinistra sociale che è a ben vedere la chiave con cui Revelb analizza la pobtica del Novecento. In attesa deb'uscita del libro ho sentito spesso Marco preoccupato per aver osato. Non posso che dugb che per me può stare tranquibo: ha scritto un libro comunista, inten�dendo con questo la riproposizione di quebi che Derrida definisce gb spettri di Mane, sia per quelli che pensano che la storia sia finita, ma anche per coloro che l'hanno serrìpre scritta cancebando dab'album di famiglia la parte maledetta: ap�punto gb spettri di Marx. Tra chi sostiene la fine deba storia e chi rimane ancorato ad un concetto di storia che ti fa creare salvificamente b soggetto rovescio del cambiamento, o attraverso la Nottola di Minerva o U grande Leviatano, Revelb scegbe una terza via proprio partendo dabe tragedie del novecento ed interrogandosi sul come andare oltre b secolo. Ricorda per capire b futuro e per questo nega die si possa ancora ritenere che basta trovare o inventarsi b soggetto generale fatto daba storia e far leva su di lui ed interpretarlo per ottenere b cambiamento. Ci dice che la fase deb'uomo produtto�re, più che generare liberazione, ha ridotto il soggetto a protesi del macchinario ed ha prodotto b mito orrendo de "b lavoro rende liberi", scritto sopra le entrate dei campi di concentramento e deb'uomo di mar�mo Stakanov. Cos�come la fase deb'uomo cittadino ha prodotto si�mulacro di libertà e di autonomia neb'andare "daba culla aba tomba" attraverso l'oggettivizzazione dei bi�sogni riducendo l'uomo ad una di�mensione. Smo a giungere aba fase mpdema deb'uomo consumatore ove bisogni e desideri sono messi al lavoro e la nuda vita diventa mac�china desiderante e agente neba produzione postfordista sempre più mirata ed orientata al singolo indivi�duo. E ci ricorda con ampia citazio�ne di numeri tragici che né la fase deb'uomo produttore, né queba del cittadino, né quella del consumato�re harmo ridotto la forbice tra gb ultimi e i primi su scala globale. Oltre die analizzare. Marco giu�stappunto ricorda, in questo recupe�rando b pensiero iniziale del suo maestro Bobbio o di un grande eretico come Bataibe, e ci ricorda che forse occorre ripartire, più che dal soggetto generale, dalla perso�na, dab'essere e dalla sua solitudine e dalla sua autonoma capacità e volontà di tessere e ritessere valore di legame e capacità di dono una volta sottratti al dclo produttivo. L'ORRORE DI AUSCHWITZ E LE MACERIE DEL COMUNISMO, IL MITO DEL LAVORO CHE RENDE LlbERI E L'UTOPIA CHE SI ROVESCIA IN TRAGEDIA, IL TRIONFO DELLE MERCI Marco Revelli ha scritto un saggio al centro di passionali polemiche, una critica parallela deir«homo faber» e deir«homo ideologicus» per ripartire dalla persona: al militante contrappone il volontario, il cui fine non giustifica i mezzi Abbattimento delle statue di Lenin a Mosca, nel '91 : il sogno di liberazione del comunismo si è rovesciato nella dittatura del Partito-Stato ^nS-A Marco Revelli Oltre il Novecento Einaudi, pp. 286. L 28.000 SAGGIO

Luoghi citati: Danzica, Detroit, Mosca, Seattle, Torino