Dal liceo agli anni di piombo, questa è la nostra storia

Dal liceo agli anni di piombo, questa è la nostra storia Dal liceo agli anni di piombo, questa è la nostra storia RECENSIONE Bruno Quaranta POTREBBERO discendere, gli anni di piombo, dai salotti gozzaniani? Un ec�cesso cb atmosfere «beote assai, pettegole, bigotte» potreb�be aver generato la rivolta, sino all'estremo? Anche. Almeno co�si parrebbe, avanzando lungo «La nostra storia», il romanzo d'esordio di Maria Pia Simonetti, cinquantenne, nebo scaffale, fra l'altro, «Vita da donna», in fieri una serie di conversazioni con Fosco Marami. Ambientato nella Torino An�ni Sessanta, incamminato verso la maturità del Ses�santotto, quella in cui si portavano ultima volta tutte le materie; modebato sapientemente (piacevolmente) con la creta indigena (orizzonti angusti, ri�gidi codici famibari, binari falsi e cortesi, se non si è un po' falsi come essere cortesi?); qua e là, addirittura, deamicisiano (la ca�serma che è la scuola, caserma la stessa città, le stesse riecco i genitori, i nonni, le zie, il paren�tado insomma private dimore, caserme ottuse e insieme ibumi�nate, che impongono b pompon e non transigono sul congiunti�vo). E' un antropologico frubato sotto la Mole, questa passeggia�ta intorno ab'itabano cuore di tenebri Anni Settanta. Un rovi�stare beve e inesorabbe che conduce infine oltre la ribelbone al padre, raggiungendo la sponda pobtica e mistica: vi fu chi, come Fibppo Jahier, b mi�tra lo imbracciò «perché si è caricato sube spabe b peso del mondo che è un errore dei più stupidi. Eppure lui non era affatto stupido, ma gli uomini fanno spesso questo errore...». E' b 1993 quando Fibppo Jahier muore, di una terribbe RECENBrQua SIONE no nta malattia, neb'angolo deba stanza b philodendron di Giovan�na, l'amore arrivato troppo tardi, per lui, per lei, accanto la madre, la madre che si arroveba («E chi poteva immaginare che proprio Fibppo con tutta la sua maturità, la sua cultura, l'educata parsimonia di gesti sarebbe finito sul marciapiede debe illusioni più chiassose e sfrontate»), la madre deposita�ria del desiderio finale: «Vorrei che al mio funerale venissero le compagne e i compagni di scuo�la». I capitob oscblano: tra gb Anni Novanta (quel 1993, l'af�frettarsi lentamente alle ese�quie) e l'adolescenza, il ginna�sio e b bceo, b caffè da Ghigo, subo sfondo la collina, la precol�lina, dove si festeggerò la matu�rità, ciascuno,, ciascun alunno, rivelando un inedito volto di sé. IronicE e autoironica, titola�re di una raffinata sartoria letteraria. Maria Pia Simonett�cuce e rammenda caratteri, im�bastisce una sorta di commedia malinconica, ma non troppo, restaura «la fila di mezzo: si vedeva subito che era un po' speciale (stanno b i personaggi principab deba nostra storia, meno Giovanna che è a destra e Laura che non è ancora arriva�ta»). Eh, come eravamo. Il corteggiamento «come da mansiona�rio genetico, lezioni di moto, di chitarra, abti caldoumidi nel�l'orecchio». I lenti, con «i ragaz�zi che premevano tutto quel che potevano dove potevano e le ragazze che cedevano fin dove potevano». La bebissima Gio�vanna segregata dal babbo-pa�drone. L'addio aba verginità. Le calze bianche. Occhi verdi. Boc�che profonde e voraci. I dischi di Harry Belafonte. I pidocchi. L'estate al mare. Omnia bona mea mecum porto. Come eravamo. La dimensio�ne del sogno, quando tutto era «un pulviscolo d'oro, bebissimo». E oggi si avvia a divenire polvere. «Se sei padrone dei destini, chiedigli scusa (oh Dio a Fibppo) di quebo che gb hai riservato: un destino da assassi�no, U peggiore che possa toccare a un uomo giusto». Marìa Pia Simonett�Maria Pia Simonett�La nostra storia Passigli, pp. 318. L. 28.000 n O M A N z o

Persone citate: Bruno Quaranta, Fibppo Jahier, Ghigo, Harry Belafonte, Jahier, Passigli, Simonet

Luoghi citati: Fibppo