Libro, la guerra dei prezzi di Mario Baudino

Libro, la guerra dei prezzi L'Italia cerca regole per mettere tutti d'accordo: l'S aprile una commissione deciderà Libro, la guerra dei prezzi Mondadori vuole libertà di sconto, i librai insorgono Mario Baudino C5 E una domanda su cui editori, distributori, li�brai, governo e unione europea si arrovellano da anni, anche se pare piuttosto semphce: è megho comprare un libro con un grosso sconto o con un piccolo sconto? Aspettate a ri�spondere: se sceghete il grosso sconto molti in prima fila i librai vi rimprovereranno di voler favorire con ciò la grande distribuzione, di strangolare le vecchie gloriose librerie di cultu�ra, di essere un fautore del livella�mento verso il basso e un assassi�no delle cultura. Ma non pensate di cavarvela scegliendo la secon�da ipotesi, e cioè un piccolo scon�to: vi si potrà accusare di voler con ciò perpetuare la situazione di stasi del mercato itahano, di non tener conto che nel nostro Paese si legge pochissimo, di opporvi a un allargamento del numero di lettori e in ultima analisi di collaborare altrettanto fattivamente alla distruzione del�le vecchie librerie, perché comun�que senza promozioni i prezzi tenderanno ad aumentare e gli stessi ipermercati finiranno per inasprire la loro concorrenza. A questo punto decidere diven�ta piuttosto difficile. Tant'è vero che dopo anni di gestazione la «legge sul libro» non è riuscita a passare prima della fine della legislatura e solo alcuni articoli di essa sono confluiti nella legge sull'editoria, appena approvata. Tra essi, quello che fissa (ma con molte eccezioni) uno sconto mas�simo del dieci per cento sulla vendita dei volumi usciti negli ultimi venti mesi, insomma le «novità». E' passata alla Camera, ma al Senato c'erano problemi: alla fine, per non far saltare tutta la legge sull'editoria, l'articolo è stato approvato, ma chiedendo al governo di istituire una commis�sione per decidere se questo 10 pereento va bene, e poi anche a camere chiuse emettere | un decretò legge.. La commissione dovrà dare un parere entro l'S aprile, e ieri si è riunita per la prima volta, con editori, librai e distributori, presieduta da Giuliano Amato che proprio quando guidava l'Anti�trust aveva bocciato questo tipo di regolamentazione in nome del�la concorrenza. Ora, come presi�dente del consigho, non è detto che si comporti allo stesso modo, ma certo i fronti sono molto divisi. La Mondadori ha diffuso una «lettera aperta» ai librai, spiegando che decidere per legge il massimo sconto praticabile, insomma stabilire un prezzo fis�so, è sbagliato «perché distrugge ricchezza anziché crearne di nuo�va». Il 10 per cento come massi�mo consentito aggiunge farà aumentare il prezzo medio dei libri, ma quel che perderà la grande distribuzione difficilmen�te verrà recuperato dalle librerie. Segrate sarebbe per la libertà di sconto. Sulla stessa linea meno limiti, e non cos�strette sono la Feltrinelli (i due gruppi non appartengono all'Aie, l'asso�ciazione degli editori) e i distribu�tori. L'Aie (cui aderisce invece l'altro colosso italiano, la Rizzoli) sarebbe invece, come i librai, per il mantenimento del 10 per cen�to. Le stesse divisioni in Europa: le istituzioni di Bruxelles sono per il prezzo libero, in vigore in vari paesi, dalla Gran Bretagna al Belgio, dalla Finlandia al'Inanda e alla Grecia; ma Gennania (il più grande mercato europeo), Fran�cia e Spagna hanno il prezzo fisso. In Italia, come dice Giulia�no Vigini, l'editore di «Bibliografi�ca» e grande esperto del nostro mercato, «abbiamo prezzo fisso e sconto mobile». Sarebbe giusto stabilire «una regola per tutti». Gli chiediamo come immagina che finirà. «Io spiega sono per la liberalizzazione dei punti ven�dita, e quindi tante nuove libre�rie negli aeroporti, nei musei, negli alberghi, ma per la difesa del prezzo fisso. La promozione attraverso grandi sconti va bene due volte l'anno, è una terapia d'urto, ma ci deve essere anche, parallelamente, quella di mante�nimento. In fondo il libro non è un prosciutto, dove la qualità può variare molto. Il singolo li�bro è sempre quello, non c'è motivo per pagarlo molto di me�no o molto di più a seconda di dove lo compriamo». IL GRANDE EDITORE Lo sconto fissato per legge? Forse è già una battaglia di retroguardia. Gian Arturo Ferrari, che ha firmato la «lettera aperta» della Mondadori, ne è convinto. «Personalmente credo che si vada allo sconto libero dovunque. Anche in Germania, dove pure vige il prezzo fisso, mi pare che Bertelsmann, il gigante dell'editoria mondiale, abbia cambiato idea e non lo difenda più. E anche in Spagna il premier Aznar ha intenzione di abbandonarlo. Comunque sia, in Paesi dove c'è una diffusa abitudine alla lettura, anche il prezzo fisso può andar bene. Ma in Italia, dove l'abitudine alla lettura è elitaria, questa situazione non può che scoraggiare il pubblico più "debole", quello che non va in libreria, ma qualche libro lo può comprare altrove, ad esempio nella grande distribuzione, attratto anche dallo sconto. Il nostro ragionamento si fonda sul fatto che l'Italia, sotto il profilo della lettura, è arretrata. Il problema principale è colmare la distanza che ci separa dagli altri». Insomma, allargare il mercato. Ma questo non porta a un livellamento generale? «Il discorso sulla qualità di un libro non c'entra col prezzo. Insisto, noi non abbiamo nemmeno la percezione di quanto sia grande la nostra anomalia. Un paese che non legge è un dramma, non dal punto di vista dell'editoria, ma da quello del paese stesso». IL PICCOLO LIBRAIO «lo sono per lo sconto fissato per legge». Parola di libraio-scrittore. Virginio Scapin, che da 38 anni manda avanti la «Due ruote» a Vicenza ama ricordare che l'inaugurò con Parise e Piovene ha da poco pubblicato per Neri Pozza i racconti del Bastone e i/ co/ice, e sta pensando al bastone e alla carota: «Gli editori, soprattutto quelli grossi, vogliono vendere i libri manu militari. Facendo a noi sconti piccolissimi, erodendo il nostro margine. E allora ben venga questa legge, purché non avalli manovre subdole». Come libraio Indipendente, è platealmente apocalittico. «Siamo destinati a chiudere, queste nostre librerie di nicchia sono troppo raffinate, viviamo in un mondo becero. E con noi moriranno i piccoli editori. I nostri sono giardinetti che curiamo pianta per pianta, abbiamo pareti di bosso, ma ancora per quanto?» Lei farà pur qualcosa per contrastare questa tendenza. «Leggo continuamente, e faccio catechesi. Infatti gli editori dicono: mai fidarsi d�quel che vende Scapin, non è un'indicazione di mercato. Il mio amico Vittorio Sereni mi diceva sempre che non poteva fidarsi di me. Perché sono un creatore di Illusioni, ho libri introvabili, quando usci Orcynus Orco ne vendetti 80 copie». E la lèttera aperta nella Mondadori, che ne dice? «Ah, quella circolare? Non s�capisce niente».

Persone citate: Aznar, Gian Arturo Ferrari, Giuliano Amato, Neri Pozza, Parise, Piovene, Scapin, Vigini, Virginio Scapin, Vittorio Sereni