«Pace ma senza fretta »
«Pace ma senza fretta » «Pace ma senza fretta » La nuova linea di Bush e Sharon Maurizio Molinari corrispondente da NEW YORK Impegno comune per la pace in Medio Oriente, ma senza fretta: è questo il punto di accordo raggiunto dal presidente ameri�cano, George Bush, e dal pre�mier israeliano, Ariel Sharon, durante l'incontro di ieri alla Casa Bianca. Washington e Ge�rusalemme ritengono archivia�ta la formula «processo di pace» tanto cara all'Amministrazione Clinton ed all'ex premier Ehud Barak e pensano piuttosto ad un cammino a piccoli passi ver�so equilibri più stabili nella regione. «La nostra Amministrazione opererà per rendere possibile la pace, ma non forzerà la pace sono state le parole di Bush dopo l'incontro il nostro compi�to è di facilitare la pace e di lavorare con chi vuole arrivar�ci». «Assisteremo chi vuole fare la pace, non insisteremo per arrivarci» aveva detto poche ore prima Colin Powell intervendo al congresso annuale dell'«Ame�rican Israel Public Committee». Per entrambi il primo passo è «la fine delle violenze», perché Sharon punta a «garantire la sicurezza di Israele» e Bush a puntellare «la stabilità» dell'in�tera regione che va dal Medio Oriente al Golfo Persico. Gli interessi convergono, ma gli ac�centi sono diversi. Bush infatti parla di «porre termine a tutte le violenze» e il segretario di Stato Colin Powell ribadisce la richie�sta di «alleggerire la chiusura dei Territori palestinesi». Sharon invece punta soprat�tutto l'indice contro il presiden�te dell'Autorità Palestinese, Yasser Arafat, definendolo «perso�nalmente responsabile» del�l'escalation di violenza iniziata sulla scia del fallimento del negoziato di Camp David a fine agosto. «Arafat deve capire che con la violenza non otterrà nul�la» ha ribadito Sharon, chieden�do a Bush di non riceverlo alla Casa Bianca fino a quando «non rispetterà gli impegni presi nel�la lotta contro il terrorismo». Nei dossier consegnati da Sharon al Segretario alla Difesa, Donald Rumsfeld, ed al capo della Cia, George Tenet, c'è una documentazione impressionan�te sui legami dell'Anp con Iraq, Iran, Jihad Islamica e perfino con i Taleban in Afghanistan. «Il terrorismo è contro Israe�le e minaccia gli interessi del�l'America» ha detto Sharon, assi�curando a Bush «pieno sostegno per il vitale progetto dello scudo antimissile». Il premier israelia�no è uscito dalla Casa Bianca anche con l'impegno di Bush di «mantenere la promessa eletto�rale di iniziare il trasferimento dell'ambasciata Usa a Gerusa�lemme»; ma sul futuro della città Santa alle tre religioni il presidente Usa ha detto che «dovrà essere deciso da tutte le parti». Sharon si è poi incontra�to con il vicepresidente Dick Cheney ed i leader del Congres�so per chiedere il rispetto del�l'impegno sottoscritto da Bill Clinton di elargire aiuti militari straordinari per 800 milioni di dollari 1600 miliardi di lire per far fronte alle spese del ritiro dal Libano e da alcune zone della Cisgiordania. Alla Casa Bianca sono adesso in arrivo il presidente egiziano Hosni Mubarak ed il re giordano Abdallah. Nessun invito ancora in calendario per Arafat. Oggi Sharon arriva a New York per un faccia a faccia con il Segretario Generale, Kofi Annan. Due gli argomenti in agenda: la richiesta israeliana di ottenere che le truppe libanesi controllino il confine, dove operano i gruppi dei miliziani Hezbollah; la discussione al Consiglio di Sicurezza dell'ipotesi di inviare osservatori intemazionali a pro�tezione della popolazione pale�stinese. Archiviate le posizioni di Clinton e Barak si punta a un cammino a piccoli passi. Il premier israeliano chiede di non ricevere Arafat e lo accusa di legami terroristici II premier israeliano Ariel Sharon (a sinistra) durante l'incontro di ieri alla Casa Bianca con il presidente George W. Bush
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