«Ho spaccato una porta per farli fuggire» di F. Poi.

«Ho spaccato una porta per farli fuggire» «Ho spaccato una porta per farli fuggire» Il professore-eroe: da anni sapevamo del pericolo inviato a LEGNAGO (Verona) Il professor Carmelo Mastroeri ha la flebo ancora nel braccio e il respiro affannoso di chi ha mangiato troppo fumo. Ma non sono queste le cose che gli fanno più male. Sono le immagini di quei cinque minuti passati a martellare un vetro che non si voleva rompere: «Se non si fosse rotto, se non fossimo riusciti a scappare da lì, non so cosa sarebbe successo...». Sono quei momenti in cui non si trovava più Laura: «Era una mia allieva...». Sono il ricordo di una battagha che andava avanti da 20 anni per dotare la scuola delle normali strutture antin�cendio: «La scala l'hanno terminata solo giove�d�scorso. Erano anni che dicevamo che la scuola era inagibile». Partiamo dall'inizio, professore... «Saranno state le li e 5. Era finito da poco l'intervallo, avevo appena iniziato la mia lezione di matematica, quando è entrata in classe ima mia collega, dicendo che c'era un incendio. Sono uscito dalla classe, ho visto le fiamme e il fumo. Ho fatto aprire le finestre della classe, ma poi ho capito che non potevamo stare lì. Entrava fumo dappertutto. Il tetto di Eternit scoppiava, crepi�tava, sembravano tanti petardi». Cos'ha fatto, allora? «La mia classe era la più vicina all'uscita di sicurezza. Ma era chiusa». Come, chiusa? «Gioved�avevano finito di installare gli ultimi gradini della scala antincendio. Lo so perché abito davanti a scuola. Ma la vetrata antipanico, quella che si deve aprire a spinta, era ancora imbullonata. Doveva essere ancora collaudata. E poi la tenevano chiusa per paura dei ladri». Non poteva scendere dalle scale normali, verso l'atrio? «Le scale erano piene di fumo, vedevo gli studenti delle classi di sotto salire e urlare che nell'atrio c'era il fuoco. Non rimaneva che la porta di sicurezza». Ma era chiusa. «Ho usato un banco, poi una sedia, poi un pezzo di ferro della cattedra. Sono stati cinque minuti terribiU. Se...». Se, professore? «Se non fossi riuscito a rompere la porta, sarebbe stato un disastro. Se l'incendio fosse scoppiato mercoledì, un mese fa, un anno fa, prima che costruissero la scala, saremmo qui a contare i morti a decine. Anzi, sareste qui a contarhvoi». Quanti ragazzi si sono salvati, da quel�l'uscita? «Quelli delle classi al primo piano sicuramente. Sei classi, saranno stati 120 ragazzi. Poi quelli che salivano dal piano di sotto. Ma c'è anche chi si è buttato dalla finestra. So che ci sono ragazzi ricoverati con varie fratture. In quei momenti non so dire quanti ragazzi si siano messi in salvo passando da quella maledetta porta». E Laura? «Laura non c'era. Ma quando ci siamo ritrovati per strada è stata la prima persona che ho cercato. Era una mia allieva, le volevamo tutti bene». Ha capito subito che poteva essere rima�sta intrappolata? «No, subito no. Qualcuno diceva che l'aveva vista scappare in bicicletta, altri pensavano che fosse corsa via. Solo dopo abbiamo capito. L'hanno trovata nello sgabuzzino dei bidelli, una stanza senza finestre». Lei dice che senza uscite di sicurezza sarebbe stata ima strage. E' un'accusa grave. «Io so una cosa sola. Che tutti gli anni, prima che mettessero la scala e quella porta antipanico, facevamo le esercitazioni per evacuare la scuola in caso di calamità. Un collega usava il cronome�tro. Ci voleva sempre troppo tempo. E ogni volta facevamo una relazione per dire che la scuola era pericolosa». [f. poi.]

Persone citate: Carmelo Mastroeri

Luoghi citati: Legnago, Verona