Bruciò operaio, condannato a 30 anni di Susanna Marzolla

Bruciò operaio, condannato a 30 anni Bruciò operaio, condannato a 30 anni Il romeno mor�dopo un mese d'agonia Susanna Marzolla MILANO «In Italia non succedono solo cose brutte. Succedono anche cose giu�ste». La voce asciutta, lo sguardo fiero, Nicoleta Cazacu commenta cos�là sentenza che ha condannato a trent'anni di carcere Cosimo lannece, l'assassino di suo marito lon. Non ha mai cercato vendetta que�sta donna, che aveva anche rinun�ciato a costituirsi parte civile per se stessa («I soldi non mi restituiran�no mio marito e poi ci sono i bambini di lannece che non hanno alcuna colpa»), ma voleva giustizia. Ieri l'ha avuta dopo un processo brevissimo condotto col rito abbre�viato. Proprio grazie a questa procedu�ra lannece non è stato condannato all'ergastolo, la pena prevista per il reato di cui è stato ritenuto colpevo�le: omicidio volontario, aggravato dalla premeditazione e dai futili motivi. Aveva voluto dare una le�zione ai suoi operai, tutti rumeni, tutti rigorosamente in nero che si erano permessi di chiedere un mini�mo (ma proprio il minimo) di regole contrattuali. lon Cazacu, ingegne�re diventato manovale per necessi�tà, era il più colto, il più determina�to: lannece lo ha cosparso di benzi�na e gli ha dato fuoco. L'uomo è morto dopo un mese di agonia, l'agonia lucida dei grandi ustionati che restano perfettamenti coscien�ti mentre il loro corpo perde tutte le funzioni vitali. Dalla sua camera sterile parlava con Nicoleta e fino all'ultimo ha pensato alle sue figlie, AlinaeFlorina, 18e 17anni. Era per loro, perchè potessero continuare a studiare, che a quarant'anni aveva lasciato Vincea, paese vicino Bucarest, per venire in Italia. Senza garanzie, senza permesso di soggiorno. Aveva rag�giunto dei connazionali a Gallarate, provincia di Varese. Il lavoro per loro c'era, i diritti no. Proprietario di una piccola im�presa di piastrellista, «misero im�prenditore» come si è autodefinito in ima lettera, Cosimo lannece, 36 anni, i suoi operai li pagava a cottimo: neanche diecimila lire a metro quadro («dodicimila», ha vo�luto precisare in tribunale). E' vero che aveva procurato loro anche la casa; peccato solo che quel bilocale se lo facesse pagare 600mila lire al mese, a persona, trattenendo la cifra direttamente sul salario. Dopo alcuni mesi di quella situa�zione lon Cazacu e i suoi compagni hanno cominciato a protestare, «lon non era un violento racconta la moglie era una persona giusta che voleva fossero rispettati i suoi diritti e chiedeva un trattamento più umano sul lavoro». lannece, la sera del 14 marzo dell'anno scorso, si era fatto accompagnare dal fratel�lo a casa dei suoi operai: voleva risolvere in modo definidvo la ver�tenza. Le prime botte (lo aveva raccontato Cazacu al pm prima di morire) non erano bastate; ci vole�va qualcosa che li facesse defintivamento tacere: ima tanica di benzi�na addosso a uno di loro, un accen�dino. Quell'uomo piagato, arrivato al�l'ospedale in condizione disperate con ustioni su 90 per cento del corpo, all'inizio era un «clandesti�no» senza nome. Ma nei giorni seguenti, vedendolo cos�ridotto all'ospedale di Genova dove era stato trasferito e dove, il 14 aprile, è morto i compagni di lon hanno deciso di raccontare tutta la storia. E il sostituto procuratore di Busto Arsizio, Giuseppe Battarino ha con�dotto l'inchiesta scontrandosi, rac�conta, «con il tentativo di distrugge�re le prove fin dall'inizio». Scon�trandosi con la tenacia della difesa nel sostenere che lannece non vole�va «far del male», che era stata una disgrazia, al massimo un omicidio preterintenzionale. Il gup di Busto, Olimpia Bossi, ieri pomeriggio ha emesso la sentenza, accogliendo in pieno la tesi dell'accusa e delle parti civili. Si erano costituiti sia le figlie di Caza�cu (risarcite provvisoriamente con 400 milioni ciascuna, soldi con cui potranno terminare gli studi) sia i sindacati. Che non hanno ottenuto il risarcimento richiesto ma che sono ugualmente soddisfatti della sentenza: «Era importante non pas�sasse l'idea che un lavoratore stra�niero vale meno di un italiano». Durante il processo Cgil, Cisl e Uil avevano organizzato un presidio per denunciare la situazione di sfruttamento e di mancanza di diritti degli immigrati e lannece aveva loro scritto una lettera chie�dendo come mai «perdessero tem�po» a interessarsi alla vicenda. L'imprenditore del Varesotto colpevole di omicidio premeditato Alle due figlie della vittima 400 milioni a testa La vedova commenta: «In Italia succedono anche cose giuste» Sono soddisfatti i sindacati: «Sentenza importante» Nlcoleta Cazacu, moglie dllon. il muratore romeno morto dopo un mese di agonia

Persone citate: Busto, Caza, Cazacu, Giuseppe Battarino, Nicoleta Cazacu, Olimpia Bossi

Luoghi citati: Bucarest, Busto Arsizio, Italia, Milano, Varese