Una disfatta per i comunisti nei feudi operai

Una disfatta per i comunisti nei feudi operai Una disfatta per i comunisti nei feudi operai All'ultimo atto il declino del pcf, scavalcato da una «destra rossa» corrispondente da PARIGI Sorpresa: operai, precari e disere�dati tradiscono la gauche rifugian�dosi nella destra. Che, per tradizio�ne, adotterebbe più volentieri i ricchi. Ma le Comunali 2001 atte�stano la timida nascita di una «destra rossa», o quantomeno so�ciale. Sindaci giovani, volenterosi, solidali, che non limitano più la loro campagna ai quartieri chic dando per scontato che inseguire gli elettori nei casermoni Hlm (gli lacp transalpini, tradizionale feu�do ps-pcf) sia inutile. Al contrario, è in quartieri ultrapopolari di Blois, per esempio, che domenica è maturata la débàcle per il ministroprimo cittadino Jack Lang. E il discorso vale a Rouen, Orléans, Strasburgo. Vittoriosa in città bor�ghesi per eccellenza quali Parigi e Lione, la gauche capitola nei suoi feudi. E aggiungiamoci pure la Réunion, ove l'assistenzialismo di sinistra trionfava da sempre. Ebbe�ne, malgrado disoccupazione re�cord e una crisi endemica, l'isola sceglie il centrismo snobbando il pcf. La stessa Martine Aubry, vitto�riosa a Lille ma con un misero 490Zo, deve ammetterlo. «Bisogna riprendere il dialogo spiega I risultati non rispondono alle aspet�tative: ci vuole ima vera democra�zia partecipativa». Autocritica, dunque. Anche il portrvoce ps, Vincent Peillon, condivide l'anali�si. «La gauche non ha fatto il pieno, ed è un eufemismo», suggerisce l'ex ministro ps Marie-Noélle lienemann. Il fenomeno è antico. Ma per anni i ceti popolari delusi hanno scommesso sul populismo di JeanMarie Le Pen. Non a caso, il Front National si vantava: «Siamo la seconda formazione operaia, dopo il pcf». E gli storici ricordano che già nell'anteguerra un bastione rosso nella banlieue parigina Saint-Denis scivolò verso U nero seguendo il suo tribuno Jacques Doriot. Ma oggi il lepenismo, in crisi ovunque, non è più un bene di rifugio. Lo dimostra Avignone, ove la destra classica riassorbe senza patteggiare i suffragi fn staccando la ps Elisabeth Guigou. Ma se i socialisti annaspano, è in casa pcf che il dramma si fa tragedia. Ecatombe. Sparisce il co�munismo rurale esisteva, in alcu�ne zone della Francia profonda e quello urbano agonizza. Prendia�mo Aigcnteuil. Con 96 mila resi�denti, il borgo operaio alle porte di Parigi rappresentava una preziosa certezza per il pcf, che espugnò la Mairie nel '36 e da allora salvo l'Occupazione, beninteso si crede�va invincibile. Ma capitola, travol�gendo nel crollo il segretario nazio�nale Robert Hue che proprio ad Argenteuil deve il mandato parla�mentare. Altrove, le cose non van�no meglio. Il comunismo francese ormai amministra solo centri infe�riori ai centomila abitanti. E pure le cittadine le sfuggono in massa. Ieri «l'Humanité» contava le vitti�me, quasi fosse il bollettino d'una guerra persa. Perché giurare sulla riscossa, oggi, si profila quantomai rischioso. Dopo lungo declino, il pcf sembrerebbe al capolinea. L'alleanza con Jospin non ren�de in termini elettorali. A ogni rendez-vous con le urne, l'estrema sinistra trotzkista e/o libertaria lo salassa un po' di più. Ma il nuovo pericolo arriva dalla droite, aggirando le autodifese pcf come i panzer di Guderian dribblarono la linea Maginot. Proprio non se l'aspettava. E la demoscopea trans�alpina neppure. Ma è normale, quando un pcf si ostina a schierare cariatidi, Stalin di periferia demo�cratizzatisi cammin facendo ma ostili verso l'associazionismo postideologico, i consumi e le tentazio�ni venii. Non stupisce, insomma, che i rari uomini e donne pcf vittoriosi il 18 marzo li si debba cercare tra i dissidenti. Morale, risorgerà, come a ogni scacco, la domanda: «E se cambiassimo no�me?». Nell'attesa, gli elettori han�no cambiato partito. [e. bn.] Per il partito sembra ormai inevitabile il cambio di nome e di leadership Georges Marchais, leader storico pcf

Persone citate: Elisabeth Guigou, Georges Marchais, Jack Lang, Jacques Doriot, Jospin, Martine Aubry, Morale, Robert Hue, Stalin, Vincent Peillon

Luoghi citati: Argenteuil, Avignone, Francia, Lione, Parigi, Saint-denis, Strasburgo