Il dolore dei parenti: andremo avanti
Il dolore dei parenti: andremo avanti Il dolore dei parenti: andremo avanti «Nostrofiglio non c'è più, qualcuno ci dica perché» Corrado Grandesso corrdispondente da CAGLIARI La notizia è arrivata dalla tv: «Non è provato il nesso tra l'esposizione all'ura�nio impoverito e i tumori che hanno colpito �soldati italiani reduci dai Balca�ni», ha, detto il giornalista. Nella villetta d�S'acqua Callentì, a Nuxis, paese del Sulcis a una sessantina di chilometri da Cagliari, Giuseppe Vacca e Peppina Secc�s�sono scambiati uno sguardo interrogati�vo. Da tempo attendono certezze sulla morte del figlio, il caporalmaggiore Salva�tore morto il 9 settembre d�due anni fa, dopo aver prestato servizio in Bosnia nella Brigata Sassari impegnata in una missione di pace. Marito e moglie si sono guardati negli occhi, in silenzio. Dopo un po', ha iniziato a squillare il telefono. «Non so cosa dire, non sono neanche sicuro d'aver capito bene e sino in fondo quanto hanno detto alla televisione», ha inizialmente replica�to il padrone di casa, tentato di chiudere il discorso dopo al prima domanda. Un tentativo, forse, d�allontanare il pensie�ro straziante d�quel ragazzo chiuso in una bara ad appena 23 anni senza un perché, almeno ufficiale. Poi si è sciolto: «Ho saputo dei risultati resi noti dalla commissione che ha indagato sull'ura�nio. Hanno bocciato l'ipotesi di un colle�gamento tra quel materiale micidiale e i tumori. Ma a me di tutto ciò non importa niente. Qualcosa laggiù è successo. Sono morti in tanti, fra quelli tornati dai Balcani. Dieci croci e almeno trenta ammalati». Sì, ma il materiale radioattivo sembra estraneo a quella strage. «Ma io ha continuato il combattivo ex sottufficiale dei carabinieri non ho mai attribuito la fine d�Tore all'uranio: non sono un perito o un tecnico, d�queste cose non mi intendo. Però voglio sapere, anzi lo pretendo, che cosa ha ucciso mìo figlio. È partito sano per i Balcani, me l'hanno restituito morto. Devono dirmi cosa è successo. Se non è stato l'uranio sarà stato qualcos'altro. In guerra si centrano quelli che chiamano obiettivi sensibili, depositi strani, che proteggono materiali pericolosi. Durante un'azione, magari mio figlio ha respirato o è entrato in contatto con sostanze nocive. Perché altrimenti dovrebbe essersene andato in pochi mesi un ragazzone robusto, sano, amante delio sport? Non vedo altre cause. Nessuno nella nostra famiglia è stato vìttima di tumori e, men che meno, del linfoma di Hodgkin che invece ha colpito lui». Al telefono la voce di Giuseppe Vacca sale di tono, si altera quasi, nel sottofon�do di sentono i consigli della moglie che gli suggerisce risposte e considerazioni. Nello scorso novembre, la donna aveva riferito una confidenza avuta dal figlio: «Prima di morire Tore mi aveva racconta�to uno strano episodio, una missione cui aveva partecipato alla ricerca di un aereo americano carico di bombe abbattuto dai serbi. Quando era ricoverato in ospedale, amici e commilitoni erano andati a tro�varlo, avrebbero dovuto portargli casset�te registrate, le sue cose dalla Bosnia. Ma improvvisamente attorno a lu�i militari hanno fatto il vuoto. C'è troppa omertà. Forse �superiori sapevano, i suoi compa�gni hanno avuto paura». Contro un'eventuale congiura del silen�zio è deciso a battersi anche il padre del caporalmaggiore d�Nuxis: «La nprizia sui risultati degli accertamenti non'mi fermerà. Andrò avanti, mi batterò per avere la verità, per sapere. È un mio diritto, un modo per onorare la memoria del ragazzo, per evitare che il suo sacrifì�cio sìa stato vano».
Persone citate: Corrado Grandesso, Giuseppe Vacca, Hodgkin, Peppina Seccì, Sulcis
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