L'Albania prende le distanze di G. R.

L'Albania prende le distanze L'Albania prende le distanze Il presidente Meidani: basta violenze ROMA Rexhep Meidani, il presiden�te dell'Albania, ha preso le distanze da quello che sta accadendo in Macedonia: «Si deve bandire qualsiasi forma di violenza nella regione. La violenza danneggia i nostri interessi pacifici e pregiudi�ca il sogno europeo di tutti gli albanesi». La presa di distan�za autorevole del presidente Meidani dà il segno del clima che si vive oggi a Tirana. Sono cambiati i tempi, da quando, con la guerra del Kosovo, si inseguivano i so�gni della Grande Albania. Ora l'Albania di Meidani e del presidente del Consiglio Me�ta sogna l'Europa e ha biso�gno di una area dei Balcani fortemente stabilizzata. Ne conviene lo stesso Meidani, che invita i protagonisti del conflitto in Macedonia a «ca�pire il tempo e l'evoluzione degli eventi, dall'allontana�mento di Milosevic ad oggi». Non solo fi presidente del�la Repubblfca, ma tutti i partiti albanesi, compreso quello di Sali Berisha, che sta all'opposizione del governo socialista, hanno preso le di�stanze dai guerriglieri dell'Uck macedone. Il presiden�te del Consiglio, Illir Meta, si è fatto promotore, l'altra do�menica, di un incontro a Tirana con le minoranze alba�nesi della Macedonia. Con il Partito Democratico di Xbaferri, che sta al governo, e con Prosperità Democratica, che dall'opposizione porta' avanti obiettivi radicali. E Metajja^ribadito il pùnto, di vista'CTftlSune di una Macedo�nia unita e pacificata. Il grande sogno albanese, oggi, è l'integrazione con la Comunità Europea. Lo ribadi�sce lo stesso presidente Rehxep Meidani: «Chiediamo una forte azione politica e istituzionale per trovare una soluzione alla crisi, per impe�dire la violenza che blocca i processi d'integrazione tra i vari Paesi dell'area dei Balca�ni e tra questi e l'Europa unita». L'Albania, in sostan�zi, cbiedó'ìffliia soluziOne"jacifica deDà dHsio la chiede anche.al governo diSkopjie:. «Ce biSogpro di passi in avan�ti sostiene Meidani -, di impegni per garantire alle minoranze i diritti previsti dagli standard interhaziònali». A Tirana nessuno giustifi�ca le azioni militari dell'Uck in Macedonia, anche se si sottolinea che «quello che sta accadendo è frutto di una situazione di discriminazio�ne nei confronti della popola�zione albanese». A fronte del�l'ultimo censimento, secondo cui gli albanesi rappresenta�no il 230Zo della popolazione macedone (un nuovo censi�mento potrebbe rivelare che questa percentuale è ben ol�tre il 30 per centov, solo «il 396 degli albanesi è nella pubbli�ca amministrazione, l'S'K) tra le forze di polizia». Anche a Pristina, in Koso^. vo7in questi giorni, ajea forza polìtica 'locale espresso solidai-ietà ai guerri�glieri in azione"m Macedo�nia. In qualche modo vengo�no ritenuti «estremisti che sbagliano», anche se ufficial�mente vengono chiamati «estremisti armati» , ma che pongono questioni vere: il bilinguismo, la rappresentan�za. In realtà, a Pristina come a Tirana, gli albanesi sanno bene che i loro «fratelli» ma�cedoni pongono un altro obiettivo: la loro autonomizzazione all'interno della Ma�cedonia. Un processo che dal Kosovo si espande verso la Serbia del Sud e la Macedo�nia. Il ragionamento è que�sto: se con la lotta armata gli albanesi del Kosovo hanno ottenuto la piena autonomia, anche noi in prospettiva pos�siamo ottenere la federalizza�zione del paese. b Insomma; dal siiidaco alba�nese di Preceyo (Sud' d^lla Serbia) agtì' albanesi-della Macedonia, la soluzione che si persegue è quella di una accentuata autonomia loca�le. Il-modello Alto Adige esportato nei Balcani, [g. r.]