« Salvata dai rom nella città morta »

« Salvata dai rom nella città morta » UNA TESTIMONE DEL NUOVO CONFLITTO « Salvata dai rom nella città morta » Il racconto di una studiosa italiana in Macedonia Eiena Marco SKOPJE LE hanno salvato la vita i Rom portandola via nella notte da una Tetovo spettrale, diven�tata dall'alba al tramonto un deserto. Dopo due giorni di dispe�rata fuga, Francesca Comisso, 30 anni, nata a Codroipo, sociologa, ricercatrice della facoltà di Scien�ze Politiche dell'Università , di Trieste, unica italiana a Tetovo, stasera, con un volo da Skopje, tornerà finalmente a casa. Come mai si trovava a Teto�vo? «Sto ultimando uno studio sulle capacità organizzative delle don�ne Rom e ho scelto di trasferirmi in Macedonia per qualche setti�mana. A Tetovo ero arrivata l'S febbraio e ho abitato in un appar�tamento in una via del centro, via Maresciallo Tito. In questi luoghi i Rom sono più del 12 per cento della popolazione. Ci sono Rom macedoni ma anche molti rifugia�ti dal Kosovo». Come hanno fatto a salvar�la? «Quella "strana pente" che in nessun luogo del mondo vedono di buon occhio, due giorni fa. prima che a Tetovo facesse notte mi ha presa, caricata su una macchina e portata via. Non solo: a Ohrid sono stata ospite in una casa di altri Rom, tutti gentili, tutti in grado di parlare un ingle�se più fluente del mio». In Macedonia i Rom sono accettati o sono costretti a vivere in ghetti, condannati da pregiudizi e luoghi comu�ni? «Non sono ben accettati neppure qui. E non conta niente che molti di loro sono diplomati o laureati, persone per bene. Qui poi si trovano in mezzo a una tenaglia di nazionalismi, tra due fuochi: l'albanese e il macedone». A Tetovo si aveva la sensazio�ne che da un momento all'al�tro la situazione potesse de�generare? «Beh, da due settimane non si parlava d'altro. Era nell'aria che qualcosa potesse accadere». Che cosa ha visto in queste ore? «Ho assistito a imo spettacolo incredibile: in due giorni Tetovo è diventata un deserto, un corpo senza vita. Una città che è turca, una specie di Suk dove la gente fa sentire che è viva. Non mi sono mai trovata in mezzo a una guerra ma la cosa più terribile che ti possa capitare è vedere la gente in preda al panico che scappa con borse e bambini ag�grappati al collo». Quando ha capito che ri�schiava la vita? «Solo oggi mi rendo conto di che cosa mi è successo. A mente fredda sapevo che, essendo italia�na e con l'ambasciata pronta ad aiutarmi, non correvo seri pericoli. In realtà, però, se non mi avessero trascinata via i Rom, un po' per incoscienza, un po' per testardaggine, oggi forse sarei ancorala». Sarebbe rimasta là? «Non ho capito subito che cosa stava succedendo. E poi la situa�zione è degenerata in fretta. Ho avuto paura solo quando dalla terrazza di casa ho visto fumo sulle montagne e mi sono resa conto che lassù c'erano decine di cecchini e che la polizia non aveva e non ha i mezzi per difendere nessuno». Tetovo, Ohrid e ultima *"ppa Skopje. I suoi amici Kom li ha lasciati per strada, uno dopo l'altro. «Non posso fare niente per loro anche se loro per me hanno fatto molto, mi hanno salvato la vita. Loro però senza il visto non possono andare da nessuna par�te. Me l'hanno detto chiaramente all'Ambasciata italiana. Sono pri�gionieri della propria etnia e capri espiatori di tutti i popoli».

Persone citate: Francesca Comisso

Luoghi citati: Codroipo, Kosovo, Macedonia, Skopje, Tetovo, Trieste