Trafugata di notte la salma di Enrico Cuccia di Vincenzo Tessandori

Trafugata di notte la salma di Enrico CucciaTrafugata di notte la salma di Enrico Cuccia Già chiesto il riscatto!'Il giudice: seguiamo più piste Vincenzo Tessandori Invialo a MEINA (NOVARA) La cappella è come fu l'uomo: anoni�ma, senza un'ombra di sfarzo, in pietra squadrata grigia e cemento, niente cancello o protezioni. Quattro lapidi bianche, le due in basso con una picco�la croce nera in mezzo e un nome: sotto Enrico, ed era Cuccia; sopra Idea, che sta per Nuova Idea Socialista, ed era sua moglie. Individuare quella tomba nell'ala nuova del cimitero, non dev'es�sere stato difficile: ogni giorno arriva�va qualche curioso a cercare «dove hanno messo quel banchiere». Ora il corpo del banchiere silenzioso l'hanno rubato, sfilato con la bara, portato via di notte, pare gioved�e ormai si aspetta il peggio, che potrebbe essere una richiesta di riscatto, perché è difficile che il furto sìa il risultato di un atto vandalico o d�una vendetta: perché Cuccia non aveva nemici o, forse, chissà, ne aveva troppi. Ma non s�è finiti in un cono d'ombra, lascia capire Fabrizio Argentieri, sostituto procura�tore di Verbania, Aveva cominciato male la giornata, perché le sensazioni sono importanti ma se non vengono suffragate da prove, servono a poco, E 0 suo intuito gli diceva che c'era un motivo preciso, per quel furto, ma non aveva ancora individuato l'indizio che, pare, ha poi consentito di fare un passo decisivo, E cos�aveva dichiarato: «L'unica certezza è che la salma è stata trafugata e l'ipotesi più probabile, ma non l'unica, è l'estorsione». Ma dopo una giornata di indagini e un incontro con i familiari di Cuccia, abbandona il tono dimesso: «Abbiamo qualche idea. Seguiamo alcune piste». Allora, qualcu�no pretende denaro, un riscatto? gli viene chiesto. «A questo non posso rispondere». Difficile non interpretare le sue parole come una mezza confer�ma, Eppoi, un precedente c'è, in zona: a San Maurizio d'Opaglio, nel 1975 lo avevano già fatto di rubare una salma, quella dell'industriale Alberto Giacomini, e quella volta sarebbero stati pagati 40 milioni di riscatto. Si lavora su ipotesi, naturalmente. E su fatti. Che soprattutto è quel furto che fa commentare al parroco don Franco Giudice, che celebrò il funerale del banchiere, come sia «già penoso quando rubano ai vivi, figurarsi rubare i morti. Certo che è una storia triste, terribile e ignobile. Credo che chi è riuscito a compiere un'azione del gene�re lo abbia fatto soltanto per il denaro». Ma vi sono anche alcune impronte, la quasi certezza che ad agire siano stati in 3 o forse in 4, e che la lastra forse è scivolata di mano ai ladri e si è spezza�ta. Hanno agito di notte, perché certe cose si fanno soltanto con le tenebre. Il cimitero è piccolo ma non minuscolo, il muro di cinta da un lato segue la strada, da quello opposto fiancheggia il campo sportivo, sul fianco c'è un pas�saggio in pietra che conduce a un cancello secondario, grigio, con le croci sui battenti. Anche se ieri lo sigillava una catena, negli ultimi giorni era aperto, perché all'interno vengono fatti lavori: è probabile che i ladri lo abbiano usato per portar via la bara con un furgone. Oggi, in procura a Verbania, incontro di investigatori: chiedono una cosa soltanto, un minimo di fortuna. Tracce non ne hanno lasciate, se non la lapide spezzata quasi a metà, ma appoggiata e coperta dal lauro ceraso e da mazzi di spighe. Bisógna soffermar�si su quella tomba per accorgersi che era accaduto qualcosa, Ida Bentivegna, col marito Vincenzo, 40 anni nei carabinieri, bada alla villa dei Cuccia e pure alla tomba, È stata lei ad accorgersi che qualcuno l'aveva profanata, «Sono an�data per bagnare i fiori e dare una pulita: lo faccio una volta alla settima�na, di solito il venerdì, così, quando �signori Cuccia arrivano a Meina, trova�no tutto a posto. Ho visto dei calcinacci e la lastra d�marmo con una grossa crepa, ma ho pensato a una rottura normale». L'allarme lo ha dato al mari�to. «Abbiamo avvisato principalmente la famiglia e poi tutto il resto», dice lui, E intende �carabinieri, I primi ad arrivare al cimitero sono stati Pietra Beniamino Cuccia, figlio del banchiere, e la moghe Paola, E' cos�che il dubbio è diventato certezza: )a bara era scomparsa. E ora Pietro Cuccia è sconvolto e dice: «Non ho parole», e anche sua moglie ripete tre volte «Non ho parole», E dicono semplicemente quello che direbbe chiunque, perché di fronte a un fatto cos�sciagurato, non esistono com�menti. La mattinata il sindaco Marcello Donderi, medico, l'aveva spesa a cele�brare un matrimonio e nel primo pome�riggio rimaneva un tappeto di riso sulla scalinata del municipio a ricordare come questo per Meina avrebbe dovu�to essere soltanto un giorno di festa. «La prima cosa che viene da pensare, considerata l'importanza del personag�gio, qualcuno si faccia vìvo con la famiglia per chiedere un riscatto». Poi aggiunge quello che potrebbero dire quasi tutti �2500 abitanti del paese: «Non avevo conosciuto Cuccia perso�nalmente, ma l'avevo più volte visto passeggiare per il paese al quale era molto legato. Avevo anche partecipato al suo funerale, ma a titolo personale». Eh sì, sospira, «per Meina era una figura importante». La tomba profanata fra gioved�e venerd�La lapide è caduta e si è spezzata Il parroco: chi fa un gesto cos�lo fa solo per soldi

Luoghi citati: Meina, Novara, Nuova Idea Socialista, Verbania