Il giro del mondo in bici
Il giro del mondo in bici Il giro del mondo in bici «Bali è un sogno fatto di volti e profumi Ti rimane dentro, negli occhi e nel cuore» Franco Monnet, il piemonte�se «inviato su due ruote» che sta facendo il giro del mondo in bicicletta, il 7 marzo ha superato l'Indonesia. E conti�nua a raccontare la sua straor�dinaria avventura in esclusiva per i lettori di «TorinoSette». Che possono seguirlo anche via Internet. EMIGRANTI indiani dalla lon�tana Jaffa, vinti dall'invaden�za musulmana in Giava, attra�versano lo stretto a sud dell'isola e a Bali si radicano con la loro cultura. Non è cronaca di oggi, ma ciò che successe più di 700 anni fa. Quel che vedo oggi nel percorrere le strade di Bah è strettamente correlato al mondo indù e influen�zato dal buddismo; alcuni dicono siano, ormai, solo animisti. I tem�pli, i pura, si ripetono fino alla nausea: ogni paese ne ha almeno tre e ogni casa ne possiede uno. Le sculture dei portali riportann la Trimurti indiana: i due draghi, Brahma e Vishnu: la Creazione e l'Acqua, sono posizionati ai lati della donna bianca sinonimo della Distruzione: Shiva, e lei è seduta sulla tartaruga: la Terra. La conce�zione dei tetti e dei particolari architettonici templari è di foggia buddista. Cos�il balinese vive una vita di continue preghiere, cerimo�nie e offerte in fondo uniche. Con l'offerta dei chanang cestini di foglie intrecciate contenenti fiori, biscotti, bibite e incensi posiziona�ti all'entrata dei negozi, delle case, nei giardini o nelle auto rendono agli Dei ciò che da Loro ricevono, con la cremazione rendono i mor�ti. La si fa nella casa del defunto. Non ci sono lacrime ne tenebre, solo una spensierata festa, scorre sugli aromi di oli e legni pregiati che bruciando liberano in aria una leggera brezza di foresta. Le musiche si protraggono per due giorni. I suoni sono ripetitivi e vengono da piatti metallici, gong enormi e gambelan, lo xilofono di canne di bambù e accompagnano alle danze le donne. Con lunghe gonne batik sotto a camicie com�pletamente ricamate e trasparen�ti, strette alla vita da una fascia di seta abbinata, portano nei capelli neri, laboriosamente pettinati, co�rolle di fiori di diversi colori. In testa recano in offerta altissimi cesti di frutta mossi con grazia ed equilibrio sorprendenti. Gli uomi�ni indossano gonne di seta lucci�cante e multicolori, giacche senza colletto dove il colore è diverso a secondo del villaggio di provenien�za. La testa è cinta da una fascia di seta con cresta sul lato destro a incorniciare visi scuri e capelli, a volte, lunghi, neri e brillanti come le piume del corvo. Insieme riflet�tono ima bellezza sublime sotto ogni luce che li sfiora. E i bimbi? Sembrano le loro copie. Bali si sorregge su continue eruzioni. I vulcani Batur e Agung hanno generato un ecosistema davvero unico, anche se povero di animali selvatici. La varietà di alberi da legname, frutta e fiori è da capogiro. Lacina, la mia bici�cletta, divora la strada seguendo la costa di sud-est da Gilimanuk a Kuta attraverso verdi risaie acca�rezzate dal vento dell'Oceano. Le vacche, simili a grandi antilopi dalle coma sottili e aguzze, fulve con una grande macchia bianca nella parte posteriore, trainano ancora rudimentali aratri. Uomi�ni e donne col tipico cappello conico in paglia passano ore e ore piegati sotto al sole a curare il raccolto lanciando saluti e sorrisi al mio passaggio. Solo nelle risaie, nell'intaglio del legno e nella pe�sca l'uomo lavora! Diversamente passa il tempo ad accarezzare il suo miglior gallo o a smazzare le carte sotto al pergolato che si piega ai continui acquazzoni. La donna si sobbarca tutto il «resto». Il Garuda è il rapace simbolo dell'Indonesia: credo rappresenti più di tutto i balinesi di Kuta e dintorni. Si scaghano con avidità inaudita sugli stranieri e contrat�tano tutto: ne usciamo sempre sconfitti. La stagione delle piogge non si cheta e il vento sibila tra gli altissimi bambù. L'Oceano si man�gia le spiagge e, a Lovina, scompi�glia l'armonioso passaggio dei del�fini. Piove tutti i giorni o quasi, e i tramonti scompaiono sbiaditi su terre lontane. Il riposo che mi concedo trova gioia nelle zuppe che si vendono lungo le vie. Ora è Madé oppure Ketut o Nyomann i nomi sono uguali per donne o uomini a porgermi il piatto fu�mante di fish-ball, verza e noudless. Ora è ima vecchia che salu�tandomi nel namaskar indiano unisce le palme delle mani sfioran�dosi la fronte vende cocchi. Mi sorride e lascia trapelare dalla bocca, lievemente aperta, un rivo�lo rosso di betel masticato da millenni. Parla unicamente il bali�nese e indossa solo la gonna attorcigliata alla vita, sulla testa un cesto di noci di cocco e in fondo agli occhi la tranquillità di sapere solo ciò che le serve: un dollaro per due cocchi. I fiori di Bali sono i sogni colorati dell'isola, profumi che si propagano sulle gocce della piog�gia. I fiori di Bali sono bèlle donne dagli abiti variopinti, ricamati su forme inesistenti si aprono ai timi�di riflessi del sole." Le risàie di Bali sostengono quei sogni, li alimenta�no. Le risaie di Bali sono scrigni gelosi, cresciuti nel tempo ne con�servano antiche armonie. Lascio Bali, ma non i suoi sogni. Lascio Bali dentro di me. Franco Monnet Tennant Creek (Australia) 4 marzo 2001 nopassport04@iol.it
Persone citate: Franco Monnet, Kuta, Shiva
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