Satyricon, la televendita del Cavaliere di Massimo Gramellini

Satyricon, la televendita del Cavaliere La trasmissione l'ha fatto diventare simpatico anche a chi non lo sopporta Satyricon, la televendita del Cavaliere Massimo Gramellini DEV'ESSERE successo qual�cosa di strano alla tele l'al�tra sera, se anche persone^ allergiche al berlusconismo scrivo�no sui muri elettronici di Internet tutta la loro indignazione. Qualcosa di molto strano, se sono rimasti spiazzati persino gli spettatori più politicamente corretti. Quelli, per intenderci, che amano Benigni e sghignazzano a ritmo con Serena Dandini, ma non riescono proprio a ridere di «Satyricon», la versioneitaliana del «David Letterman Show» affidata al mangiatore di parole romagnolo Daniele Luttazzi. L'ambiguità di questa trasmissione di non-satira è nella natura surreale del suo conduttore, a metà fra' il Gabibbo e Michele Santoro, ma senza la loro preparazione tecnica. Uno che invita in studio soltanto persone amiche, da Di Pietro all'at�tricetta rifatta, sottopononendole a interviste servili in cui si cerca di fare scandalo con finte trasgressio�ni. Dalle mutande di Anna Falchi annusate da Luttazzi alla finta cac�ca mangiata dal medesimo, fino alle accuse di strage mafiosa a Berlusconi, c'è un filo rosso infantile e -fanatico, che parte dalla pre�sunzione di esse�re migliori e più coraggiosi degli altri. In realtà non si sa cosa ci sia di coraggioso nelTinvitare un bravo giornalista della destra non liberale come Marco Travaglio per fargli presentare un libro contro Berlusco�ni senza mai rivolgergli in mezz'ora uno straccio di domanda. L'inquisi�tore allineava i suoi capi d'accusa contro il Cavaliere con l'unico sotto�fondo degli scfoittii da vecchia zia di Luttazzi e in un'atmosfera da staMarco Travaglio e dio dove ogni attacco al capo dell'op�posizione era sottolineato dalle ova�zioni circensi del pubblico. Era tut�to troppo compiaciuto per sembra�re sincero e non essere, invece, irritante. Travaglio faceva giustamente il mestiere di chi cerca di vendere il suo libro in tv, mentre sorgono parecchi dubbi su quale fosse in SMÈ&Stóglg quel momento il mestiere di Lut�tazzi. Comico? Non era diver�tente. Umori�sta? Onorario. Predicatore? Un ; po'troppo salot�tiero, con quel fazzoletto rosso nel taschino e i suddetti squittii. Forse l'operazione faceva parte di un piano per rendere simpatico Berlusconi anche a chi non lo sop�porta più, e conoscendo la diabolici�tà del direttore di rete Freccerò non ce ne stupiremmo poi troppo. Ma anche in questo caso si sarebbe almeno potuta evitare quell'atmo�sfera da compagnucci della parrocchietta che condanna i programmi di Luttazzi a sbrodolarsi addosso in un circuito sterile di autoriferimen�ti, a conferma che il vittimismo è la malattia infantile del moralismo. Fra il conduttore e TravagUo era tutto un complimentarsi a vicenda su quanto si era stati eroici a dire certe cose alla tv di Stato. Meglio che ti suicidi, ha suggerito il giorna�lista all'ex comico. Sottinteso: cos�non gli darai la soddisfazione di torturarti. E l'ex comico ha reso omaggio al giornalista («sei uno che ha coraggio») e alla cittadinanza intera, («in questo Paese di emme»). Cos�«di emme» da pagare il canone per farselo dire in faccia. La miglior risposta a una provo�cazione mediocre sarebbe stata il silenzio. Ma Berlusconi non sa vin�cere. Deve stravincere. E quindi rischia di perdere. Proprio lui, gran�de esperto di manganellate elettro�niche vibrate attraverso la tv, non doveva dare alle luttazzate un signi�ficato di complotto comunista che fa torto all'intelligenza di RuteUi. Il quale sa fin troppo bene che per battere il Cavaliere non serve un programma. Ci vuole un Program�ma. Non si capiva quale era il molo del conduttore L'atmosfera era quella dei compagni di parrocchia SMÈ&Stóglg Marco Travaglio e Daniele Luttazzi l'altra sera a Satyricon