Erika: mi tolgo un peso dalla coscienza
Erika: mi tolgo un peso dalla coscienza Erika: mi tolgo un peso dalla coscienza Dopo 18 giorni la giovane confessa al padre Brunella Giovara TORINO Due ore di tempo per cominciare a raccontare la verità, per toglier�si quel «grosso peso dalla coscien�za». Un pezzo di verità, veramen�te, perché il tempo concesso dal�la giustizia a Erika De Nardo e al suo papà non è bastato per spiega�re tutto. L'uccisione della mam�ma, quella del fratellino, i moti�vi, le differenti responsabilità tra lei e il suo fidanzato Omar, ugual�mente accusato degli omicidi. Dopo 18 giorni di black-out con il padre, ieri lo ha finalmente rivisto al Ferrante Aporti, in un colloquio più volte reclamato da lui, mai richiesto da lei. Difficile ammettere anche solo una parte di responsabilità, difficilissimo spiegarne il perché. Ma da l�non si scappa: questa è un'inchiesta su un duplice omicidio, ma è anche una questione privata tra un padre ed una figlia. E Francesco De Nardo cono�sce alcuni pezzi importanti di verità, letti sui giornali e visti in televisione. Sa dei riscontri del Ris dei carabinieri: le impronte di due persone, le tracce di due coltelli, i colpi inferti da due mani diverse (una mancina, co�me Erika). Impossibile scappare, dunque. La ragazza non ha potu�to che modificare la sua versione dei fatti (la seconda della serie, dopo quella inventata dei rapina�tori albanesi). Ha iniziato ad am�mettere, confermando la rico�struzione messa a verbale dai magistrati, nell'unico interroga�torio finora reso, ma aggiungen�do una presenza attiva: la sua. Quindi, non «ha fatto tutto Omar, perché lui mi aveva chiu�sa a chiave nel bagno», ma «c'ero anch'io». Chi ha visto il padre, dopo, racconta di un uomo allo stesso tempo distrutto e sollevato. In lacrime, e subito dopo sereno. Perché? Forse perché sua figlia, pur ammettendo anche se in parte la propria colpa, continua a sostenere di aver dovuto obbe�dire al fidanzato Omar. «Sono sempre stata sua succube, ho sempre fatto quello che mi dice�va di fare. Lui comandava, io eseguivo». E' possibile che una giustificazione simile accontenti un padre come Francesco de Nardo? La risposta è sì, soprattut�to perché Erika è tutto quello che gli resta, anche se è un'assassina. A chi gli sta più vicino De Nardo ha raccontato «finalmente si è tolta un grosso peso». Altro non ha detto, se non di essere stato «molto contento nel riveder�la, cos�come lei è stata conten�ta». Dopo è risalito sull'auto degli amici che lo avevano accompaguato a Torino, e se ne è tornato a Novi Ligure. La prossima volta Erika la rivedrà altrove, probabil�mente al carcere minorile Becca�ria di Milano. Un trasferimento deciso dalla procura di Torino, che diventerà esecutivo quanto prima. Erika non può restare nello stesso edificio dove è reclu�so Omar: ha tentato di comunica�re con il fidanzato, attraverso almeno un biglietto passato di cella in cella da altri ragazzi e probabilmente giunto a destina�zione. Si ignora il contenuto del mes�saggio, forse solo un «ti amo ancora», forse qualcosa di più: un tentativo per concordare una nuova versione dei fatti, in linea con l'atteggiamento registrato dai carabinieri in quella intercet�tazione (fatta a loro insaputa, e perciò genuina) che è stata la prima e comune confessione. Il procuratore Oraziana Calcagno smentisce che il prossimo trasfe�rimento sia motivato da un mes�saggio intercet�tato in carcere. Sta di fatto che Erika se ne an�drà: lontano da Omar, nel�l'impossibilità di comunicare con lui. La storia del messaggio la dice comunque lunga sull'atteggia�mento tenuto da questi due ra�gazzi. Ufficialmente cioè davan�ti ai magistrati si accusano l'un l'altra. Nella realtà continuano a stare insieme, uniti anche solo dal tentativo di tirarsi fuori, in qualunque modo, da questa fac�cenda. Due ragazzi che giocano su più tavoli, però: con la procu�ra, con i genitori, con gli avvoca�ti, e forse anche tra di loro. Omar, ad esempio, racconta anche del tentativo di avvelena�mento (con il topicida) e scarica ogni colpa sulla ragazza. Ricorda l'uccisione di Susy Cassini, accol�tellata in cucina dalla figlia (in più ammette alcuni colpi di cui si prende la responsabilità), poi di�ce che Erika cercò di far ingerire il veleno al fratello. «Non ho potuto impedire niente, perché nel frattempo mi sono sentito male». Tutto verosimile, niente ancora vero. «Ero sua succube e ho sempre fatto quello che midicevadifare Lui comandava e io eseguivo» 11 padre: «Non vedevo I'oradiparlarle anche lei mi aspettava» Deciso il trasferimento della ragazza che ha tentato di comunicare con Omar attraverso un biglietto consegnato adaltrigiovani carcerati WMSk HP' ^ tlrfH Wjk HBKfe' >* WF' 'll*i9 ^^^j Hsj^SI Francesco De Nardo, il padre diErika, dirigente della Pernigotti e Erilc;l mentre esce dalla villetta delmassacro dopoun sopralluogo
Persone citate: Brunella Giovara, De Nardo, Erika De Nardo, Francesco De Nardo, Oraziana Calcagno, Pernigotti, Susy Cassini
Luoghi citati: Milano, Novi Ligure, Torino
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