Ferrara: perdono perché sono divisi di Pierluigi Battista
Ferrara: perdono perché sono divisi Ferrara: perdono perché sono divisi Pierluigi Battista GIULIANO Ferrara, in que�sti ultimi anni lei ha vis�suto più tempo a Parigi che in Italia. Il suo «Foglio» stava per sbarcare in Francia, e lei ha frequentato intellettua�li ed esponenti dell'establish�ment transalpino. Ci parli di Parigi che va a sinistra. «A un patto: che si tenga conto che stiamo parlando di previsio�ni, proiezioni, numeri virtuali. Il giornale che dirigo porta da sem�pre un motto all'occhiello: la veridicità dei sondaggi è contro�versa, se infedeli, nuocciono gra�vemente alla formazione di un'opinione corretta. A Parigi i giochi non sono fatti. Jean Tiberi è andato meglio del previsto. I voti della destra, sommati a quelli di Seguin, raggiungono il 40 per cento. Non è detto che i socialisti vincano a man bassa, e nemmeno che la destra, al ballottaggio, giochi a suicidarsi. Perché la chia�ve di lettura del voto parigino è questa: la destra perde quando è divisa in un conflitto di clan. Se al ballottaggio non si dividerà, tutto può cambiare. Se invece vinceran�no i socialisti di Delanoe, la gran�de capitale borghese potrebbe ri�conciliarsi con se stessa». Perché, quando votava a de�stra, era in lite con se stes�sa? «Con il suo cuore pulsante sì. Le racconto un episodio che molto mi ha colpito. Qualche mese fa, nello scenario del Museo d'Orsay, si è tenuto un concerto di canzoni della Comune di Parigi. Quando hanno intonato l'Intemazionale, il pubblico, tutto in piedi, ha chiesto il bis e ha cantato in coro assieme agli artisti. Nell'epicen�tro del rinascimento parigino, del�la nuova Parigi dinamica, libera e intraprendente, la città che produ�ce libri, che dà il tono alla cultura e all'immagine di sé, che allesti�sce spettacoli e anima la vita intellettuale della capitale borghe�se, scopre di avere un cuore di sinistra. Un cuore borghese, ma di sinistra. Con la sinistra di Mitterrand, gonfia di retorica classista e anticapitalista, quei borghesi moderni non si trovava�no bene. Con la sinistra che toglie il gesso al capitalismo, sì». E' il fenomeno detto dei «BoBo»: essere borghese ma bohémien, solidamente anco�rato ai propri interessi di classe ma spigliato e irrive�rente sul piano dei costumi e della cultura. «E' proprio quel fenomeno. La cosa impressionante, se si annusa bene l'aria di Parigi, è la rapidità e l'estensione del cambiamento che sta scuotendo la Francia. Sul pia�no dei diritti civili, il riconosci�mento sociale allargato a tutti quei legami para-familiari che esulano dall'idea di famiglia tradi�zionale sta provocando-un-terremoto che divide la destra e la mette in un angolo. E non sottova�luterei nemmeno le modifiche introdotte nel costume politico dall'obbligo di avere la metà di candidature femminili nei consi�gli municipali. E le 35 ore? Bollata alla sua nascita come una norma statalista e dirigista, in Francia sta cambiando il panorama socia�le, ha rimesso in discussione le relazioni industriali, con l'intro�duzione del week-end ha rivolu�zionato il concetto di tempo libe�ro liberando risorse inimmagina�bili. Perché un borghese sicuro di sé non dovrebbe essere attratto da un cambiamento simile. Un mio amico inglese mi ha detto che in Gran Bretagna, esattamente come in Italia, farebbe impressio�ne un sindaco omosessuale.dichiarato nella capitale. A Parigi no. Non più». E la destra? «La destra, sempre che le previsio�ni non siano fallaci e i numeri non diano torto marcio ai sondaggisti, è divisa. E' stata la destra, con Giscard d'Estaing, a volere il sin�daco di Parigi: prima non c'era, perché la capitale era considerata la piazza d'armi del governo re�pubblicano. E' stata la destra ad accompagnare la trasformazione borghese di Parigi e ancora ades�so Tiberi, nel Quinto Arrondissement prende quasi ili40 per centp dei voti. Ma in questi anni si e spesa unicamente come partito degli interessi e nella cura del�l'establishment, lasciando che il cuore culturale della città pulsas�se altrove. Arrivata all'Eliseo con il compito di risanare la «frattura sociale», la destra chiracchiana, repubblicana e antifascista, ha provato con Juppé ad assegnare ai capitalisti il compito di gover�nare il capitalismo. Non è stato un disegno effimero, visto che Juppé ha mietuto successi in queste elezioni amministrative. Ma non ha vinto. E Parigi se ne va. Forse, ammesso che i sondag�gi non abbiano torto». Il direttore del «Foglio» Giuliano Ferrara
Persone citate: Delanoe, Giscard D'estaing, Giuliano Ferrara, Jean Tiberi, Mitterrand, Seguin, Tiberi
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