Carlo: «nonostante l'afta, pagatemi l'affitto» di A. Do.
Carlo: «nonostante l'afta, pagatemi l'affitto» Scoppiano le polemiche in Gran Bretagna, mentre in Germania è stato registrato il primo caso di contagio Carlo: «nonostante l'afta, pagatemi l'affitto» Per le sue terre il principe pretende sette miliardi dagli allevatori LONDRA E' un brutto momento per gli allevatori britannici. Dopo l'af�ta epizootica, per qualcuno di loro sta arrivando un'altra stan�gata, da Casa reale. Noncurante dell'epidemia e dei guai che provoca agli allevatori, il princi�pe Carlo d'Inghilterra ha chiesto ai proprietari delle fattorie che sorgono sulle sue terre l'affitto semestrale previsto per fine marzo: il conto è di 2,3 milioni di sterline. Vale a dire più di sette miliardi di lire. La notizia l'ha rivelata ieri il tabloid domenicale Sunday Mir�rar: secondo quanto asserisce il giornale, le richieste di pagamen�to verranno inviate tra 18 giomi alle 240 fattorie che sorgono sui terreni del Ducato di Comovaglia, di proprietà dell'erede al trono. Un portavoce dell'ufficio del principe ha commentato che l'epidemia non c'entra e «il vi�rus non cambia nulla», anche se ha già portato all'abbattimento di migliaia di capi. Gli allevatori sono furiosi. Addirittura, Noel Cartwright, portavoce dell'asso�ciazione degli allevatori del Sud Ovest, ha commentato: «Siamo molto preoccupati del rischio di suicidio tra i nostri membri. Questa richiesta potrebbe esse�re la goccia che fa traboccare il vaso». Finora la malattia ha colpito sei allevamenti nel Duca�to di Comovaglia per un totale di seimila pecore abbattute. Ciononostante, il ministro dell'Agricoltura britannico, Nick Brown, è «assolutamente cer�to» che l'epidemia dell'afta epi�zootica scoppiata nel Paese il mese scorso sia ormai sotto controllo. Alla Bbc, il ministro ha dichiarato che le autorità sanitarie sono risalite all'origi�ne di tutti i 139 casi registrati tranne uno. «Sono assolutamen�te certo che l'epidemia sia sotto controllo. So che la vista di animali al rogo è orrenda e preoccupa la gente, ma questa è la politica corretta da seguire». Nick Brown ha poi respinto le critiche del ministro dell'Agri�coltura irlandese Joe Walsh, sulla gestione della crisi da par�te del Governo britannico: «Pos�so capire che sia agitato e arrab�biato poiché questo settore è molto importante per il suo Paese. Ma ciò che abbiamo fatto è assolutamente corretto. Non è giusti dire che non abbiamo saputo gestire la crisi», le criti�che a Nick Brown non arrivano soltanto da Walsh. Pochi giomi fa, il capo dei veterinari del Regno Unito, Jim Scumadore, aveva fatto una previsione dia�metralmente opposta alle dichia�razioni ottimistiche del mini�stro inglese: «L'epidemia durerà molto tempo», aveva detto. E il giorno dopo gli allevatori britan�nici avevano attaccato Brown chiedendo la nomina di uno «zar» per combattere la crisi in modo più efficace. Il protavoce dell'associazione, lan Johnson, aveva dichiarato: «Vogliamo uno zar dell'afta epizootica. De�ve essere qualcuno a un livello abbastanza alto da poter prende�re le decisioni e applicarle. Non sono sicuro che Nick Brown, nella sua attuale posizione, sia in grado di farlo». Mentre in Inghilterra litiga�no, dalle altre parti cominciano i problemi. In Germania, è stato riscontrato il primo caso sospet�to di afta epizootica in Bassa Sassonia, il Land settentrionale tedesco. La malattia sarebbe stata scoperta in un allevamen�to con 99 vitelli della zona di Vechta. Gli animali mostrano i sintomi della malattia in bocca e hanno la febbre. Oggi stesso saranno macellati. Tutta l'area attonro all'azienda è stata chiu�sa. Intanto da Stoccarda, al con�gresso dei Verdi tedeschi, il mini�stro delle PoUtiche agricole co�munitarie. Alfonso Pecoraro Sca�nio, è intervenuto sul tema: l'unica strategia possibile del dopo emergenza afta «è il con�trollo sul trasporto degli anima�li vivi», ha detto. Poi, vanno ricostruite le «stalle di sosta» e «va fatta più attenzione al benes�sere animale, e ci vogliono an�che più controlli». [a. do.]
Luoghi citati: Germania, Gran Bretagna, Inghilterra, Londra, Regno Unito, Sassonia, Stoccarda
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