Per paura della modernità, l'America Latina è finita sotto il giogo dei dittatori di Angela Bianchini

Per paura della modernità, l'America Latina è finita sotto il giogo dei dittatori Per paura della modernità, l'America Latina è finita sotto il giogo dei dittatori Un saggio esamina attraverso la letteratura, da Asturias a Sàbato, le figure dei caudillos e il loro contraddittorio rapporto con il popolo L/ ESILIO: que�sto il titolo lapi�dario e effica�ce del nuovo li�bro di Riccardo Cam�pa, docente e speciali�sta di Storia del pen�siero politico, e gran�de conoscitore del mondo ispano e ispanoamerica�no: quattro studi dedicati a quat�tro testi letterari che hanno per tema il processo politico della dittatura. Testi celebri, ma pre�scelti da Campa, a preferenza di altri che pure trattano di dittatu�re e dittatori, perché «le temati�che relative al potere divinatorio e decisionale» sono suddivise nel�le componenti biografiche, cultu�rali e relazionali fra i reggitori politici: vale a dire i dittatori, e i soggetti, coloro che soffrono della dittatura e alla dittatura si oppon�gono. In queste opere, infatti, il risvolto della dittatura, stretta�mente legato alla dittatura stessa, è quello dell'esiho: l'EsiZio del titolo, appunto. Se l'esilio è, in America Latina, è un rischio reale e prima ancora la conseguenza delle dittature, le dittature stesse hanno spesso ori�gine nella violenza che percorre la storia e, dunque, anche la lettera�tura latinoamericana. Una violen�za che è, però, il risultato tutto speciale, tutto latinoamericano. RECENAnBian SIONE ela hini dello scontro tra «la tradizione coloniale e l'impatto con la mo�dernizzazione e mol�to spesso, rappresen�ta il rifiuto, anzi, la lotta del popolo lati�noamericano contro la spohazione perpe�trata ai suoi danni». Le quattro opere prescelte da Campa sono profondamente di�verse. Il Signor Presidente, del 1946, del grande scrittore guate�malteco, Premio Nobel, Miguel Angel Asturias rappresenta in cer�to senso l'archetipo dei romanzi dei caudillos. Il protagonista adombra la figura di Manuel Estrada Cabrerà (anche se poi Asturias aveva rinunciato a loca�lizzare direttamente la vicenda) colui che Asturias aveva conosciu�to giovanissimo per le persecuzio�ni dirette contro i suoi genitori: il padre avvocato, la madre mae�stra. Ma in questo potente roman�zo, per molti anni dimenticato (oggi però ripubbhcato in' una versione documentatissima, in Spagna, presso Galaxia Guten�berg di Barcellona), il Caudillo diventa soltanto l'epitome della corruzione e della violenza latino�americana. II titolo, cos�ironica�mente rispettoso, annuncia l'alta posizione del dittatore che compa�re però soltanto sei volte, e tutta�via, nascosto da tutti quelli che lo circondano, domina tutti i capitoh e le azioni del libro. Di questa esemplare vicenda dittatoriale, in cui Asturias seppe misteriosamen�te lievitare in poesia la mescolan�za di furore, di grottesco, pullulan�te di miseria, sordidezza e bruttu�re. Campa sottolinea soprattutto come un simile «inferno provochi una relazione che genera una flebile solidarietà sociale», una sopravvivenza, con il senso della dignità umana, di quel «ricorso del metodo con il quale le diverse organizzazioni comunitarie rece�piscono e rappresentano il senso delle cose nel corso del tempo». Insomma, se ho capito bene, una dolorante ragionevolezza opposta al disordine uciferino. In Oficio de dijuntos (traducibi�le come Cerimonia funebre) di Arturo Uslar Pietri, venezuelano, veniamo a conoscere il tiranno soltanto attraverso l'elogio fune�bre pronunciato da un religioso. Si tratta di un tiranno agrario, che si propone come novello Cincinna�to: l'anomalia del ruolo ha come esito, più che l'opposizione, «lo smarrimento» di coloro che lo circondano, «sui quali ricade l'ere�dità delle compromissioni, dei si�lenzi, delle diatribe del passato». Io, il Supremo scritto da Augu�sto Roa Bastos nel 1974, è in un certo senso il romanzo che meglio illustra la tesi di Campa. Infatti, Roa Bastos, nel parlare del suo conterraneo José Gaspar de Fran�cia, eletto «dittatore supremo del Paraguay» nel 1814, si propone, in un'abilissima e versatile scrit�tura fatta di diversi piani narrati�vi, più come compilatore di docu�menti che come autore. E invita cos�il lettore a giudicare diretta�mente l'operato di una personali�tà estremamente discutibile che, tuttavia, per quasi trent'anni cer�cò di proteggere il misero Para�guay dalle mire del Brasile e dell'Argentina. La sua concezione del progresso, si identificava, poi, con quella dell'ordine, «di una gerarchia di funzioni, che salva�guardi il valore individuale e, al tempo stesso, promuova lo svilup�po dell'intera comunità sociale». 5opra eroi e tombe (1961) di Emesto Sàbato, lo scrittore argen�tino, novantenne, che ha presiedu�to la Commissione d'inchiesta sui desaperecidos, è un romanzo di straordinaria ricchezza, interpre�tato generalmente come una sto�ria di identificazione, in cui l'emi�grante si riconcilia con l'idea di una nazionalità ibrida, fatta delle nazionalità che hanno contribui�to a creare il paese. Cos�in parte la inteipreta anche Campa, andan�do però oltre e sottohneando quel�l'insieme corale che «rende rileva�bile di riflesso, il potere politico, economico e perfino settoriale». Lo studio di Riccardo Campa, che, a cominciare dal titolo, rove�scia significati comunemente ac�cettati in Europa e nel mondo occidentale, è, al di là del suo grande valore letterario, un invi�to, tutto politico, a inoltrarci nella complessità di un continente a cui troppo spesso dedichiamo soltan�to idées regues o etichette di comodo. RECENSIONE Angela Bianchini Riccardo Campa L'esilio. Saggi di letteratura latinoamericana Il Mulino, pp. 275, L 34.000 SAGGI

Persone citate: Arturo Uslar Pietri, Campa, José Gaspar, Miguel Angel, Riccardo Campa, Roa Bastos

Luoghi citati: America Latina, Argentina, Barcellona, Brasile, Europa, Paraguay, Spagna