Stragi, commissione infinita di Giorgio Boatti

Stragi, commissione infinita Stragi, commissione infinita Un'inchiesta che continua a disseppellire scheletri della memoria (come la morte di Feltrinelli) a fini politici ORMAI è conosciuta, urbi et orbi, come Commissione Stragi. E al centralino telefo�nico chi risponde alle chia�mate per questa commissione bica�merale va ancora più per le spicce e con lo stesso tono con cui ambu�lanti sulle spiagge di Rimini spac�ciavano bomboloni o il capotreno avvisava della prossima fermata annuncia «Straggiii...». Finisce cos�nel più surreale e italico nonsense quella che era nata come «Commissione parla�mentare d'inchiesta sul terrorismo in Italia e sulle cause della manca�ta individuazione dei responsabili delle stragi». In realtà, quando nel 1988 questa commissione venne varata qualche speranza riusc�ad alimentarla. Si pensava che un organismo parlamentare d'inchie�sta, dotato di vasti poteri, di una pattuglia consistente di consulenti (tra i quali alcuni validissimi), di mezzi non irrilevanti, potesse dissi�pare il buio che continuava ad aleggiare attorno alle pagine tristis�sime dello stragismo e degli anni di piombo. Poi col trascorrere degli anni e soprattutto nel corso dell'ultima legislatura la natura di quel buio è mutata. Mentre poche, caparbie inchieste giudiziarie (Salvini in pri�mo luogo su Piazza Fontana, per esempio) stringevano esaustivi spezzoni di verità, l'oscurità circo�stante che la commissione doveva contribuire a dissolvere è stata bersagliata solo dal contrapposto incrociarsi di luci abbaglianti. Sot�to forma di relazioni dei singoli componenti o dei diversi gruppi parlamentari, di testi redatti da consulenti sempre più nettamente presentati per la loro connotazione di parte anziché per il loro back�ground di studiosi, di materiali d'archivio prodotti ad hoc si è andati sempre più sovente a orga�nizzare incursioni che si paracadu�tavano nel passato con lo stesso impassibile aplomb che potrebbe�ro avere teste di cuoio catapultate in terra nemica. Più che cercare verità l'impres�sione è che da parte di tutte le componenti rappresentate in com�missione s'andasse a far bottino di memorie passate per poterle puntare contro l'avversario di ades�so. Quasi che si stesse nuovamente a ridosso di un'invisibile cortina di ferro eretta a dividere ancora una volta il nostro comune passato, si puntavano esclusivamente i fari laddove si pensava che l'avversa�rio politico conservasse i suoi segre�ti indicibili, celasse gli scheletri nascosti. E alla lunga è accaduto quello che uno sperimentatissimo navigatore delle italiche vicende come il senatore Giulio Andreotti aveva vaticinato: «Troppa luce a volte può anche abbagliare». Di fatto non sarebbe stato cos�se la strategia di rivisitazione di un passato cos�denso e doloroso aves�se avuto la consapevolezza che il compito di fare i conti con quanto è accaduto in quegli anni andava oltre i canovacci dell'indagine giu�diziaria (alla quale devono pensare i giudici, ovviamente in quanto tali e non come consulenti della com�missione stragi). 0 la ricostruzione storiografica (compito da affidare agli storici, tali perché autori di affidabili ricerche e pubblicazioni trascorse sull'argomento e non per�ché cos�battezzati da qualche uka�se di partito). Era, quello affidato alla «com�missione stragi», un compito politi�co e nel senso più alto del termine. Da non subordinare agli interessi di parte ma esclusivamente alla necessità di ritrovare, attorno alla ricostruzione di quegli eventi e alla memoria da trasmetterne al Paese, una nuova, comune identità. Un lavoro sulla memoria inelu�dibile e che non poteva essere effettuato per intercessione di im�barazzate rimozioni o di strumen�tali ricomposizioni. Al contrario di trattava di «comprendere» quegli eventi nel senso più forte e lettera�le. «Comprensione» del passato, nel senso del «prendere con sé» quanto di quegli eventi tragici lo scorrere del tempo ha reso memo�rabile ma, al tempo stesso, soppor�tabile. E questo può accadere solo se a farsene carico non è più una parte cristallizzata nel lutto o arroccata nella difesa di segreti o di omissioni atroci ma tutto l'insieme di una comunità. Compi�to dunque della politica. Nella sua forma più alta e rappresentativa. Vale a dire il Parlamento. Purtroppo arrivata a conclusio�ne questa legislatura la Commissio�ne Stragi mostra tutti i suoi limiti: l'incapacità di trovare una voce comune è pari solo alle ultime raffiche di verità che vengono via via sparate, appressandosi ormai la scadenza elettorale. E cos�se nel giugno 2000 era la relazione di BieUi e compagni a intagliare a colpi di accetta la storia d'Italia, ora è il professor Gianni Donno docente di storia contemporanea all'università di Lecce, e consulen�te della commissione stragi vicino a Forza Italia, a restituire colpo su colpo quello che andava detto sulla sinistra. 1180 documenti di polizia e dei servizi allegati alla sua ponderosa relazione «Alle origini del terrori�smo in Italia» hanno l'ambizione di riscrivere su basi nuove la storia di quegli anni. D'altra parte gli appun�ti dei marescialloni del Sifar sul Comitato Culturale Supremo che avrebbe coordinato tutte le teste d'uovo marxiste nonché le edizioni di sinistra operanti in Italia manca�vano: come ricostruire le vicende dell'intellettualità del Bel Paese ignorando questo pezzo degno di Totó? Per fortuna ora è disponibi�le. Un altro scoop sul quale si sono freneticamente gettati i media è la fibrillazione in cui la morte di Giangiacomo FeltrineUi avrebbe buttato gli uomini del Kgb e del Gru operanti in Italia. Stando alme�no spiegano alcuni giornali «alle carte del Sid finora tutelate dal timbro segreto e segretissimo» e che finalmente grazie allo studio del professor Donno vengono alla luce. Le nuove «esplosive» rivelazio�ni rammentano pressoché alla let�tera quanto alle pagine 151-153 del secondo volume «Servizi Segre�ti Italiani» Ambrogio Viviani era andato allusivamente a dire quin�dici anni fa su quella vicenda. Allora il generale, peraltro capo del controspionaggio nei cruciali primi Anni Settanta, prima di pro�cedere alla dettagliata ricostruzio�ne di quell'episodio del marzo 1972 sostiene che «ogni riferimen�to a fatti reali è da ritenersi pura�mente casuale». Naturalmente non era così. Ma l'indicazione, in questo genere di faccende, dovreb�be essere obbUgatoria. Almeno si�no a quando le rivisitazioni del passato servono ancora a sistema�re i conti del presente. DA LEGGERE Bielliealtri Stragi e terrorismo in Italia dal dopoguerra al 1974 Senato della Repubblica/Camera dei Deputati, Roma 22 giugno 2000 A. Viviani Servizi segreti italiani Adnkronos, Roma 1985 Da consultare: www.senato.it/ parlam/bicam/terror G. G. Feltrinelli: il suo corpo fu ritrovato a Sagrate il 14 marzo '72 LUOGHI COMUNI Personaggi e memorie dell'Unità d'Italia di Oreste del Buono e Giorgio Boatti (gboatti@venus.it)

Persone citate: Ambrogio Viviani, Gianni Donno, Giulio Andreotti, Oreste Del Buono, Salvini, Segre, Viviani

Luoghi citati: Feltrinelli, Italia, Rimini, Roma