Il provocatore e l'indifferente

Il provocatore e l'indifferente UN'ANTIPATIA DI LUNGA DATA Il provocatore e l'indifferente la sfida MarioSensini ROMA H ANNO entrambi una concezione molto alta di sé stessi ed un carat�tere difficile, al limite della permalosità. Forse anche per questo Vincenzo Visco e Giu�lio Tremonti si detestano in modo sincero. Se le danno di santa ragione, nel continuo duello dialettico che li oppo�ne, da prima ancora che scoppiassero le polemiche tra «ex ministri delle Finan�ze», un genere classico in Italia dal 1876 a questa par�te. Sembra che abbiano co�minciato a li�tigare nel 1987, quan�do si trovaro�no disgrazia�tamente in�sieme nella commissioiie della Federcalcio incari�cata di stu�diare i proble�mi fiscali del calcio. Loscontro di ie�ri a Cernobbio, semmai, non è da an�noverare tra i più violenti che siano av�venuti tra i due. Giulio Tre�monti ha sem�pre avuto il gusto della polemica e della provo�cazione, è ta�gliente e spre�giudicato nei toni e nella scelta degli aggettivi del�le sue arringhe, negli ultimi tempi concentrate contro Vi�sco ed il governo di Giuliano Amato. Caratteristiche che fanno del professor Tremon�ti il terrore degli esponenti del centro-sinistra nei dibat�titi pubblici e in televisione. E' sempre capace ditirare fuori il numero o il dato a cui nessuno pensa e inchiodare il suo interlocutore in un balbettio. In pochi si azzarda�no a replicare sul punto. Uno di questi sarebbe Vin�cenzo Visco, che in fatto di preparazione sui numeri non se la fa raccontare. Sennon�ché sono sempre state molto rare le occasioni di scontro a quattr'occhi, e anche ieri a Cemobbio è stato un duello a distanza. Una specialità do�ve Visco riesce spesso, con le sue controargomentazioni forzatamente semplici (an�che questa è l'arte della polemica) a tamponare la strabordante invettiva del collega. Se proprio si dovesse dare una valutazione della capaci�tà offensiva dei due, occorre�rebbe però ammettere la su�periorità di Tremonti, fulmi�nante nell'Immediato, qual�che volta anche eccessivo. Ha definito Visco un «creti�no» (ma si è scusato), poi gli ha affibbiato l'appellativo di «vampiro» (Visco alle Finan�ze è come mettere Dracula alla guida dell'Avis, disse), prima di dargli del «gang�ster». Un termine peraltro non nuovo nel vocabolario del professore, che lo aveva Giulio Tremonti e Hanno coquando sicommissi ribadito anche all'inizio di febbraio all'indirizzo del go�verno di Giuliano Amato. Il ministro diessino è meno incline all'accusa diretta e usa altri mezzi, che forse lui ritiene più logoranti per l'av�versario a lungo andare, co�me quello di considerare si�stematicamente le osserva�zioni di Tremonti come inde�gne di attenzione, o come semplice «propaganda». Visco non è maldisposto alla polemica, ma Tremonti ne è uno specialista, dai tempi in cui sal�all'onore delle cronache per i suoi litigi con Rino Formica, con il quale lavorava. Un altro ministro delle Finanze dalla polemica facile, che aveva un conto aperto (guardate un po') con un altro ministro delle Finanze, Bruno Visentini, suo predecessore. «Mi ha detto che sono un piccolo ragioniere. Veramente il ra�gioniere è lui, perché è dotto�re commercialista e ha fatto studi di tipo ragionieristico», disse a Formica una volta Visentini. Lo scambio di accuse è sempre stato all'ordine del giorno della politica italiana e diventa endemico in clima di campagna elettorale. Chis�sà se sortirà effetto l'invito del Presidente della Repub�blica a moderare i toni del confronto politico. Di sicuro non ci si può aspettare un dialogo da salotto inglese tra ex ministri delle Finanze o dell'Economia. L'ultimo di questi, scorren�do negli annali, avvenne nel Parlamento italiano nel lon�tano 1876, appunto. «La de�stra aveva voluto il pareggio, la salda costituzione finan�ziaria dello stato italiano, che i reazionari sussurrava�no incapace di bastare alle spese della propria unità; e il capo del partito opposto ricorda Benedetto Croce nel�la sua Storia d'Italia venuto in alto tra le acclamazioni e le speranze dei popoli troppo tassati, inaugurò il suo gover�no col dichiarare che non avrebbe rinunziato a una lira sola delle entrate e, renden�do omaggio al bilancio forma�to dalla destra, si mostrò attento a non abbandonare il punto da questa faticosamen�te raggiunto». Bei tempi. Hanno cominciato nel 1987 quando si trovarono in una commissione della Federcalcio Giulio Tremonti e il ministro Vincenzo Visco

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