QUEL CHE ABBIAMO IN COMUNE

QUEL CHE ABBIAMO IN COMUNE QUEL CHE ABBIAMO IN COMUNE Norberto Bobbio GIOVANNI Agnelli e io abbia�mo due cose in comune, l'una di cui possiamo compiacerci, l'al�tra di cui dovremmo dolerci. Per un verso apparteniamo entrambi alla ristretta ed eletta schiera dei senatori a vita e per l'altro verso siamo tutti e due un po' malandati nelle gambe. Senatori a vita, i soli, mi pare, di Torino. Nelle cerimonie ufficiali ci erano riservate due poltroncine che sembravano un tronetto, sepa�rate dal resto della sala, l'ima accanto all'altra (uso il verbo al passato perché da tempo non mi muovo da casa e cerimonie ufficia�li non ne frequento più). Nel Sena�to l'avevo preceduto di qualche anno, tra l'altro essendo ben più vecchio di lui. Non appena ebbe ricevuto la nomi na, mi cercò per,■■^^■ che gli facessi da amichevole, e a suo dire autorevo�le, mentore sui di�ritti, doveri, privi�legi della carica. Ora lui frequenta l'alto consesso, io non ci vado più da tempo per le mie condizioni di salute. Da giovani, siamo stati entram�bi al Liceo D'Azeglio. Oliando dopo la guerra fu costituita una associa�zione degli ex allievi, re facemmo parte. Io, più anziano, ne fui addi�rittura il presidente per un po'. Ci accomuna, ho detto, il fatto di essere tutti e due male in gambe, ma io sono al confronto molto più mal�concio. Lui cammina con un basto�ne solo, mentre io non mi reggo in piedi se non appoggiandomi a un girello. Ho la buona scusa che ho dieci anni di più. Quando avrà rag�giunto la mia età, però, la compara�zione non sarà più possibile per la mancanza di uno dei due termini del raffronto. Siamo entrambi torinesi e affe�zionati alla nostra città. Ma lui è un giramondo. Puoi trovarlo a Torino come a New York, a Lon�dra o a Parigi, dov'è riverito e ascoltato. Per lui tutto il mondo è paese. Io sono rimasto, specie in questi ultimi anni, un bogia neri. Abito non so da quanto tempo nella stessa casa, ormai diventata un po' vecchiotta, nella lunga, monotona e melanconica via Sac�chi. Siccome non posso muover�mi, di tanto in tanto è lui che viene KISSIHGER: IL MI«Mi ha fattoincomprensiMaurizio Moll MIGLIORE AMICO apire le cose ili dell 'Italia» ri A PAGINA 23 a trovarmi per far due chiacchie�re. Parliamo spesso di questo gior�nale, che consideriamo il nostro informatore quotidiano. Un gior�no venne anche al Pino, dove ho un piccolo rifugio nel bel giardino di mio figlio. I signori delle ville vicine furono sorpresi e allarmati nel vedere una macchina cos�lus�suosa davanti al mio cancello. Ci troviamo talvolta in casa di un amico comune insieme con le no�stre mogli. Mi considera un dotto, come si conviene a un vecchio professore, mentre nelle cose in cui lui è un grande esperto intemazionalmen�te riconosciuto, nel mondo degli affari, dell'economia mondiale, e naturalmente della Juventus, io sono un analfabeta. In realtà, pal�la Juventus non è del tutto vero. Oggi mi accontento di vedere le partite alla televi^ sione. Mi diverto senza essere un ti�foso. Ma quan�d'ero ragazzino fui iscritto per qualche anno al�l'associazione dei giovani juventini. La mia Juven�tus è quella di Giacone in porta, che precedette il celeberrimo Combi, del piccolo e scattante Grabbi, ala sinistra come si diceva allora, e poi dei due terzini nazionali, Roset�ta e Caligaris. Io provengo da una famigiid piccolo-borghese che si è tirata su con gli studi. Lui rappresenta la terza generazione di una dinastia ormai diventata illustre, ne è, sen�za mai darsi delle arie, anzi mo�strandosi sempre affabile verso i suoi interlocutori, ben consapevo�le. E' uno degli uomini più cono�sciuti d'Italia all'estero. Chi dice Torino dice Fiat. Chi dice Fiat dice Giovanni Agnelli. Una volta si diceva la Torino di Gramsci e Gobetti, oggi si dice la Torino di Agnelli. Quando appare in televi�sione, molto apprezzato per la sua eleganza e la sua bravura nel rispondere alle domande, è sicuro di sé e del proprio discorrere, che si svolge sempre preciso e forbito. Siccome gli auguri fatti da an novantunenne si dice portino for�tuna, glieli faccio volentieri, come si fanno a im giovinetto che deve ancora crescere. Che gli anni non gli siano di peso come sono di peso a me. KISSIHGER: IL MIO MIGLIORE AMICO «Mi ha fatto capire le cose incomprensibili dell 'Italia» Maurizio Mollnari A PAGINA 23

Luoghi citati: Italia, New York, Parigi, Torino