Nuovo stop di Bankitalia alle maxifusioni di Stefano Lepri
Nuovo stop di Bankitalia alle maxifusioni Il direttore generale Desario: priorità all'efficienza, i centri decisionali devono restare nel nostro paese Nuovo stop di Bankitalia alle maxifusioni «Per le banche italiane solo partner esteri di pari taglia» Stefano Lepri ROMA «Qualunque sia la dimensione» le banche possono essere effi�cienti: sembra un'ovvietà, pro�nunciata tra specialisti di storia economica; ma è chiaro che la Banca d'Italia, con la voce del direttore generale Vincenzo De�sario, non perde occasione per motivare e riaffermare il suo no ad altre fusioni tra grandi ban�che. Oggi parlerà lo stesso Anto�nio Fazio; a chiudere il conve�gno intemazionale «Sistemi fi�nanziari in Europa nel XX seco�lo» sarà il governatore della Banca di Francia, Jean-Claude Trichet. Sia Fazio sia Trichet sono stati accusati, soprattutto dalla stampa anglosassone, di aver lilotato in senso nazionalistico a ristrutturazione dei loro siste�mi bancari, escludendone gli stranieri. Un convegno intema�zionale sugli assetti dei sistemi creditizi, con importanti ban�chieri centrali di altri paesi, è una maniera di replicare molto indiretta e molto dotta; c'è an�che il vice di Alan Greenspan, il vicepresidente della Federai re�serve americana Roger Fergu�son, come pure docenti universi�tari di tutta Europa. Assenti invece alcuni importanti ban�chieri italiani, tra cui Alessan�dro Profumo e Giovanni Bazoli. Quanto agli stranieri, spiega Desario ai giornalisti «le banche italiane quando cercano part�ner non necessariamente si de�vono rivolgere ai grandi istituti, che magari sono il doppio e il triplo di quelle italiane. Nulla impedisce si trovi una entità bancaria di pari dimensioni». Viene dunque dichiarato con tutta chiarezza il desiderio che i centri di direzione rimangano quanto più possibile nel nostro Paese. In Italia, ha sostenuto ieri Desario, «le grandi aggregazioni bancarie devono ancora espri�mere appieno le potenzialità di cui sono portatrici. Vanno effica�cemente integrate culture, pro�fessionalità, criteri operativi, as�setti organizzativi. Va stimolata la presenza delle nostre banche sui mercati esteri». Come il governatore aveva detto un me�se fa a Trieste, il gigantismo (come sarebbe un accordo tra Unicredito e Banca Intesa, ndr) non serve; occorre invece meta�bolizzare le fusioni già fatte. Ovvero, prosegue il direttore generale, «bisogna raggiungere l'efficienza all'interno dell'im�presa bancaria, qualunque sia la sua dimensione. La si può raggiungere anche specializzan�dosi su particolari mercati o segmenti di attività. Sono feno�meni avvenuti anche in altri Paesi». La tesi della Banca d'Ita�lia è che le partecipazioni stra�niere nelle nostre aziende banca�rie sono già ampie, se paragona�te a quelle di altri Paesi. Un altro argomento di attuali�tà che traspare dal convegno storico è quello della vigilanza bancaria. Al momento sembra passato in secondo piano il con�trasto (che ricomparirà negli anni) tra le banche centrali na�zionali e la Banca centrale euro�pea, su quanto accentrare a Francoforte questa funzione. Mentre è immediato il. timore comune che la vigilanza venga sottratta alle banche centrali, come intende fare il governo tedesco. La formula usata da Desario è: «Nell'era della globa�lizzazione, la vigilanza crediti�zia e finanziaria mantiene fer�mo l'ambito di riferimento na�zionale; si proietta sempre più nel sentiero della cooperazione intemazionale». La relazione introduttiva del convegno, organizzato in accor�do con la rivista «Journal of European economie history», è stata affidata al presidente della Banca di Roma Cesare Geronzi, a conferma degli ottimi rappor�ti, non solo di amicizia persona�le, che intercorrono tra lui e Fazio. Non a caso Geronzi ha ripreso alcuni temi tipici del governatore: «non è rinviabDe la revisione dello Stato sociale»; «il ristagno dell'economia italia�na negli anni '90 ha determinan�ti "reali": risiede, soprattutto, nelle ritardate riforme del qua�dro istituzionale e normativo, nelle rigidità del mercato del lavoro». Inefficienti le banche italiane? No, il sistema bancario «riflette» i ritardi, non li genera, sostiene Geronzi. La sede della Banca d'Italia in Via Nazionale a Roma
Luoghi citati: Europa, Francoforte, Italia, Roma, Trieste
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