Llnviato di Belgrado a Roma «Presto Milosevic in manette» di Emanuele Novazio

Llnviato di Belgrado a Roma «Presto Milosevic in manette» Llnviato di Belgrado a Roma «Presto Milosevic in manette» Emanuele Novazio ROMA «L'arresto di Milosevic? E' soltanto questione di tempo; entro la fine del mese, mi auguro». Al fianco del mini�stro degli Esteri Dini, con il quale ha appena avuto una colazione di lavoro al termine di un incontro con il presidente del Consiglio Amato, il vicepremier jugoslavo Miroljub Labus conferma che obiettivo del gover�no di Belgrado è «collaborare con il Tribunale internazionale dell'Aia»: «Presto daremo prove concrete di questa nostra volontà», risponde a chi gli chiede se davvero l'ex presidente sarà arrestato entro il 31 marzo. La sola incertezza consiste nel «tempo legato alla fase istruttoria e necessa�rio per raccogliere prove inconfutabi�li» sulla colpevolezza di Milosevic «delle quali hanno bisogno tutti i tribunali»: nessuna riserva, invece, «sulla determinazione a seguire il corso della legge». Sono numerosi i segnali che nella sua breve visita a Roma Labus invia all'Occidente, ridiventato interlocuto�re privilegiato di Belgrado dopo il ritomo della democrazia in Jugosla�via: e l'impegno a consentire l'arresto e il processo dell'ex dittatore è forse quello politicamente più emblematico e vistoso, certamente il più mediatico. Ma all'indomani delle polemiche sca�tenate dall'ingresso di «Telecom Ita�lia» in «Telekom Srbjia», che hanno coinvolto il governo italiano e il ministro Dini in prima persona, la visita dell'ex oppositore di Milosevic è prima di tutto un modo per segnala�re normalità nei rapporti fra i due Paesi. «E' stato tutto risolto in occasio�ne della recentissima visita a Belgra�do dell'amministratore delegato di Telecom Italia Colaninno, e sono sicuro che Telecom amplierà la sua presenza operativa e i suoi investi�menti nell'interesse reciproco», ha detto il vicepremier. Fra i segnali di questo viaggio-lam�po c'è naturalmente la Nato: proprio ieri il Consiglio dell'Alleanza atlanti�ca ha autorizzato le truppe serbe a ritornare nella zona cuscinetto creata attorno al Kosovo dopo l'intervento armato internazionale, per bloccare le incursióni dei nazionalisti albanesi che nelle ultime settimane hanno rischiato di incendiare il confine con la Macedonia riversandosi nella valle di Presevo, in Serbia meridionale. «Siamo al primo passo per risolvere la questione della zona cuscinetto: la decisione Nato fornisce un approccio graduale in direzione dei negoziati di pace e di una soluzione del problema del terrorismo», è il commento di Labus. Più cauto del suo presidente Vojislav Kostunica, in apparenza al�meno, nel concedere un'incondiziona�ta apertura di credito alla Nato: in un'intervista al «Times» di Londra, ieri, Kostunica ha detto che le relazio�ni di Belgrado con l'Alleanza si stanno evolvendo tanto rapidamente da non poter più escludere che «la Jugoslavia diventi formalmente un partner della Nato», aderendo prima di tutto al programma di «Partnership per la pace» avviato per sviluppare la colla�borazione con i Paesi ex comunisti. In questo complesso processo di integrazione internazionale e ritorno alla normalità, l'Italia è destinata a svolgere un ruolo molto importante e garantisce «appoggio totale» a un partner strategicamente ed economi�camente importante come la Jugosla�via, hanno sottolineato Amato e Dini. Labus considera «molto incoraggian�te» il supporto di Roma: in particolare Belgrado si aspetta l'aiuto del nostro governo, nella sua qualità di presiden�te di turno del G7, per rinegoziare «entro poche settimane» termini e tempi del debito estero jugoslavo con le istituzioni finanziarie internaziona�li, e per accelerare le trattative in corso per l'ingresso nell'Organizzazio�ne mondiale del commercio, il WTO. In serata, Labus ha incontrato Silvio Berlusconi un colloquio di un'ora a carattere privato ed espo�nenti del mondo imprenditoriale con i quali ha esaminato le condizioni degli investimenti italiani in Jugoslavia.