Omosessuale, ma non conta

Omosessuale, ma non conta ALLA SCOPERTA DEL CANDIDATO SOCIALISTA NON NASCOSTO NE' «VELATO», SENZA PAURE O VERGOGNA Omosessuale, ma non conta Delanoe alla conquista della poltrona di sindaco personaggio Filippo Ceccarelii inviato a PARIGI ANCHE in campagna elettora�le le cose non dette, o se si vuole quelle che si danno per scontate, sono in realtà di gran lunga le più importanti. Così, in consapevole violazione di ogni nor�ma «politically correct», varrà subi�to la pena di sottolineare che con la vittoria di Bertrand Delanoe, candi�dato sindaco della sinistra, per la prima volta nella storia con molta probabilità i parigini saranno go�vernati e rappresentati da un gay. Ma non da un gay nascosto, o «velato»; da un gay consapevole e dichiarato, e quindi da una perso�na che a un certo punto della sua vita e del suo impegno pubblico (1998) ha sentito il bisogno di uscire allo scoperto (in gergo «coming out»). E l'ha fatto opportuna�mente in tv, sotto la luce dei riflettori, e quindi con quel tanto di catarsi mediatica che a molti altri omosessuali anche pohtici appa�re come un baratro entro cui il proprio essere più profondo rischia di smarrirsi in un vortice di paure, di vergogna. Eccolo, dunque, la sera, Dela�noe nella palestra della scuola ele�mentare di me de l'Arbre Sec. PubbUco popolare, odore di cucina orientale, campane di sottofondo, secchi di plastica con fiori per le donne (è 1^8 marzo). Si nota questo orientamento sessuale? No, assolu�tamente; e poi si tratta di una curiosità qui in Francia condanna�ta come indiscreta. Tra le sacre virtù della République c'è la più netta e rivendicata distinzione tra pubblico e privato. Eppure, chiun�que, per ventura, si sia dedicato a studiare l'eterno binomio sesso e potere sa benissimo che quella distinzione è spesso solo un auspi�cio, o una rassicurante auto-rap�presentazione. E comunque: eccolo. Dice «noi», non parla in prima persona; è competente, ha una bella voce irofonda. Non alto, ma nemmeno jasso; non bello, ma neppure brut�to; non famoso (tanto che ancora lo chiamano Bernard, o addirittura Pierre), non carismatico, non fasci�noso, non ricco. «Praticamente nor�male», si direbbe, adattandogli il titolo del bel saggio di Andrew Sullivan sulla condizione omoses�suale in questa epoca di tempi compressi e potenti trasformazio�ni. Delanoe è figlio di un geometra e di un'infermiera, separati; fino a 14 anni è vissuto in Tunisia, facen�do a tempo a rientrare nella poco agognata categoria dei coloni fran�cesi rientrati (o cacciati) dal Maghreb, i «pieds-noirs». Adolescente fragile, sognatore; il Sessantotto; il partito socialista, la svolta della sua vita. Giovane dirigente un po' secchione, primo della classe, in rapida ascesa, poi «segato». Nel 1986, una crisi si direbbe esisten�ziale; vende la casa (vicino a quella della sua amica cantante Dalida), molla la politica, si mette in pubbli�cità, pur restando nell'ambito del club socialista pieno di giovani leoni che la morte di «Dieu», cioè di Mitterrand, ha reso sempre più rampanti, l'uno contro l'altro. Inizio Anni Novanta: rientra nel partito, federazione parigina, barcamenandosi fra Jospin, Bérégovoy, Fabius, Strauss-Kahn, Lang; lavora sul territorio, ma il potere della destra sembra eterno; lo mettono a capolista perché non oscura nessuno, non sembra aver�ne la stoffa. E in effetti ancora oggi che i sondaggi lo danno vincente, Bertrand appare né più né meno quello che anni orsono, in Italia, si sarebbe definito un medio «qua�dro» di partito. Ma attenzione: è proprio questa sua normalità che, insieme all'indifferenza (una frase e un rigo appena in lunghi articoli) con cui si dà conto della sua «gaytude», ecco, è precisamente qui che si rivela la vera novità del personag�gio, sulle cui spalle, ieri fasciate da una giacchetta stazzonata color gridio chiaro, rischia davvero di cancarsi un vero passaggio stori�co. E insomma: la pohtica-pohtica c'entra fino a un certo punto. Non c'è dubbio che la riconquista di Parigi da parte della sinistra è certamente un fatto politico di rihevo. E tuttavia, su un altro piano, sul piano dei modelli, dei comportamenti e delle trasforma�zioni del potere, l'eventuale vitto�ria elettorale e la susseguente inve�stitura a sindaco di Delanoe e solo sua, come persona, non come parti�to risalta come la più compiuta legittimazione dell'omosessualità. Qualcosa di paragonabile all'avvento del suffragio universale nel XIX secolo, al diritto di voto delle donne, all'affermazione dell'ugua�glianza razziale. Nessuno oltretutto ha a che ridire. Solo ieri, e solo in una zona di Parigi, alcuni manifesti elettore li di Delanoe sono stati imbrattati con le lettere spray «PD», che stan�no per «pedé», pederasta, frodo. Nessuno del resto strilla, come in Italia, invocando i valori della famiglia. La famigha, anzi, è un temac�elo per i suoi avversari, come il sindaco uscente di Parigi, Jean Tiberi, che dava alloggi del comu�ne al figlio e alla figlia (che li riaffittavano pure), oltre cheinutili, ma costosissime collaborazioni alla moglie, la fantastica Xavière, Saveria. Più famiglia di così... Bertrand non ha figli, né moglie, né mogli. Al momento non si sa nemmeno se abbia un compagno stabile. E però dice, con innegabile buonsenso: «Non bisogna chieder�si se Parigi possa o meno avere un sindaco omosessuale, ma se il pro�getto di questo candidato sia giu�sto». Delanoe non è un professioni�sta dell'omosessualità; che vive all'interno di una vita piena e integrata. Niente barricate, né pro�clami, ma nemmeno zone d'om�bra. Da politico, è per una linea pragmatica: si adegua alla norma per adeguare le norme. Se non fosse morto (di Aids) sarebbe interessante sapere come reagirebbe all'eventualità di un sindaco omosessuale Michel Fou�cault, pure lui parigino, pure lui gay, grande studioso del volto cupo e pervasivo del potere; un intellet�tuale che, scuotendo rabbiosamen�te le sbarre della sua gabbia di ferro, nell'omosessualità riusciva a scorgere solo una categoria del�l'oppressione. Mentre ora è abilita�ta alla direzione della capitale; e di quale capitale. Vero è che se da qualche parte del mondo doveva succedere, a pensarci bene non poteva che esse�re a Parigi. E non solo perché qui non c'è il Papa, ma una borghesia illuminata da qualche secolo, né vi albergano residui di puritanesimo di marca anglo-sassone. Basta fare due passi nel Marais per capire che lo spazio gay si è enormemente dilatato, e che il cambiamento met�te in gioco forze più profonde, a loro volta favorite dalle dinamiche culturali e dall'economia. Decine di bar, di saune, di club, ma anche di palestre, negozi, assicurazioni, agenzie di viaggi, di servizi fotogra�fici, gruppi sportivi, religiosi. Un'umanità anche parecchio diver�sificata, ormai, in giro per le stra�de: i fidanzatini e le maschiacce, il provincialotto e l'artistoide, la ca�mionista e il trans. Quasi tutti e tutte a reddito medio-alto e cultu�ra superiore alla media. Gente sen�za figli che spende e spande. Soldi e voti. Un pezzo di società post-mo�derna che non chiede rappresen�tanza, ma se la prende. Per chi viene dall'Italia, avendo in testa i proibizionismi vaticani, i vittimismi dei gay esclusi dalle liste, i leader della sinistra che fanno i furbi tra mille imbarazzi e quelli della destra che non vogho�no i maestri gay; per chi viene dall'Italia dell'onorevole leghista Calderoli che «facciamo una con�tro-manifestazione etero e poi ci contiamo», del sindaco «Albertina» che fa il diavolo a quattro e del ministro Pecoraro Scanio che ma�gari prova a ridurre il danno par�lando d�bisessualità, ecco, la scel�ta, la storia e in fondo la soluzione politica e personale di Bertrand (non Bernard, né tantomeno Pier�re) è qualcosa che lascia attoniti e al tempo stesso ammirati. Qui, del resto, dopo una notevo�le battaglia all'Assemblea naziona�le, è stata approvata una legge sul patto civile di sohdarietà (pacs), che in pratica legittima ogni tipo di unione civile. In quell'occasione Delanoe si sent�in dovere di com�piere quella specie di atto di fede nella resistenza della propria iden�tità e sincerità. E di dirlo a tutti, che lui era anche gay. Forse il primo sindaco gay della civiltà europea. Capolista perché non oscurava nessuno, sta per scrivere una pagina nella storia francese Se accade a Parigi èperchéquic'èuna borghesia illuminata La cantante Dalida, amica ed ex vicina Michel Foucault, morto di Aids