Nei padiglioni della Fiera solo la paglia e i dépliant

Nei padiglioni della Fiera solo la paglia e i dépliant VERONA LA CRISI DI UN SETTORE Nei padiglioni della Fiera solo la paglia e i dépliant reportage Giovanni Cerrut�inviato a VERONA u NA punta di "bagoss", cos�ci tiriamo su?». Alle dieci del mattino la deli�zia d�Bagolino non basta. Senza bestie, senza vacche, maiali, asini, galline, tacchi�ni, oche, muggiti, ragli e puz�ze, c'è uno strano silenzio nei 750 stand d�questa Fieragri�cola. E senza gli allevatori, poi. Loro che una volta arriva�vano con gli stivali sporchi, la giacca vecchia e di velluto, in mezzo a grida e fumo e fia�schi d�vìn nero, uno sputo sulla destra e stringi la mano che ti copipro la manza. Loro che ora viaggiano con commercialista, computerìno, magari l'avvocato, e d�velluto hanno l'abito nuovo. «Vacche e allevatori erano l'attrazione dello spettacolo, noi appena le comparse dice Ariis Sereno, 56 anni. Caseifi�cio Val Tagliamento, Udine -. Un anno fa, alle dieci, era già una bolgia». Un anno fa. Quando non c'erano paure, afta, divìeti.incubi. Ariis pren�de il «bagoss», grana della Val Sabbia, Brescia. «Tiriamoci su». Il padiglione 37 è vuoto e freddo. Stalle pronte con la paglia, l'acqua, le signorine hostess e �dépliant sui tavoli�ni. Lo stand della Pezzata Rossa Valdostana guarda la Razza Bruna Tirolese. «Noi avremmo una fiera il 5 apri�le». Anche noi. Nel vuoto resta una pubblicità ammic�cante: «Mantieni sane le mammelle della tua vacca con i prodotti Sanity», e la mucca con la coda alzata è disegnata con sorriso e ciglia lunghe, la fatalona. Nel vuoto restano �cartelli con la scritta rossa, a metà tra la circolare dell'Usi e un provvedimento della Questura: «Per motivi prudenziali d'ordine sanita�rio le mostre allevatoriali non hanno luogo». In fondo al padiglione lo sponsor veneto invita il vuoto a venire a vedere: «La genetica al servi�zio degli allevatori!». C'è la pista con la segatura, qui avrebbe dovuto sfilare il me�glio della produzione italia�na. La fotografia di «Ilenia figlia di Bruget, Razza Bru�na», mette malinconia. Alle dieci era cominciata la tavola rotonda dove le Autori�tà si danno del tu: «L'amico Franz deve sapere», «Caro Paolo stiamo uniti», «Come ha detto bene Augusto», «Pe�rò Alfonso ricordati che ci vuole coerenza». Gli uffici stampa diffondono i discorsi: «L'agricoltura sta vivendo un momento di grandi trasforma�zioni e di indubbie difficoltà». All'ingresso i sindacati distri�buiscono volantini feroci: «Vogliamo chiarezza su tutte le migliaia di domande del primo Insediamento e del Pia�no di Miglioramento degli anni 1998-1999 non liquida�te! E' scandaloso!». Sarà an�che vero, ma cosa ne capisce la terza geometri qui in visi�ta? Basta allontanarsi di cen�to metri, tornare tra gli stand, e sembrano due Fieragricola diverse. Carlo Petrini, nello stand di Slow Food, domanda che aria tira. «Sono stato qui una volta, ai tempi della "Bonomiana"», anni '60. Tira l'aria del signor Ariis, mogia: «E come ballare senza musi�ca». Senza allevatori, ma con le bandiere della mucca Ercoli�na. «Milk Warriors», i guerrie�ri del latte, e attorno ci sono gli studenti dell'Istituto Agri�colo della Val d'Aosta. «Ma che fiera è? dice Attilio Corte�se, 18 anniAnimali non se ne vede uno e si sente parlare solo di malattie, transgenico e biologico». Le bandiere se ne vanno, direzione frutta e verdura, l'eden del biologico e del dubbio, frutta lucida, fragole gigantesche, e cosa vorrà dire su quel sacco di patate la scritta «a lotta inte�grata»? Stefano Sambugaro, direttore di «Napoleon Group» spiega che insomma. fatti bene i calcoli, questo biologico costa troppo e allo�ra bisogna scegliere una via di mezzo che non penalizzi né il produttore né il consumato�re: «Siamo tra il biologico e la chimica, ma appena appe�na...». Lotta integrata a chi? Ma ai parassiti, ai nemici, alle schifezze, per garantire come da catalogo «l'assoluta freschezza e genuinità dei prodotti». Tra gli stand del primo giorno solo gioventù studente�sca più o meno appassionata: «Hanno mandato qui tutte le classi di Verona, sennò non ci veniva proprio nessuno», so�spettano Ariis e gli altri dei formaggi. Tra gli stand si cammina spiluccando, assag�giando, masticando. Il pecori�no ubriacone. La nocciola ton�da di Giffoni. Il rapanello di Battipaglia. La scamorza con le olive. Chi si ferma é perdu�to, si brinda e si beve: «La novità del 2001, il Karrubello di Modica!». Altro che limoncello, ecco il liquore di carru�ba. «No, sentite questo che è meglio, il Ficod�di Lercara Friddi!», liquore di polpa ros�sa di fico d'India. Allegri, anche senza vacche è una gran bella passeggiata. Ma gira, assaggia, bevi e il corteo finisce sempre lì, davanti al padiglione 37. «Concorso per l'animale più bello», é ancora scritto sul cartello. Mani pie�tose hanno aggiunto «in pa�glia o in legno». Premiazione domenica ore 16, gran finale. La mucca finta. Tra gli stand in visita molti studenti «Ma che fiera è? Senza animali e si sente parlare solo di malattie e di transgenico» Restano gli espositori di frutta, verdura e formaggi: «L'anno scorso le mucche erano lo spettacolo e al mattino c'era già una bolgia» Il ministro delle Politiche agricole Pecoraro Scanio Alato, un'immagine dell'abbattimento di animali colpiti dall'afta in Inghilterra

Persone citate: Allegri, Ariis Sereno, Attilio Corte, Carlo Petrini, Giffoni, Giovanni Cerrutì, Pecoraro Scanio, Razza Bru, Razza Bruna Tirolese, Stefano Sambugaro