Da altri mondi, altri sguardi

Da altri mondi, altri sguardi OTTAVO FESTIVAL DEL CINEMA DELLE DONNE Da altri mondi, altri sguardi .e autrici dei Paesi emergenti crescono (e conquistano gli schermi occidentali) IJT ISOLA di Djerba, meta di " viaggi di vacanze da sogno, I ha per i tunisini che la abitano una tradizione piuttosto curiosa. Gli uomini, infatti, devo�no quasi tutti emigrare per cercare lavoro nella capitale Tunisi; le donne, invece, restano nell'isola e si occupano della famigha arroton�dando le entrale tingendo stoffe con colori vivissimi. Gli uomini tornano una volta sola durante l'anno, quando sono in ferie; quel periodo viene da tutti chiamato la stagione degli uomini. E «La stagio�ne degli uomini» si intitola il film di Moufida Tlatli che rappresenta la Tunisia nell'ottava edizione del Cinema delle donne: il film è imo esempio significativp della vasta selezione di opere che provengono dai paesi del Terzo Mondo e che partecipano quest'anno al festival. Il fatto che ci sia ima rappresentan�za cos�vasta significa evidente�mente che anche nei paesi emer�genti si diffonde sempre più l'idea di una regia al femminile, di storie raccontate attraverso il punto di vista di una donna. Alcuni di que�sti film sono riusciti a raggiungere un successo internazionale impen�sabile anche solo qualche anno fa. Il caso più eclatante è quello di Samira Makmalbaf, giovanissima regista iraniana che è ormai distri�buita nel circuito commerciale del�l'Occidente. Anche «La stagione degli uomini» è un film che può ottenere un buon successo sui nostri schermi: ma il Festival di Cinema delle Donne propone altri lavori che provengono dalle cine�matografie emergenti. Nella sezio�ne documentari, ad esempio, tro�viamo «A giardino profumato» (in�chiesta sulla situazione della don�na in Marocco) e soprattutto «Nu Shu», intrigante documentario ci�nese che racconta come le donne da tempo immemorabile abbiano in Cina un loro linguaggio criptico per parlare senza che gli uomini capiscano cosa stanno dicendo; una scelta che potremmo definire di autodifesa, ma anche un piccolo trattato di linguistica applicata. Naturalmente, però, l'elemento di maggior forza per questo sguardo sui paesi meno conosciuti e sul loro cinema al femminile è rappresenta�to dalla personale di Pratibha Parmar, regista che riassume in sé molti possibili punti di vista: di origine indiana, è nata a Nairobi e vive a Londra, dove divìde il suo tempo tra la militanza femminista e l'attività cinematografica, che peraltro, interagiscono tra loro. Il suo lavoro più noto si intitola «Jodie: un'icona» e racconta l'immagi�ne di Jodie Poster, eccellente attri�ce e regista ma anche icona delle lesbiche di tutto il mondo. Il fatto che il primo documentario su di lei sia realizzato da una regista india�na dimostra come il cinema dei paesi emergenti sia anche la miglio�re prova di come la globalizzazione stia avanzando a tappe forzate. Stefano Della Casa Nella foto, la regista cinese Nu Shu che è ospite del Festival

Persone citate: Delle Donne, Jodie Poster, Moufida Tlatli, Ottavo, Pratibha Par, Stefano Della Casa

Luoghi citati: Cina, Londra, Marocco, Nairobi, Tunisi, Tunisia