Pòi arrivarono i cammelli...

Pòi arrivarono i cammelli... Pòi arrivarono i cammelli... Guerra d'Abissinia: sessanta camion impantanati e un ponte impraticabile CARLO Guerraz, torinese, classe 1910, giornalista in pensione, racconta. «Mi è rimasta particolarmente impres�sa nella memoria l'autocolonna da Addis Abeba a Bonga, nel Gaffa (km. 479) verso la fine di maggio del 1937, mentre stava comin�ciando la stagione delle piogge. Superata Gimma, ci trovammo immersi nella fitta boscaglia e costretti a spostare ad uno ad uno i 60 autocarri carichi di derrate dal terreno già invaso dall'acqua, non essendo sufficiente mettere sotto le ruote fasci di rami; con una specie di tiro alla fune, tutti gli autisti della colonna afferrava�no il cavo legato al camion di turno e, al mio colpo di pistola, con uno strattone contempora�neo, tiravano il camion all'asciut�to: un faticoso lavoro che durò tutta la giornata. Quando tutti i "634" furono all'asciutto in lunga fila, era ormai buio. Stanchi, ci addormentammo. Venni svegliato all'alba da un concerto di scimmie e pappagall: Il mio autocarro era in testa alla colonna; mi guardai intomo: ero solo; l'attendente, per paura, se n'era andato dai suoi amici. Sic�ché, avrei potuto venire elimina�to tranquillamente, senza testi�moni, se ci fossero stati dei ribelli nei dintorni. Riprendemmo il viaggio. Giunti in vista del fiume Gogeb, fermai la colonna e scesi ad esaminare il passaggio del fiume. Rimasi annichilito. H pon�te, assicuratomi per il passaggio dal comando di Gimma, era solo una passerella per pedoni e qua�drupedi. Né era consigliabile ten�tare un passaggio a guado, poiché l'acqua era alta e ci avrebbe impastato la farina e sciolto lo zucchero che trasportavamo. De�scrissi la situazione su un fogliet�to, chiedendo al Comando di Gim�ma l'urgente invio di quadrupedi per il trasporto a Bonga delle derrate, che avrei scaricato in un capannone, lasciandole in conse;na al sottufficiale di presidio per 'inoltro. Il che mi avrebbe per�messo di rientrare ad Addis Abe�ba con i camion prima di venir bloccato dalle piogge. Consegnai il biglietto ad un indigeno per il recapito. Non c'era altro mezzo per comunicare. Comunque quan�te volte mi tornerà in mente, nel mondo del progresso, la velocità e precisione di quello sconosciuto messaggero abissino! Il giorno dopo vidi spuntare una fila di cammelli affiancati da alcuni ca�valli, mandati dal Comando di Gimma. Era un gruppo di yemeni�ti perfettamente attrezzati. Rima�neva la difficoltà di capirsi se non a gesti, in assenza di interpreti. Decisi di fare il primo viaggio con loro per spiegare la situazione al gen. Malta, comandante del presi�dio di Bonga. Ma il generale era mancato il 30 maggio e salutam�mo la sua salma che veniva porta�ta a Gimma. Intanto gli yemeniti avevano effettuato velocemente il primo carico sui cammelli e mi avevano procurato un cavallo per il viaggio, alla stregua dei loro capi, ma poiché nelle staffe gli abissini infilavano soltanto le punte dei piedi, dopo pochi metri di sofferta andatura, girando i piedi, riuscii a farli entrare nelle staffe, ma cos�strettamente che in caso di caduta non sarei riusci�to a liberarmi e sarei stato trasci�nato al suolo. Incoscienza dei vent'anni! A percorrere a pieno carico quei 60 chilometri impie�gammo, se ben ricordo, cinque giorni. A conclusione della prima tappa, scaricammo i cammelli radunando il carico e coprendolo di teli con tale velocità e precisio�ne che ne trassi conferma della perfetta efficienza del gruppo. Poi mi rizzarono una tenda e mi portarono una pentola di car�ne bolbta, che sarebbe bastata a sei persone, con contomo di pata�te, quelle patate che erano desti�nate all'orto del gen. Malta. La prima notte non riuscii a chiude�re occhio: in continuazione rumo�ri, richiami ai cammelli, spari. Ero solo in mezzo a sconosciuti, senza possibilità di difesa. Co�munque, all'alba ero ancora vivo e riprendevo il viaggio con gli organizzatissimi yemeniti, con i quali comunicavo a gesti. A Bon�ga ero festeggiato dai colleglli, soprattutto per i rifornimenti. Quindi rientravo con la colonna cammellata al Gogeb, dove i miei autisti avevano scaricato i viveri lasciandoli in consegna al sottuffi�ciale. Riuscivo cos�a tomare ad Addis Abeba appena in tempo per evitare di rimaner bloccato dalla stagione delle piogge». 1937. Carlo Guerraz, giovane ufficiale, al volante di un Fiat 634, in Abissinia

Persone citate: Addis, Carlo Guerraz, Malta

Luoghi citati: Abissinia, Addis Abeba, Bonga