La follia nella lette secondo Starobinski DELIRIO e CASTIGO di Gabriella Bosco

La follia nella lette secondo Starobinski DELIRIO e CASTIGO La follia nella lette secondo Starobinski DELIRIO e CASTIGO ATTUALITÀ' Gabriella Bosco LETTERATURA, e follia è un binomio fertile da sempre. Da quando però, nel corso dell'Ottocento, è nata e si è sviluppata una letteratura speci�fica a carattere scientifico sulla malattia mentale, con l'elabora�zione di un discorso atto a per�mettere la "lettura" del delirio, il rapporto tra questa letteratura e il racconto della follia che gli scrittori facevano nelle pagine dei loro romanzi è entrato in crisi, per una sorta di conflittuali�tà non detta e di un'invasione reciproca di campi. Il paradosso più interessante della vicenda sta nel fatto che spesso il caso di Balzac è sicuramente esemplare furono gli scrittori a vincere la palma della migliore efficacia nel di�scorso sulla malattia mentale: da un lato per il pubbhco molto più vasto raggiunto, ovviamen�te, cui gli alienisti miravano al di là del settore ristretto della loro disciplina; d'altro lato, anche ' questo è ovvio, per la maggior versatilità nel dominio dello strumento espressivo. Ma anche, e forse soprattutto, per il più gran�de distacco degli scrittori, rispet�to agli specialisti della malattia mentale, una loro obiettività pa�radossalmente maggiore, rispet�to alla diatriba che opponeva i sostenitori della foiba come ca�ratteristica dello spirito, di deri�vazione divina, e i convinti fauto�ri della malattia, curabile come altre malattie, riscontrabile tra�mite segni nel corpo, osservabile e descrivibile scientificamente. Il libro di Juan Rigoli, Lire le delire. Aliénisme, rhétorique et littérature en France au XIX siede (Fayard, pp. 646, F 190) illustra in lungo e in largo il campo di questa varia e variega�ta letteratura intomo alla folha, percorrendola trasversalmente, senza paratie tra discipline diver�se. Il risultato è estremamente affascinante, per l'abUità dell'au�tore che è professore di lettera�tura all'Università di Friburgo, in Svizzera nell'individuare i "punti di vista" relativi ai discor�si specifici; ad esempio quello di qualcuno che la follia oltre a scriverla la visse, come Gerard de Nerval. L'indagine di Rigoli infatti passa anche per la parola alienata in prima persona, per come fu letta da parte della classe medica, in contrasto con l'idea di chi continuava a ritene�re che la foUia non si potesse (o non si dovesse?) leggere. Jean Starobinski scrive una prefazio�ne entusiasta al libro, in nome della sua doppia appartenenza, alla letteratura e alla medicina. Com'è noto, il grande critico ginevrino è infatti approdato alla letteratura da medico, fatto che gli permette di illuminare dall'alto lo studio di Rigoli, e di esprimerne il senso in lucida, densa sintesi. L'anahsi di Starobinski pren�de il via da una Utografia di Daumier, della serie Les gens de justice ( 1846), in cm un ladrunco�lo si lamenta con l'avvocato no�minato d'ufficio dicendo: "Quello che mi dà noia è che sono accusa�to di dodici furti". E l'avvocato gli risponde: "Dodici... tanto me�glio... invocherò la monomania". Starobinski ritiene che questa Utografia sia "la mighore attesta�zione possibile della presenza della psichiatria e del suo lin�guaggio nelle pratiche sociali di metà Ottocento. Il volgare ladro diventa un malato mentale quali�ficato, di cui è possibile, penal�mente, invocare l'irresponsabili�tà. Perché questa parola dell'av�vocato abbia potuto essere im�maginata, e perché la sua carica comica abbia segnato un tipo di linguaggio, è necessario che un grande cambiamento sia soprav�venuto, dall'inizio del secolo, nei costumi, nelle istituzioni, nelle leggi. Il cambiamento è andato di pari passo con lo sviluppo di tutta una letteratura: trattati generali sulle malattie mentali, tesi e monografie specializzate, articoli e dizionari medici, opere di divulgazione, libri o articoli destinati al pubbhco colto, rap�porti redatti su richiesta dei magistrati, ecc. Gli autori di questi testi, al di là dello stretto dominio della medicina, cercava�no di raggiungere un pubbhco molto più vasto. Non è dunque sorprendente che i romanzieri e i poeti abbiano fatto eco agli psi�chiatri, adottando o contestando il loro giudizio sulla malattia mentale". La descrizione di un caso di schizofrenia data da Balzac nel Louis Lambert è da considerarsi, secondo gli specialisti stessi, co�me la migliore mai avutasi sino ad allora. Ma se Balzac, e altri scrittori come lui, hanno potuto ricorrere al linguaggio degli psi�chiatri contemporanei, Starobin�ski ritiene sia perché a loro volta gli psichiatri contemporanei, per elaborare il loro linguaggio, ave�vano utilizzato risorse retoriche provenienti da un fondo comu�ne. "La retorica non è stata solo un repertorio dei procedimenti; è stata anche un inventario delle passioni", scrive il critico. Preoc�cupati di leggere e dire il delirio con la massima efficacia, gli alienisti avevano riesumato le raccomandazioni che i trattati rivolgevano a oratori e poeti, e le avevano scrupolosamente segui�te nel "narrare" sia il caso singolo di malattia mentale, sia la collet�tività degli individui che soffriva�no della stessa affezione. Convinti che dalla conoscen�za precisa dei sintomi potesse derivare la diagnosi della follia, gli alienisti separavano netta�mente ragione, coscienza respon�sabile e stati di alienazione, e si attribuivano la capacità di discemere tra l'accettabile e l'ec�cesso. Starobinski apprezza l'equilibrio di Juan Rigoli nel mostrare "il carattere arbitrario dei giudizi che risultano da que�sto rapporto di esclusione tra ragione e sragione", e al tempo stesso approva il fatto che egli non cerchi "alcun pretesto per gratificare la follia di qualsiasi privilegio". "Se egli critica un eccesso di sicurezza da parte degh alienisti", continua il criti�co, "presunti detentori di una razionalità superiore capace in ogni circostanza di riconoscere i suoi simili, mai lo si vede dare del folle un'immagine mistifica�toria. E' troppo buon lettore per non aver riconosciuto che l'alienismo, benché portatore spesso di una costrizione imposta a individui recalcitranti da un "potere" intollerante nei confronti del disordi�ne, fu quasi a pari titolo un tentativo di risponde�re con mezzi alquanto poveri e che tali sono rimasti al giorno d'oggi all'appello lanciato da altri esseri, dal fondo di un ma lessere". Jean Starobinski conclu�de poi la presentazione del libro evocando l'altro atteggia�mento, tutto opposto, di quegh psichiatri che, pur utilizzando analogo linguaggio, ritenevano la folha una semplice esagerazio�ne dehe passioni presenti in ognuno di noi. Scrive Starobin�ski: "Al limite, se si radicalizzasse il discorso di certi autori, non ci sarebbe folha. Vedremmo allo�ra opporsi a un imperialismo della ragione (che esclude la folha), un imperialismo della pas�sione e del sentimento (che inclu�de la folha e la installa nella nostra intimità)". Per il critico, il merito maggiore di Juan Rigoli è di puntare il dito su questo dilemma, che "fa parte", constata acutamente, "della nostra eredi�tà romantica". II critico ginevrino, medico di formazione, presenta un saggio di Juan Rigoli, uscito in Francia da Fayard: come i romanzi delI'SOO hanno anticipato la psichiatria Furono gli scrittori, basti pensare a Balzac e a Gerard de Nferval, a comprendere e divulgare le prime ricerche della scienza sulla malattia mentale; si credeva allora che ci fosse una netta separazione fra la ragione e la follia, come fra la coscienza e il sogno; poi si cominciò a dire che noi possiamo capire i folli perché non sono diversi da noi, in loro esplode 'esagerazione delle passioni. Ma se portiamo all'estremo questa tesi, rischiamo di pensare che la follia non esista più Furono gli scrittori, basti pensare a Balzac e a Gerard de Nferval, a comprendere e divulgare le prime ricerche della scienza sulla malattia mentale; si credeva allora che ci fosse una netta separazione fra la ragione e la follia, come fra la coscienza e il sogno; poi si cominciò a dire che noi possiamo capire i folli perché non sono diversi da noi, in loro esplode 'esagerazione delle passioni. Ma se portiamo all'estremo questa tesi, rischiamo di pensare che la follia non esista più ritica un da parte ua il criti�ri di una capace in onoscere i vede dare mistifica�ettore per che l'aliere spesso posta a da nte di�olo de�nto no gi altri ma onclu�ne del atteggia�di quegh tilizzando ritenevano sagerazio�esenti in Starobin�icalizzasutori, non mmo allo�perialismo sclude la della pas�che inclu�alla nella l critico, il an Rigoli è u questo , constata tra eredi�

Luoghi citati: Fayard, Francia, Svizzera