KISSINGER «Gli usa fra le due Coree »

KISSINGER «Gli usa fra le due Coree » KiM OAE JUNG OGGI ALLA CASA I PER UN NUOVO E PIÙ' STABILE ORDINE ASIÀTICO KISSINGER «Gli usa fra le due Coree » intervento Henry Kissinger LA visita del presidente su�dcoreano Kim Dae Jung a Washington il 6 marzo av�viene al momento opportuno. Perché questo Paese, punto fo�cale delle tensioni in Asia per un secolo, può ora emergere come pilastro di un nuovo e più stabile ordine asiatico. Negli ultimi mesi della presi�denza Clinton il capo dello Sta�to sudcoreano era stato invitato in Corea del Nord. Il numero due della gerarchia militare nordcoreana, vice maresciallo Jo Myong Rok, era stato ricevuto a Washington da Clinton ed era stato ospite di una cena ufficia�le con il segretario di Stato Madeleine Albright, che poi ha restituito la visita a Pyongyang. Nelle ultime settimane del man�dato Clinton avrebbe gradito un viaggio ufficiale nella stessa Pyongyang, poi non realizzato soltanto perché i nordcoreani non hanno accettato di impe�gnarsi a bloccare l'export di missili. Negli ultimi 50 anni la Corea del Nord è stata una dittatura sta�linista in carica�tura, mentre la Corea del Sud si è gradualmente trasformata in una vera demo�crazia e ha rag�giunto il livello economico dei Pa�esi sviluppati. In�vece anche nell'era di Internet il Nord tiene segregata la sua popolazione dal resto del mon�do. La sua economia è in banca�rotta e l'agricoltura è collassata fino alla carestia di massa. Ciononostante, destinando al�le spese militari una quota stra�ordinaria del suo prodotto lor�do, la Corea del Nord si è dotata di carri armati e artiglieria in quantità, che ha schierato in gran parte in prossimità della capitale sudcoreana Seul. Pyon�gyang ha ottenuto valuta estera vendendo missili a Paesi ostili all'Occidente e sta ricattando Sud Corea, Giappone e Stati Uniti dotandosi di una tecnolo�gia nucleare che minaccia di sviluppare bombe atomiche. L'obiettivo a lungo termine del regime nordcoreano non è una guerra, che non sarebbe in grado di sostenere, ma di demo�ralizzare il Sud e di minarne le relazioni con gli Usa trattando direttamente con Washington il futuro della penisola corea�na. Se Pyongyang avesse suc�cesso nel suo tentativo di legit�timarsi come rappresentante dell'interesse nazionale corea�no, Seul sarebbe emarginata nel ruolo di ausiliaria degli americani. Questa politica non è stata priva di successi. Nel 1994 gli Stati Uniti condussero trattati�ve per conto loro con la Corea del Nord, a seguito delle quali Corea del Sud e Giappone accet�tarono di regalare a Pyongyang due reattori atomici ad acqua pesante e gli Usa si impegnaro�no a fornire olio combustibile, in cambio della sospensione del programma nucleare del Nord (ma non della rinuncia al mede�simo). Benché quest'accordo ve�nisse giustificato come contri�buto alla non-proliferazione, è più probabile che abbia avuto effetto in senso opposto, incitan�do altri «Stati-canagUa» a dare il via ai loro propri programmi atomici per dotarsi di una equi�valente moneta di scambio. Se la nostra politica consi�stesse in un mutamento di toni e in un sostegno economico alla Corea del Nord, non farebbe che perpetuare l'esistenza di un re�gime la cui minaccia è una delle giustificazioni del programma americano di difesa antimissile. La recente corsa a Pyongyang potrebbe aver confermato nel dittatore nordcoreano Kim Jong II la convinzione che non sia necessario trattare diretta�mente con Seul per risolvere i suoi problemi. La visita di Kim Dae Jung a Washington offre l'opportunità di coordinare le strategie americana e sudcoreana. Né l'Ameri�ca né la Corea del Sud possono desiderare che il regime nordco�reano si perpetui, con il suo sistema d�controllo e il suo apparato militare, semplice�mente in cambio di toni più gentili. La strategia comune dovreb�be fondarsi su due principi: primo, la chiave della stabilità della penisola è l'alleanza fra America e Sud Corea e non il riavvicìnamento con il Nord Corea; secondo, Seul deve reci�tare il ruolo principale nei negoziati Inter-coreani. Pyong�yang deve convincersi che la via per Washington passa da Seul, mentre non deve succede�re il contrario, come avverreb�be per esempio se gli Stati Uniti premessero su Seul affinchè faccia concessioni. Naturalmente il regime nor�dcoreano potrebbe crollare, co�me è accaduto a quello della Germania Est. Un processo rapido di riunificazione fareb�be sembrare facili i colossali problemi che la Germania ha dovuto affrontare nell'ultimo decennio. Il prodotto pro-capi�te era più o meno di due a uno tra Germania Ovest e Germa�nia Est; è invece di dieci a uno tra Corea del Sud e del Nord. Per quanto riguarda gli Sta�ti Uniti, essi non hanno motivo per opporsi alla riunificazione coreana e, anzi, molti per soste�nerla. Ma per l'America c'è in gioco nella penisola anche qualcosa di più importante, perché il futuro di tutta l'Asia dipenderà in misura considere�vole da quel che sarà delle truppe Usa attualmente stazio�nate al 38" parallelo. Se tali truppe fossero ritirate, si fareb�be controverso anche il futuro della basi americane in Giappo�ne. E se le forze statunitensi abbandonassero del tutto l'Estremo Oriente, ne nascereb�be una situazione politico-mili�tare completamente nuova per tutto il continente, con una possibile crescita del nazionahsmo in Giappone, Cina e Corea. Può darsi che gli Stati Uniti non siano in grado di bloccare questi sviluppi, ma non do�vrebbero neanche rischiare di affrettarli. Copyright Los Angeles Times L'obiettivo a lungo termine del regime nordcoreano non è la guerra, che non sarebbe in grado di sostenere, ma demoralizzare il Sud: minarne le relazioni con gli Stati Uniti trattando direttamente con Washington il futuro, emarginando Seul La strategia U comune dovrebbe fondarsi su due principi: primo, chiave della stabilità è l'alleanza fra America e Sud Corea e non il riawicinamentoconil Nord; secondo, Seul e non Pyongyang deve guidare il dialogo inter-coreano Il leader nordcoreano Kimjongll (a destra nella foto) e il presidente sucoreano Kim Dae Jung, che sarà oggi a Washington, al termine del loro storico incontro nel giugno scorso L'ex presidente Bill Clinton