«Non ripeterò il ko di Mirofiori Mi gioco tvHo sulle periferie» di Giampiero Paviolo

«Non ripeterò il ko di Mirofiori Mi gioco tvHo sulle periferie» IL CANDIDATO SINDACO «LA SCONFITTA CON MELUZZI M'HA INSEGNATO MOLTO» «Non ripeterò il ko di Mirafiori Mi gioco tutto sulle periferie» Giampiero Paviolo TORINO PER il primo giorno da candi�dato ha scelto una giacca di velluto marrone, pantaloni scuri e una cravatta blu. «Sui mani�festi vedrete qualcosa di megho» ammette col sorriso dell'eterno ra�gazzo dalla battuta facile e dissa�crante. Ma questo non è giorno da ridere: «Dovrei essere felice, e sen�to dentro una grande pena. Lascia�mo perdere, parhamo di politica». Perché ha accettato la candi�datura? «Non potevo sottrarmi, era un dovere morale. Guardi, anche mia moglie sulle prime era spa�ventata. Poi mi ha detto: "Se rifiuti ti porterai dentro il rimor�so per tutta la vita". Raccolgo un'eredità pesante, ma anche ric�ca. E la testimonianza che Torino ha dato nei giorni del dolore, con tutta quella gente in fila verso la camera ardente, dimostra che abbiamo un patrimonio da non disperdere» Non tutti l'avevano capito per tempo, visti i molti osta�coli che si erano frapposti alla candidatura di Carpani�ni. «E' vero, ma forse è successo perché lui appariva molto meno di quello che era. Lo dico da carpaniniano della prima ora». E' stato Fassino a convincer�la? «Fassino mi ha chiamato venerd�sera, vigilia dei funerali. Ci sono state pressioni per una sua candi�datura, e le dico francamente che sarebbe stata la migliore possibi�le. Ma lui non poteva accettare e mi ha chiesto la disponibilità. Ho risposto di sì. Con Piero abbiamo fatto tanta strada. E so che nelr84 pensava a me come uno dei possibili successori alla segrete�ria provinciale. Poi ci fu il referen�dum sulla scala mobile...» E lei si guadagnò la fama di rompiscatole che l'ha accom�pagnata a lungo. «Io e pochi altri eravamo risoluta�mente contrari. Un pugno di compagni che pensavano alla con�certazione come unica strada nei rapporti con gli industriali. Non ci fu storia, naturalmente. Entrai in crisi, chiesi a Fassino di allontanarmi dal cuore del partito: finii alla segreteria del gruppo comunista a Bruxelles. Mi serv�a guarire». Poi venne Qcchetto.. «Fui tra i primi a condividere la svolta della Bolognina, ricordo come adesso una drammatica assemblea alla sezione Garibaldi: c'era gente che piangeva. In quei mesi provai tristezza nel vedere un pezzo della nostra storia che se ne andava. Ma non ho mai avuto rimpianti. A Torino ero stato tra i primi a parlare di socialdemocrazia, quando la pa�rola era bandita. E ho conservato tanti amici tra chi non ha condivi�so il cambiamento. Con Qcchetto mi vedo spesso alla Camera, cre�do di essere tra i pochi a scambia�re qualche battuta con lui. Anche con Veltroni parliamo spesso. Con D'Alema meno, è più freddo o forse solo più timido». Lei pensa di essere un fred�do? «Qualcuno dice così. Io non cre�do, altrimenti non avrei trovato il coraggio di candidarmi in que�sto momento. E poi a riscaldarmi penserà la consapevolezza della battaglia che sto iniziando, che non era la mia sfida ma che voglio onorare nel nome di una grande persona. Detto questo, un po' di distacco serve, aiuta a essere più lucidi. Ma l'importan�te è rimanere se stessi». Cosa pensa di Roberto Ros�so, il suo avversario? «Lo conosco poco, non è mai stato un frequentatore assiduo della Camera. Direi un uomo di parti�to, di quel partito, in senso stret�to» Uno dei grandi elettori di Rosso si chiama Deodato Scanderebech. Le ricorda qualcosa? «Non mi ci faccia pensare. Certo che mi ricorda qualcosa: la scon�fitta nel coUegio di Mirafiori. Scanderebech aiutava Meluzzi, e Meluzzi vinse, Per pochi voti ma vinse contro il segretario dei ds, io per l'appunto. Quella sconfitta mi ha insegnato che dovevo parla�re meno con gh apparati, e stare in mezzo alla gente. In questi anni ho provato a farlo, credo di esserci riuscito» Cosa porta di Carpanini nel suo bagaglio di candidato? «Tutto. Gh impegni sottoscritti, il programma che io condivido al cento per cento, mi lasci dire anche il sogno di una città da aiutare nel suo processo di cresci�ta. Castellani ha assecondato que�sto processo, ed oggi Torino ha un'industria che ha saputo rinno�varsi, che non vuole smobilitare. E intanto si sta guadagnando un ruolo di capitale della nuova economia. Politecnico e Universi�tà sono gioielli della cultura, la formazione professionale deve avere un ruolo sempre più impor�tante. Stiamo guardando al mon�do, creiamo occasioni per il turi�smo, e presto il mondo ci guarde�rà per le Qlimpiadi. Ci faremo trovare pronti anche con le gran�di infrastrutture, dalla metropoli�tana all'alta velocità. Al tempo stesso è fondamentale garantire la sicurezza di chi vive qui, rappresentando gli interessi di Torino a tutti i livelli. Senza mai dimenticare la solidarietà verso chi è meno fortunato e verso chi viene in Italia per cercare occasio�ni di lavoro» Dove si vincono le elezioni? «In periferia, dove il popuhsmo può attecchire in fasce deUa popo�lazione che vivono situazioni più difficili. L�dobbiamo combatte�re, l�possiamo vincere o perde�re». La squadra? «Troppo presto per parlarne. Ri�spetto a Domenico avrò bisogno di assessori più esperti. Lui ave�va una conoscenza eccezionale dei problemi, anche di quelli che noi chiamiamo piccoh, e che inve�ce sono il sale deh'amministrato�re di razza». Si candiderà anche alle poli�tiche? «No, mi gioco tutto qui. Dentro o fuori, troverei immorale cercare un paracadute». «Ho accettato dopo una telefonata con Piero Fassino: era un dovere morale raccogliere l'eredità di Domenico» «Ho buoni rapporti con Veltroni e Achille Occhetto D'Alema? E' più freddo o forse solo più timido» «Non mi candiderò per le Politiche Questa città nei prossimi anni avrà un ruolo fondamentale» In alto Chiamparino con Carpanini A destra con il sindaco di Torino Valentino Castellani

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