Quell'Otello tagliaboschi strizzato da Desdemona

Quell'Otello tagliaboschi strizzato da Desdemona A Venezia la lunga versione di Nekrosius dopo tre anni di gestazione Quell'Otello tagliaboschi strizzato da Desdemona Masolino D'Amico VENEZIA L'atteso «Otello» definitivo di Eimuntas Nekrosius, tre anni di gestazione e varie anticipazioni parziali, dura, non spiacevol�mente, quattro ore e un quarto con due intervalli, eppure non ci sono né il Doge né il Senato di Venezia (di quella scena abbia�mo solo la tirata di Otello), non c'è Cassio ubriaco e destituito, non c'è Montano, non c'è Grazia�no venuto a richiamare Otello da Cipro. Inoltre non si parla mai di minaccia turca, e anche se un paio di volte lo chiamano moro, Otello non ha problemi di pelle: Vladas Bagdonas ha semmai l'aspetto di un robusto taghaboschi nordico, cranio rasato, bar�ba bianca, calzouacci, scarponcioni, e incarnato candido. Quan�do Desdemona gli stringe il naso per farlo tornare in sé, le sue delicate narici rimangono a lun�go paonazze. Il grande regista lituano ha dunque scelto dal celebre copio�ne di Shakespeare solo qualcosa, per il resto affidandosi appunto alla celebrità del medesimo: per�ché spiegare il già noto? A lui interessa solo un certo conflitto, tra Iago e Otello, ovvero tra Otello e la sua gelosia; ovvero il sospetto di un uomo avanti negli anni, di avere fatto male a secon�dare l'infatuazione di ima ragaz�za giovane e affettivamente ag�gressiva. Più ancora, anzi, più di tutto, a Nekrosius interessa poi di far spazio alle estrose inven�zioni con cui illustra certi mo�menti, o esplora certi temi, ma�gari non owii. Un tema che lo attrae, per esempio, è quello della traversata per mare. Nessu�no ci ha detto che si va a Cipro, ma ecco che il palcoscenico di�venta una sorta di tolda domina�ta da festoni di amache che sembrano vele; e la ciurma. sorvolata da un aereo di cui sentiamo i motori, gli indirizza a lungo segnali disperati, come naufraghi in cerca di soccorso. Un altro tema, mai perso di vista, è quello del mare. Ogni tanto si alzano rumori di risac�ca, e la platea funge da pelago su cui i personaggi si affacciano, in cui gettano o da cui recuperano oggetti, o se stessi; e quasi co�stantemente due goffi e occhialu�ti marmai in buffa tenuta e calzoni rimboccati (prima o poi tutti si tolgono e rimettono scar�pe e calze) agitano dei bidoni di plastica che producono un fru�scio come di onde. C'è poi il rilievo dato a taluni oggetti dalla presenza molto forte sul palco quasi nudo, dal fondale nero con alle estremità due portoni che trasudano acqua. Tra questi og�getti sono un vaso da fiori di coccio, vuoto, che spesso Iago punta a mo' di cannocchiale, sbirciando nel buco; ima specie di canna per misurare i cavalli, che con un panchetto davanti diventa totem, oppure palo della tortura; delle vecchie mangiato�ie di legno che Otello si trascina dietro come Gulliver le navi lillipuziane, e che da ultimo getta in platea. C'è poi, cifra stihstica di tutto lo spettacolo, la ripetizione al�l'infinito degli effetti. Angoscia�ta da Otello che l'ha aggredita verbalmente (ogni tanto lo fa anche fisicamente, scaraventan�dola in terra: le nivee gambe della coraggiosa attrice sono pie�ne' di escoriazioni), Desdemona si sposta nervosa tra due sedie, una tappezzata di bianco, una di nero, prima rannicchiandosi sul�l'una, quindi sull'altra, per più di trenta volte. Quando scopre che Otello ha assassinato la mo�glie, Emilia sdegnata gli dà un calcio, e poi un altro, e un altro, fino a dodici. Quando un perso�naggio spicca una corsa, il che capita soprattutto al dinamicissi�mo Iago, ma anche a Otello, poi lo rifa, e lo rifa, e lo rifa ancora, fino a finire coperto di sudore. Anche il sottofondo musicale, strimpellato da un pianista in un angolo, ma non solo, sono pochi temi reiterati ossessivamente. Desdemona (Egle Spokaite) è una Natascia di «Guerra e pace», flessuosa e agilissima; Iago (Rolandas Kazlas), che ride molto, un attraente incrocio tra Steve McQuoen e il Donald O'Connor che in «Cantando sotto la piog�gia» si precipitava contro il mu�ro per scalarlo e capovolgersi. Molta acrobazia da parte di tutti, dunque, urli e sonorità nel poco parlato ovviamente in litua�no, senza troppe manipolazioni, se possiamo fidarci dei soprattitolì, del superstite dettato shake�speariano; molta ironia, straccioneria nei costumi (malconce divi�se approssimative), rapida impo�stazione della storia e prolungatissimo finale, con insistiti silen�zi di Otello e suoi rituali sul cadavere di Desdemona. Pubbli�co attento, e rispettose ovazioni al termine. Molte acrobazie da parte degli attori Urli e suoni in mezzo al poco Shakespeare in lingua straniera. Ironia etantastraccioneria Lo spettacolo dura 4 ore. Non ci sono Doge, Senato, Cassio Al regista lituano pare interessare soltanto il conflitto con Iago A destra un momento dello spettacolo in scena a Venezia

Luoghi citati: Cipro, Emilia, Venezia