UCCIDERE IL SORRISO DI DIO di Barbara Spinelli

UCCIDERE IL SORRISO DI DIO IAFURIA TALEBAN SULLE STATUE DI BUDDHA UCCIDERE IL SORRISO DI DIO Barbara Spinelli CHI ha visto le statue dei Buddha che i taleban hanno condannato alla distruzione, sa�rà stato colpito dalla calma contenuta di quei volti scolpiti nella pietra, che hanno traversa�to i secoli e danno l'impressione di oltrepassarli. Forse le milizie rehgiose desiderano abbatterli perché sospettano che i Buddha siano più vivi di loro, scrive Roberto Galasso su la Repubbli�ca. Forse vogliono uccidere il volto di Dio perché l'uomo nel corso della civiltà ha deciso un giorno di rappresentarlo, per esorcizzare la paura che esso suscitava. I mihziani integrali�sti pretendono di agire in nome di Allah, ed è l'umanità di Dio che vogliono in realtà devasta�re. Deturpando il suo volto teireno restaurano tra gli uomini la paura, e la paura è l'orizzonte che intendono imporre. Mettendo sullo stesso piano immagini sante e cinema, poe�sia e arte preislamica, immani statue della valle di Bamiyan e televisione, il totahtarismo mu�sulmano uccide anche la sereni�tà, che ci viene dall'arte asiati�ca: quella buddhista come quel�la khmer. La serenità asciutta di quei sorrisi che non cessano di turbare «TRADISCONGli studiosi bula mediazioBattista, Chiesa, Cottol'animo, e di agire su di es�so alla stregua di bàlsamo, di limpida bevan�da. Gli inverosimili sorrisi khmer, contemplabili nel mu�seo Guimet di Parigi, possono accompagnare una vita, impre�gnarla, ma non sono semplice�mente vita, biologia. Posseggo�no qualcosa di più lieve e al tempo stesso più grave. Incarna�no l'esistenza che non si limita a superare la morte ma è vita-nella-morte, delia-morte. Sono fi�gure delTimmortalità: che pos�siamo negare, ma che è lievito dell'opera umana. Le stesse na�zioni musulmane hanno trema�to, alla minaccia iconoclasta. Sanno che l'Islam vieta di ripro�durre Dio, come l'ebraismo, ma sentono che qui si rischia di andare oltre la devozione. Feri�to non è l'idolo, ma l'idea stessa di Dio. Nella sua ineffabilità, nella radicale alterità del suo sorriso. Dio viene dichiarato morto. E molto più che morto: ado�rarlo in effigie è ritenuto frivo�lezza, cometa donna che mostra il volto o l'essere umano che ama un film. Frivolo vuol dire sminuzzato, friabile. L'indivi�duo che aspira a lasciar tracce del suo breve passaggio terre�stre, che trasmette il sacro ai secoli futuri, ha questo destino: è votato a non sentirsi che fram�mento sminuzzato. Un nulla è passato per questa terra: ima vitajutile che lo dice l'etimolo�gia «si versa facilmente». I mortali che siamo non hanno adorato nulla, non hanno avuto oggetti di culto, non sono che fumo sperso negli eoni. L'eterni�tà non ha da essere: decreta l'uomo-Dio. Non deve restare alcunché di quei sorrisi appena abbozzati, di quella vita-nellamorte. Il regno dell'integrali�smo taleban è nichilista, e la fine dell'eternità assassina irresisti�bilmente anche il tempo. O IL CORANO» ddisti chiedono . ne dell'Islam Rampino A PAG. 9 E 20 E' stato sempre così, nelle iconoclastie come nelle apocalis�si rivoluzionarie intese a sovver�tire abitudini, fedi antiche. Non c'era che un futuro immagina�rio il paradiso in terra, deposi�tario di virtù e castigatore di vizi e il tempo s'annullava. Non incorporava più il passato, che veniva soppresso, né il pre�sente che si riduceva ad antica�mera di celeste avvenire. Ed è strano che vi siano musulmani che hanno dimenticato le ferite inflitte da simili chirurgie. Quando le milizie croate distrus�sero il piccolo ponte di Mostar, nel '93, fu precisamente questo l'effetto: si instaurò la paura, metafisica, di esser caduti fuori del tempo. Costruito nel 1566, il. ponticello ottomano era per i bosniaci quel che per gli italiani è il Ponte dei Sospiri: una scheg�gia della psiche. Oppositore di Milosevic, l'architetto Bogdanovic vide nell'evento uno strappo nella stoffa dei secoli: «E' come fosse morto un mio parente. Il ponte era un'architettura meta�fisica che legava culture, popo�li: era un arco celeste, e ora mi chiedo come vivranno i cittadi�ni di Mostar. Una parte del loro essere è smarrita. Con tali priva�zioni, i popoh perdono U loro posto nel tempo». La giornalista croata Sla^ venka Drakulic confessò che, quel pon�te, lei non lo aveva purtrop�po visitato: «Nella mia folche sarebbe ha, immaginavo esistito sempre. E quando ricor�do che non c'è più, sento uno spasmo nello stomaco. Ho l'im�pressione che nello spazio vuo�to, stia acquattata adesso la morte». Gli integralisti decapitano in�distintamente infedeli e statue preislamiche, donne ostili al chador o giovani amanti della musica: distinguere non ha sen�so, perché per i terroristi religio�si U pericolo è analogo. Nelle statue sono racchiuse catene di generazioni, e secolari antidoti contro l'angoscia. Sfigurare i Buddha e le opere d'arte è come ammazzare il volto dell'uomo, e il dm-are della sua orma. E' giusto ricordare che l'inte�gralismo islamico ha appreso l'iconoclastia dai nichilisti d'oc�cidente, e dal Terrore delle sue rivoluzioni, cos�come è appro�priato scorgere l'intrecciarsi per�verso tra vizi occidentah e orien�tali. Resta tuttavia che il Volto è essenziale nella civiltà europea e cristiana, e che la sua incarna�zione è stata, e rimane, la sua forza. Contro le eresie iconocla�ste dell'VUI e IX secolo, contro calvinismo e puritanesimo, il cristianesimo ha valorizzato e custodito l'incontro con il volto: nella pittura, nella scultura, nel�la sindone, nell'icona. E' quello che Burckhardt chiama il valore della similitudine, e la lotta dell'arte sacra contro la paura di Dio. Le «mille Madonne e mille Pietà» hanno umanizzato Maria, umanizzato Dio: hanno aiutato l'arte a occuparsi degli umili, a scoprire la grandezza sohtaria dell'individuo. A parti�re dalle prime Madonne dipinte, divenne sacrilegio uccidere il sorriso paziente, sofferente, del Dio pietoso verso gli Ultimi. «TRADISCONO IL CORANO» Gli studiosi buddisti chiedono . la mediazione dell'Islam Battista, Chiesa, Cotto, Rampino A PAG. 9 E 20

Persone citate: Burckhardt, Di Dio, Feri, Milosevic, Roberto Galasso

Luoghi citati: Bamiyan, Parigi