« Editori e intellettuali nella Gladio rossa»
« Editori e intellettuali nella Gladio rossa» « Editori e intellettuali nella Gladio rossa» Un dossier alla Commissione Stragi accusa Einaudi e Feltrinelli Francesco Grignett�ROMA Questa volta tocca alla Gladio rossa. Il professor Gianni Donno, docente di storia contemporanea all'università di Lecce, e consulen�te di fiducia di Forza Italia, ha consegnato ieri un poderoso stu�dio sull'apparato paramilitare del Pei che porta per titolo, senza tanti giri di parole: «Alle origini del terrorismo in Italia». Con que�sta relazione, infatti, il professor Donno ingaggia una gagliarda bat�taglia contro una «vulgata di sini�stra» che di quell'apparato dà una lettura minimalista e tutta difensi�va. Al contrario, secondo Donno, l'ala militarista del Pei fu organiz�zata con «scopi offensivi», restò attiva per almeno venti anni dopo la Liberazione e continuamente ammodernata fino a sfociare nel terrorismo. E' addirittura entusiastico il commento del senatore Vincenzo Manca, di Forza Italia: «Ora si possono riscrivere le pagine "rosse" della nostra storia eversi�va e terroristica». E' ponderata invece la riflessione di Francesco Cossiga: «Mi sembra tragicamen�te naturale che in una società totalmente disomogenea come quella italiana dove il fascismo prima, la sconfitta e la dissoluzio�ne dello Stato dell'S settembre, e la dimensione non solo di guerra patriottica ma di guerra civile e di classe della Resistenza, uccidesse�ro il concetto unitario di patria». La relazione Donno quanto prima finirà tra le mani dei magistrati della Procura di Roma, che già scandagliarono la Gladio rossa e decisero l'archiviazione del proce�dimento. Un'avvertenza prima di tutto: la relazione del professor Donno si basa quasi interamente su docu�menti della polizia, dei carabinie�ri, delle prefetture e del Sifar risalenti al periodo 1945-1960. Ne allega ben 180 alla sua relazione. Ma quelli erano gli anni della guerra fredda. E dalla documenta�zione trasuda tutta la psicosi anti�comunista del periodo. Visto dalla prospettiva istituzionale, il Pei era soltanto un immenso bacino di militanti fanatici, di armi nasco�ste, di piani insurrezionali, di direttive sovversive del Cominform. E il sospetto diventa una lente deformante. Capita cos�che due case editri�ci di sinistra, quali la Feltrinelli e l'Einaudi, certamente organiche alla cultura comunista dell'epoca, diventino nel gergo questurino del . 1951 una «sezione culturale-spionistica» oppure un «complesso editorial-culturale bolscevico». E non manca una informativa del 1952 secondo cui «il Pei clandesti�no avrebbe recentemente costitui�to un Comitato Culturale Supre�mo composto soltanto da professo�ri universitari». Ma anche uno sciopero ben riuscito, come quello dei ferrovie�ri, diventa la prova generale di un'insurrezione. E il proselitismo tra i lavoratori postelegrafonici insinua il dubbio di un piano diabolico per controllare il traffi�co dei telegrammi tra le stazioni dei carabinieri. Lo stesso dicasi per l'accoglienza della Fgci ai Rovani comunisti che sono sotto e armi. I corsi per i militanti, poi, sono fonte di mille sospetti. Le sezioni del Pei ne organizzano in continua�zione. Ci sono quelli su base nazio�nale alla scuola quadri di Frattocchie. E infine vengono registrati quelli un po' speciali nei Paesi dell'Est, in Cecoslovacchia o in Jugoslavia. Secondo i nostri appa�rati, più che di marxismo-lenini�smo si parlava di sabotaggio e infiltrazione. Possibile. Ma certo è incredibile un appunto dell'agosto 1952, per di più con la stampiglia,tura «visto dal Ministro», dove si 'dà conto che i dirigenti della federazione di Bari avrebbero «dettato il seguente tema ai fre�quentatori del noto corso per corri�spondenza: "Sabotaggio alle auto�rimesse militari..."». Corsi di sabo�taggio per corrispondenza? Il professor Gianni Donno, sul�la base di tutto questo materiale, conclude che «ci fu una stretta relazione organizzativa tra parti�to, Anpi, Fgci e apparato milita�re». L'apparato sarebbe stato tenu�to in vita per tutti gli Anni Cin�quanta e si sarebbe poi visto all'opera nei moti di piazza del 1960 contro il governo Tambroni. Scrive: «Il Pei dai suoi capi ai militanti di base, pratica al con�tempo l'azione legale e quella illegale. I due livelli sono inestrica�bili, indistinguibili, come due fac�ce di una stessa medaglia. Del resto non deve stupire che un partito politico che ha basato la propria ideologia sui principi del marxismo-leninismo, per i quali la violenza rivoluzionaria è il motore stesso dell'azione politica, abbia considerato la possibilità di ricorrere a metodi illegali a fianco dell'azione legale e istituzionale». Giangiacomo Feltrinelli, fondatore della casa editrice, mor�dilaniato da un'esplosione nel 1972 a Segrate, sotto un traliccio dell'alta tensione
Luoghi citati: Bari, Cecoslovacchia, Italia, Jugoslavia, Roma, Segrate
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