«Porterò a Hew York quelle opere d'arte»

«Porterò a Hew York quelle opere d'arte» «Porterò a Hew York quelle opere d'arte» Il direttore del Metropolitan Museum tratta con Kabul intervista Maurizio Moiinari corrispondente da NEW YORK PHILIPPE de Montebello è il personaggio del giorno nella Grande Mela. L'idea di strappare ai taleban fonda�mentalisti i maestosi Buddha di pietra della provincia di Bami�yan ha conquistato l'attezione dei grandi network e garantito l'attenzione, discreta, della nuo�va amministrazione Bush. De Montebello, francese naturaliz�zato americano, direttore da 23 anni del Metropolitan Museum, glissa ed afferma che non si aspettava tanto rumore. Ma, ad ascoltarlo, si ha la sensazione che sia convinto di potercela davvero fare, che non si tratti di un'impresa impossibile. Questa intervista dimostra che la trat�tativa è già iniziata: il linguag�gio di de Montebello è felpato, risponde a tutte le domande soppesando i termini, fa atten�zione a non dare giudizi di merito sul regime dei taleban e, soprattutto, si guardai bene dal dire «quanto» potrebbe costare alle casse del museo più cono�sciuto di New York riscattare i grandi Buddha dell'Afghani�stan. Quale è l'offerta che avan�zate ed taleban per farli desistere dall'opera di de�molizione? «Chiedo loro, innanzitutto, per cortesia, di porre fine all'opera di demolizione di queste statue. La nostra offerta è un tentativo. Voghamo provare a fermare la distruzione di questi importan�ti monumenti in Afghanistan. La cosa più importante per il Museo è, adesso, che si inter�rompa la demolizione. Se que�sto avverrà passeremo alla se�conda fase, quella del trasporto a New York». E' un tentativo realizzabile o. state solamente tentan�do di farvi pubblicità? «E' un tentativo molto concre�to. Chiediamo alle autorità com�petenti il permesso di rimuove�re alcune delle sculture traspor�tabili e quindi di portarle al Metropolitan Museum. Ovvia�mente il tutto a nostre spese». Perché crede di poter con�vincere i taleban a trasferi�re i Buddha nel cuore del�l'Occidente simbolo di tut�to ciò che loro avversano di più? «Per una ragione assai sempli�ce. Le statue al Metropolitan Museum si verrebbero a trova�re in un contesto, in un ambien�te, del tutto laico. Verrebbero considerate, e trattate, come opere d'arte e non come oggetti di culto». Crede davvero di potercela fare seguendo questa stra�da? «Noi lo speriamo. Voghamo riu�scire in qualsiasi modo a preser�vare l'esistenza di queste opere d'arte presenti in Afghanistan». Siete pronti a collaborare con Kabul se i taleban ac�cettassero l'offerta? «Certo. Da parte nostra siamo pronti ad inviare i nostri esper�ti, a nostre spese, affinché si incontrino con loro. L'idea è di collaborare nella scelta delle statue che si possono pratica�mente portare via e, con il loro consenso, portarle nelle nostre sale». Quindi per il più alto Bud�dha in pietra esistente non c'è nulla da fare, la sua sorte è segnata? «Per le sculture che sono inca�stonate dentro le rocce non possiamo fare nulla. Ci possia�mo occupare solo di quelle di misure minori, a dimensione umana». Siete soli nell'avanzare questa offerta o avete a fianco altri grandi musei d'arte? «L'offerta è nostra e siamo pron�ti a finanziarla. Ma ho ragione di credere che se i taleban mostras�sero disponibilità altri musei, come il Louvre ed il British Museum, si unirebbero all'inizia�tiva che abbiamo intrapreso».

Persone citate: Bush, De Montebello

Luoghi citati: Afghanistan, Hew York, Kabul, New York