Carpanini muore nel primo duello elettorale di Giampiero Paviolo

Carpanini muore nel primo duello elettorale Carpanini muore nel primo duello elettorale Torino, dopo il dramma il Polo sospende la campagna Giampiero Paviolo TORINO La mano portata al viso. Un gesto comune, normale, appena notato dal pubblico che seguiva il dibattito all'Associazione com�mercianti. Poi, improvvisamen�te, si è accasciato accanto a noi giornalisti che lo stavamo inter�vistando ed è scivolato con una smorfia, bianco in volto: un ictus o un'emoiragia cerebrale. Domenico Carpanini, 47 anni, vicesindaco e candidato del cen�trosinistra per la successione di Valentino Castellani, è morto così. Alle dieci e mezzo di ieri sera, poco dopo l'inizio del pri�mo faccia a faccia elettorale con Roberto Rosso, coordinatore di Forza Italia per il Piemonte. Inutile l'immediato soccorso di Silvio Viale, medico e capo�gruppo dei Verdi in consiglio comunale. Inutile il prodigarsi di Marco Calgaro, anche lui medico, l'uomo in corsa per diventare numero due di Palaz�zo civico in caso di vittoria del centrosinistra. Per lunghi minu�ti i soccorritori hanno cercato di far ripartire il cuore, mentre, fuori dell'Ascom, la gente stava al freddo ad aspettare, ancora ignara della tragedia, e poi stupi�ta che il vicesindaco non venisse tmsportato sull'ambulanza in attesa. Non erano ancora le 23 quando il dottor Calgaro è uscito dalla piccola sala riunioni: «E' finita» ha mormorato. Da poco era arrivato il sindaco Valentino Castellani, e attorno c'erano i segretari locali dei Ds Pietro Marcenaro e Alberto Nigra, e gli uomini che in questi giorni soste�nevano il peso della campagna elettorale. Poi la salma è stata trasportata all'obitorio, dove l'attendevano gli anziani genito�ri. Carpanini era arrivato al�l'Ascom alle 20,30. Con il presi�dente Giuseppe De Maria era sahto al secondo piano dell'asso�ciazione. Poco più tardi lo hanno raggiunto i giornalisti che dove�vano moderare il confronto e il rivale Roberto Rosso. Il vicesin�daco appariva decisamente di buonumore, in vena di battute: «Siamo qui a fare gli attori per De Maria» aveva scherzato rivol�to al presidente, un vecchio amico che si era assunto il com�pito di pilotarlo verso la difficile candidatura dell'Ulivo. Poi l'av�vio del dibattito, le prime scara�mucce sulla legge Bersani, sui supermercati. Colpi di fioretto, applausi. L'ultima domanda sul�la sicurezza in città: «Abbiamo fatto tanto, con l'aiuto dello Stato faremo di più». Mentre Rosso repheava, la fine. La notizia si è rapidamente diffusa in città. Il Polo ha sospe�so la campagna elettorale, in segno di lutto e rispetto. L'Ulivo uscirà oggi con un manifesto destinato a coprire quelli già affissi sui muri di Torino: «Vai Carpanini» si leggeva, e lui, l'uo�mo dai vestiti sempre sobri, perfino sottotono, troneggiava in un abito stranamente casual, con la cravatta e le bretelle rosse sotto un faccione allegro. La salma sarà quasi certamente composta in municipio, in quel�la Sala del Consigho comunale che lo aveva visto sempre pre�sente per vent'anni, mai una influenza, mai qualcos'altro di più importante che non fosse ima interrogazione, una delibe�ra, una trattativa. In pohtica era entrato quan�do aveva i calzoni corti, non ne era più uscito Come non era mai uscito dall'assemblea della città: quando lo forzarono a candidarsi per la Camera nel '92 ci mise meno impegno del solito, e fu sconfitto. Ai genitori, alla nuova compagna, agli amici che gli chiedevano perché Palaz�zo civico e non un seggio sicuro e garantito al Senato aveva ri�sposto: «Perché un uomo deve avere un sogno, e io sono fortu�nato; ce l'ho e sono vicino a realizzarlo». Per arrivare alla candidatura aveva superato ostacoli importanti, ima certa diffidenza all'interno del suo stesso partito, l'ostilità di alcu�ne componenti della coalizione che ancora ieri non si era del tutto ricompattata sul suo no�me. Spingendosi al limite della rottura con i Ds piemontesi e torinesi, aveva vinto la partita all'inizio del mese. E si era buttato a capofitto nella nuova battaglia, consapevole che il duello con Rosso, un quaranten�ne dall'eloquio brillante e dal sorriso pronto, non sarebbe sta�to una passeggiata: «Ma ce la posso fare. Voglio bene a Torino, spero che i torinesi lo capiscano. La fatica? Ne parliamo dopo il voto, per ora ferie azzerate e notti bianche». Ma anche con�trolli medici che lo avevano scoperto in buona salute e la voglia di riprendere prima o poi una dieta già iniziata e interrot�ta. Era l'ora delle prime polemi�che col rivale, delle prime sfide verbali e del confronto inaugura�le, in una sede non ostile. Alle 10 di sera si era alzato brandendo il microfono: «Rosso vi ha parlato molto di temi nazionali. Scusate�mi se io vi parlerò di Torino, perché spero di diventare il vo�stro sindaco..». Applausi, un sor�riso, una battuta sottovoce con l'amico De Maria. Poi il sogno si è spezzato. Un infarto o forse un ictus Una mano al viso poi è crollato a terra davanti alla platea Aveva 47 anni Domenico Carpanini con Rosso pochi minuti prima del malore

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