Un segnale per Mediobanca di Ugo Bertone

Un segnale per Mediobanca Un segnale per Mediobanca Ugo Bertone LA strada sembrava spiana�ta, dopo il via libera dell'as�semblea Falck alle nozze con Montedison. Ed invece la vecchia maledizione di Foro Buo�naparte ha colpito ancora: la prima operazione del dopo Cuc�cia, curata da Vincenzo Maranghi in persona, non ha ottenuto i consensi necessari dai grandi azionisti, banche in testa. A pochi giorni dal varo delle nuove regole di «govemance» in piazzetta Cuccia, insomma, alcu�ni soci di comando di Medioban�ca, come la Banca di Roma, hanno bocciato l'operazione Falck-Montedison con una veleno�sa astensione. La scelta della coppia Geronzi-Salvatori è stato apprezzato da San Paolo-Imi, che dai tempi di Ferfin non ha mai nascosto le sue critiche ai metodi di gestione dettati da Mediobanca. Alla fine, il più fedele è stato Giovanni Bazoli, presidente di Banca Intesa, l'uni�co tra i grandi ad avallare l'ope�rato di Maranghi. Un bel gesto, ma senza conseguenze pratiche commentano i maligni, cui non è sfuggito l'energico no della famiglia Strazzera, i nuovi prota�gonisti dell'eterno giallo Monte�dison, a cui fa capo ormai più del T1}*! della società, commercialisti cresciuti e apprezzati da Bazoli fin dai tempi del Nuovo Banco Ambrosiano e che, non a caso, custodiscono il prezioso pacchet�to presso la Banca Lombarda di Gino Trombi (di cui controlla assieme ai clienti un discreto pacchetto), altro fedehssimo col�laboratore del banchiere brescia�no e testa pensante del sindaca�to di governo di Banca Intesa. Ma perchè quest'illustre cor�data di banchieri e investitori ha contestato l'operazione? L'in�gresso della Falck, soprattutto delle centrali Sondel nel patri�monio Montedison piace, per la verità, a tutti. Ma nessuno ha digerito il trattamento di favore riservato alla famiglia Falck (ri�spetto ai prezzi pagati agli altri soci Falck in sede d'Opa, si parla di un valore ben superiore ai 150 miliardi). In questo modo, infatti, Maranghi avrebbe garan�tito agli ex industriah dell'accia�io la posizione di primo socio privato in Montedison, assicu�rando al sindacato di controllo, tutto formato da stretti alleati di piazzetta Cuccia, una maggio�ranza blindata sul gruppo. Ope�razione brillante, certo, ma non certo nell'interesse dei soci di minoranza, tra cui i fondi di investimento, come ha fatto rile�vare con energia Attilio Ferrari di Arca, uno dei «mastini» più decisi nella difesa dei piccoli, e gli stessi azionisti bancari, più interessati a valorizzare la parte�cipazione (cioè a vendere a un buon prezzo) piuttosto che a puntellare il controllo di una delle colonie più pregiate di Maranghi. Di qui lo «schiaffo», che farà sentire i suoi riflessi anche nella prossima assemblea del patto di Mediobanca. In attesa delle pros�sime puntate del duello non resta che prender atto che, da ieri, Montedison è più scalabile di prima. Non perché siano cam�biati i numeri, ma perché è caduto un tabù, l'invincibilità di Mediobanca. Forse, a Foro Buo�naparte, il dopo Cuccia è comin�ciato ieri. E la Falck? La società è ormai una controllata, all'80% e più, Montedison. In teoria, il socio di controllo potrebbe riproporre la fusione con caratteristiche di�verse; oppure chiudere la parti�ta con un'Opa residuale a van�taggio dei soci che rimangono (i Falck). Ma lo stile di Medioban�ca è un altro: dopo una sconfit�ta, recita il manuale dell'istitu�to, bisogna andare avanti come nulla fosse. Tanto i conti, prima o poi, tornano. E in questo caso, per giunta, a rimetterci sono solo i Falck, a partire da Alberto, il leader sfortunato che sembra�va aver trovato una nuova voca�zione per la più antica famiglia del capitalismo italiano. Ma, per ora, i Falck sembrano finiti in un parcheggio, situazione imba�razzante seppur dorata....