Belgrado,parte la caccia a Milosevic di Giuseppe Zaccaria

Belgrado,parte la caccia a Milosevic Belgrado,parte la caccia a Milosevic Dopo il super 007 arrestato l'ex capo della polizia reportage Di Giuseppe Zaccaria 5lnviato a BELGRADO UE arresti in poche ore: l'al�tra sera quello di Rade Markovic, già potentissimo capo dei servizi segreti e ieri quello di Branko Djuric, cinquant'anni, ex capo della polizia di Belgrado. In Serbia il clima pohtico toma a farsi rovente, sembra avvicinarsi il mo�mento della resa dei conti, nuovi ministri e pohtici emergenti del «Dos» annunciano: «Presto altri fi�niranno in galera, le trame degh omicidi di regime saranno svelate». L'ultimatum del Congresso ame�ricano per la concessione di aiuti (80 milioni di dollari in cambio della consegna di criminali veri o presunti) scade con la fine di mar�zo. Le pressioni del Tribunale inter�nazionale dell'Aia si fanno sempre più serrate. Sta dunque avvicinan�dosi il momento della svolta? Giomah e televisioni occidentah continuano ciclicamente a lanciare la notizia di imminenti arresti per Slobodan Milosevic, o almeno per Radovan Karadzic o se non altro per il generale Ratko Mladic, ormai ridotto piuttosto male in salute. Passano sotto silenzio invece le più pericolose tensioni che percorrono la Serbia e stanno sfociando il conflitti veri e propri. La prima guerra è pohtica, e comincia a squassare la coahzione di governo del «Dos» in maniera sempre più netta. E' ormai arcinoto come il presidente Kostunica segua una linea legalitaria e continui a battersi per processi da celebrare in Serbia con tutte le garanzie. Il premier Zoran Djindjic sposa inve�ce una linea più giustiziahsta: ve�nerd�scorso, appena rientrato da una visita a Mosca, si era detto «sorpreso del fatto che ancora non si siano trovate prove contro i responsabili degh assassinii di regi�me». La sera stessa l'ex capo dei servizi Markovic è stato arrestato. Ancora oggi, commentando l'ul�tima iniziativa dei giudici, anziché unirsi al coro di applausi Kostunica ripete: «Resto contrario ad ogni ipotesi di giustizia sommaria, come quella che i comunisti attuarono dopo la Seconda guerra mondiale e di cui paghiamo le conseguenze ancora adesso. Tutto dovrà svolger�si in base alle leggi di un Paese che vuol tornare ad essere governato dalle leggi». Ma se la guerra pohtica non ha ancora fatto vittime, quella crimi�nale comincia a sconvolgere le vie di Belgrado. Sparatorie, attentati, «avvertimenti» coinvolgono sem�pre più spesso esponenti della nuo�va classe dirigente. Pochi giorni fa Dusan Mihajlovic, ministro degh intenii serbo, si è trovato (forse casualmente) nel mezzo di una sparatoria fira bande rivali, poco prima l'auto di Ceda Jovanovic, consighere di Djindjic, era stata bruciata, lo «chauffeur» di un altro ministro ferito nell'auto fenna di�nanzi al ministero. Il fatto è che prima ancora di occuparsi dei «criminali di guerra», Zoran Djindjic sta cercando di ripor�tare sotto il controllo dello Stato le importazioni di petrolio e di sigaret�te. 23 ex dirigenti di aziende statali sono sotto processo tra Vranje e Pozarevac, l'ex direttore dehe doga�ne Kértes e quello di una banca, Zacevic, devono rispondere di mal�versazioni. Nel frattempo però le bande criminah reagiscono, e so�prattutto a Belgrado lo fanno in maniera sempre più violenta. Smantehare di colpo i vecchi appa�rati polizieschi (per quanto compro�messi con Milosevic) rappresenta un'operazione ad altissimo rischio. La terza guerra è quella che continua a maturare a Sud, nella vallata di Podujevo ed assume anda�menti sempre più «pohtici». Ormai i terroristi albanesi penetrano dal Kosovo, assaltano, sparano in base agh alti e bassi della pohtica belgra�dese: se plenipotenziari europei vi�sitano la capitale ed affirontano il problema dei criminah di guerra, gh assalti s'acquietano. Riprendono furiosi non appena la nuova dirigen�za belgradese s'irrigidisce. Anche fra i «democratici» del Dos comin�cia a farsi strada l'idea di autorizza�re un'incursione armata nei territo�ri serbi del Sud. In questo quadro, dunque, ipo�tizzare arresti clamorosi in breve tempo appare alquanto avventato. Esiste ed è al lavoro una commissio�ne di Stato, guidata dal vice pre�mier Vuk Obradovic, che dovrà occuparsi di furti e malversazioni commessi negh ultimi 11 anni. Obradovic dice che «i tempi si stanno stringendo. In Serbia non c'è stato un solo ufficio pubblico o una sola ditta da cui non siano stati rubati milioni di dollari o di mar�chi. La corruzione ha colpito lo Stato come una metastasi». Questa però è materia di indagini finanzia�rie, che potranno investire Milose�vic e gh altri solo dopo indagini lunghe ed accurate. Gli arrestati di questi giorni (e par di capire, anche i prossimi) vengono invece accusati di compli�cità in singoli fatti di sangue. Per Markovic e Djuric, si tratta deh'at�tentato mascherato da incidente stradale che il 3 ottobre del '99 sulla «Ibarska magistrala» doveva far fuori Vuk Draskovic e causò invece la morte di suo cognato, Veselin Boskovic. Altro sarebbe, certo, se in una dehe indagini sui tanti «omicidi di Stato» della recen�te storia serba, qualcuno degh im�putati indicasse direttamente Milo�sevic come il mandante e potesse provare quest'accusa. Quanto si può ritenere probabile una simile evenienza? Nel tentativo di smuovere le cose, ieri il procuratore capo del Tribunale intemazionale Onu sui crimini di guerra, Carla Del Ponte, ha criticato le forze intemazionah di pace nei Balcani, addebitando loro il mancato, arresto dei ricerca�ti. Riferendosi a Radovan Karadzic, già presidente dei serbo-bosniaci e accusato della pulizia etnica in Bosnia, il procuratore ha detto: «Non riesco a pensare che sia rima�sto latitante per 5 anni in un territo�rio controhato dai soldati dehe mag�giori potenze militari del mondo. E probabile che non sia stato trovato perché nessuno lo sta cercando». La Del Ponte ha criticato anche la mancata cohaborazione di Kostuni�ca: «Proprio non mi sta a sentire». I due gerarchi avevano attentato alla vita di Draskovic Per il vice premier Obradovic «presto altri in galera, i tempi si stanno stringendo» La Del Ponte: perché le forze di pace non prendono i ricercati? Qui sopra al centro della foto l'ex capo degli 007 serbi Rade Markovic e (sotto) Branko Djuric, l'ex capo della polizia di Belgrado imprigionato ieri