«Lui, un assassino? Credo a mio figlio» di Renato Rizzo

«Lui, un assassino? Credo a mio figlio» IL PADRE DEL RAGAZZO «Lui, un assassino? Credo a mio figlio» personaggio 2 Renato Rizzo inviato a NOVI LIGURE m ON gli guardi i capelli lun�ghi, gli anelli e l'orecchino, gli guardi le mani: un uomo si capisce da quelle. Lui le ha rosse è screpolate. Mani'di uno che Te usa per faticare». Le stesse mani che, sulla spinta della disperazio�ne, ora lui tonnenta prima di stenderle in una carezza al figlio Omar rinchiiiso nel carcere minorile di To�rino. Pippo lomo, titola�re del caffè De Micheli di via Verdi, quando vuol raccontare il suo amico Maurizio Fava�io trova solo quest'im�magine: mani stan�che. Che sono il simbo�lo d'uno a cui tocca lavorare senza rispannio e al qua�le la vita ha sèmpre dato il fiato troppo corto per coirerla senza zoppicare. «Guardi, hanno scritto tante cose su di lui: che questo bar è suo, che è proprietario di un altro locale a Ovada, il Mamounia. Ma quale proprietario: serve al banco, lava i bicchieri, si sbatte un po' qui un po' là per mettere insieme quattro soldi. Si arrangia, s'è sem�pre arrangiato. Lui non è certo uno che aspetta il sussidio del Comune». «Io nonienteErika quasi alla su Maurizio Favaro, 39 anni, ha la faccia un po' così, da beat invec�chiato, scivolato fuori del suo tem�po con i capelli alla Nazareno e i jeans slavati. Ti spiegano che ha avuto brevi stagioni felici, «come quando gestiva il bar Haiti in via Girardengo, cuore di Novi, poi ceduto nel '95». Ricordano che «un paio d'anni fa» portava a spassò la sua spavalderia su.una Porsche o su moto da «eetóy ridir». Ma Gerardo Santese, che ha una ditta; di trasporti, questo veneto che come giura chi lo conosce benesnon ha mai guardato l'ora di lavoro in più, se lo rammenta anche in tuta «quando faceva l'au�tista perché i soldi in una casa non bastano mai». Ora ne raccontano la paura «per quello che sta accadendo al figlio di 16 anni. Un ragazzo che non è mai stato quel disastro che dicono e che, anche a scuola, non era poi cos�indietro». «Il punto è che tutta la città è diventata un tribunale», dice un vicino. E il proprietario del De Micheli aggiun�ge: «Ecco che salta fuori la storia di Omar vittima di cattive compa�gnie. Non so se è vera e anche se lo sapessi non lo direi. Ma a quanti papà è capitato di vedere il proprio ragazzo portarsi in casa un amico con i capelli a cresta o la testa rasata. Tutti delinquenti i figli, tutti colpevoh i padri?». «Non gli rimprovero niente diceva «il Maurizio» quando qual�cuno gli faceva notare che Omar stava sempre attaccato a quella Erika, in modo quasi morboso sono cose che capitano a quell'età. Lui è buono». Eppure le voci corre�vano, raggiungevano anche i corti�li degli oratori. Come quello di San Pietro dove il Curato, don Marco, era costretto a sentirle: «Si diceva che se la banda della stazione aveva un capo quello era proprio Omar. Uno cos�tosto che avrebbe coperto di botte e mandato all' ospedale un compagno solo per�ché gli guardava troppo la ragaz�za». Non abbastanza per incrinare la fiducia che questo padre ha avuto nel suo Omar. Anche quan�do glielo hanno portato via di casa accusato d'omicidio: «Finché non mi provano che è colpevole gli devo credere». Poi, però, ha scelto di collaborare . I carabinieri lo dicono: «Si è fidato della nostra esperienza, non ha mai tentato di ostacolarci neUe indagini e nei contatti col ragazzo». Un grazie. Ma quanto pesa per questo beat ingrigito che nella vita ha portato in giro la sua faccia da ribelle e quando ha sofferto non si è mai preso troppo sul serio. «Io non gli rimprovero niente: è vero che con Erika aveva un rapporto quasi morboso, ma alla sua età è normale»

Persone citate: De Micheli, Gerardo Santese, Maurizio Fava, Maurizio Favaro

Luoghi citati: Haiti, Novi Ligure, Ovada