«Papà, perché ha ucciso la mamma?»
«Papà, perché ha ucciso la mamma?» «Papà, perché ha ucciso la mamma?» Luca Ubaldeschl, caporedatttore de «La Stampa», vive da sempre a Novi Ligure Luca Ubaldeschl CI sono tanti bambini, stamattina davanti alla Pieve, per i funerali di Susy e Gianluca. Più di quanti avrei immagina�to. Molti stanno, con il papà o la mamma, ai bordi della piazza. I genitori probabilmente conoscono appena la famiglia De Nardo. Ma hanno voluto venire lo stesso e portare i figli, che ora tengono stretti a sé, per mano o in braccio. Per loro, per tutti noi che siamo qui, davanti alla chiesa, l'angoscia è la stessa. Davvero è succèsso? A Novi? E davvero è stata la figlia? E se è capitato ai De Nardo, che abbiamo incontrato e salutato tante volte, in centro o a qualche manifestazione, con cui abbiamo sorriso e scherzato, che credevamo senza problemi, allora forse non abbiamo capi�to niente, allora forse può capitare a chiunque, anche a noi. Perché chi, come noi, è nato e ha scelto di continuare a vivere a Novi, credeva di essere immune a tragedie tanto laceranti. Certo, sap�piamo che esistono, ma appartengono ad altri mondi, alle grandi città dove andiamo soltanto per lavorare. Le leggiamo sui giomah, le vedia�mo nei film, «però a Novi, figurati». È vero, abbiamo i furti e le proteste per la prostituzione e sappiamo che in qualche posto «la droga gira». Ma tutto sommato, ci diciamo, capita dapper�tutto, No, certe cose non possono succedere a Novi. Non qui, dove in cinque minuti di macchina arriviamo in centro, dove abbiamo la scuola dei nostri figli vicino a casa e magari l'insegnante è anche nostro amico. Non qui, dove al sindaco diamo del tu perché lo conoscia�mo da sempre, dove usciamo tranquilli la sera, dove non nascondiamo l'autoradio quando parcheggiamo. Invece il colpo arriva, micidiale. Un duphce dehtto. Pensiamo alla criminalità, c'è chi accu�sa gli immigrati e abbiamo di colpo paura. La sera controlliamo due volte che tutte le finestre siano ben chiuse e ci preoccupiamo di telefona�re a un parente che vive solo per sapere se vuole trasferirsi da noi un paio di giorni, «cos�stai un pò m compagnia». Non è finita, c'è qualcosa di più terribile, qualcosa che ci paralizza. Non vogliamo creder�ci, ma ci dicono che è così. Novi, la nostra piccola Novi, finisce sotto i riflettori di tutta Italia. Eravamo la città di Coppi e Girardengo e del cioccolato. Siamo diventati «la città del massacro», sentiamo raccontare cose di noi in cuinon ci riconosciamo. È eoa che ci ritroviamo, tutti noi novesi, davanti a una chiesa un sabato mattina. Fa freddo, ma il gelo che sentiamo c'entra poco con febbraio. Ci chiediamo dove abbiamo sbagliato. Poi guardiamo Francesco, preghiamo per lui e ci duediamo dove trovi la forza per restare in piedi davanti a quelle due bare, con il nastro dei cuscini che porta la scritta «papà e Erika». Quando ritorniamo a casa, le immagini del telegiornale mostrano le nostre strade e le nostre case, e nostra figlia che ha solo 7 anni ci fa cento domande cui fatichiamo a rispondere. «Papà, ma li hanno uccisi?», «li conosci?», «Perché parlano tanto di Erika?». Meglio spe�gnere il televisore e abbracciarla forte, più forte di quanto abbiamo mai fatto.
Persone citate: Coppi, De Nardo, Girardengo, Luca Ubaldeschl
Luoghi citati: Italia, Novi Ligure
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