Impianti petrolchimici e grandi cementifici diventeranno inceneritori?

Impianti petrolchimici e grandi cementifici diventeranno inceneritori? IL PROBLEMA RIFIUTI Impianti petrolchimici e grandi cementifici diventeranno inceneritori? BRUCIARE i rifiuti che stan�no sommergendo le nostre città per creare energia? Perché no, se l'energia è conside�rata rinnovabUe (i rifiuti esiste�ranno sempre), produce molto meno gas a effetto serra del petroho e, soprattutto, elimina l'enorme problema dello smalti�mento dei rifiuti urbani. In Italia si producono ogni anno 2 milioni e mezzo di tonnellate di rifiuti, 466 kg a persona e non si è ancora riusci�ti ad ottenere molti risultati con le pohtiche di riciclaggio: ridu�zione di rifiuti aUa fonte, riutilizzo del vetro, riciclaggio per carta e cartoni, compostaggio deUe materie organiche per con�cimi agricoli e quando tutte le vie sono state esaurite, inceneri�mento e discarica. La mole dei rifiuti aumenta, ma in Itaha, tranne qualche isola febee (a Bolzano U riciclaggio arriva aU'80%), riusciamo a riciclare solo U 1507o dei rifiuti solidi urbani. E U resto? Il resto, i cosiddetti rifiuti indifferenziati, possono ora es�sere trattati in appositi impian�ti per diventare "CombustibUe derivato da rifiuti" (CDR) e quin�di passare a una centrale che trasforma l'energia prodotta daUa combustione in elettricità e calore. Tutte le circostanze del momento aiutano: liberaliz�zazione del mercato deU'ener�gia, bisogno di ridurre le emis�sioni di gas a effetto serra, necessità di rendere U mercato deU'energia europeo indipen�dente dalle altalene dei prezzi del petroho. Il decreto Bersani del marzo 2000 ha cosi esteso a tutti gh impianti per la combu�stione dei rifiuti gh incentivi previsti per le energie rinnova�bih. Ora si aggiungono i certifi�cati verdi con le quote obbligato�rie che dovrebbero fornire una marcia in piùaUe energie alter�native. La finanziaria 2001 pre�vede 200 miliardi di lire da spendere nei prossimi tre anni per creare energia verde e infi�ne ci sono i fondi europei: nel periodo 2000-2006 BruxeUes cofinanziera i progetti di recupero energetico a partire dai rifiuti, specie neUe regioni più in ritar�do del sud. In Sicilia dove si producono 500-600 mUa tonneUate di rifiu�ti l'anno, sono all'esame nove impianti di CDR, e si valuta la possibUità di trasformare ce�mentifici e petrolchimici in in? ceneritori; in Campania sono già iniziati i lavori per due impianti CDR per la sola città di Napoh, tre per U resto deUa regione e una centrale energeti�ca; in Calabria si lavora per due e in Pugha si prevede la costru�zione di un impianto per provin�cia. Ora è arrivata anche la benedizione europea. In un re�cente Consiglio dei Ministri dell' energia tenutosi a BruxeUes l'Italia è riuscita a far passare la tesi, appoggiata solo dal Regno Unito e dai Paesi Bassi, che l'energia prodotta dagh incene�ritori rientri tra le energie rinno�vabih. Quindi riceva lo stesso regi�me di aiuti previsti per le ener�gie verdi e contribuisca a ottene�re queU'obiettivo del 25^ di elettricità verde entro U 2010 che U nostro Paese si è impegna�to a raggiungere di fronte agh altri paesi Uè. Il ministro deh' Ambiente WiUer Bordon si è espresso con prudenza sull'utihzzo deU'energia ricavata dai rifiuti. ^Creare CDR è certo un progresso rispetto al passato deUe discariche dice Bordon ma non risolve a lungo termine il problema dei rifiuti che devo�no essere smaltiti con U riciclag�gio. DaU'attuale 150Zo, dobbiamo arrivare al 350Zo entro U 2003». Ma si tratta veramente di un' energia rinnovabile ? E se lo è solo in parte, non toghe fondi utili aUe energie verdi per eccel�lenza? E ancora, si risolve U problema dei rifiuti? E infine: l'energia prodotta daUa combu�stione giustifica gli altissimi costi d'instaUazione (200 mUiardi di lire per inceneritore con centrale energetica)? A tutte queste domande si leva, un coro di "no" da parte delle associazioni ambientali�ste e daUa Direzione Generale Ambiente della Commissione europea. La prima critica viene dal concetto di "fonte rinnovabi�le" di energia. «Rinnovabih so�no le fonti che non si esaurisco�no come il sole e U vento e che non producono inquinamento atmosferico e gas a effetto ser�ra», ribadisce Lorenzo Consoli di Greenpeace. Infine l'accusa di fondo delle istituzioni europee (almeno queUe legate aU'ambiente) è che l'energia prodotta dai rifiuti stravolga la filosofia del rici�claggio, e le tante direttive che ne sono derivate. «Per risolvere U problema dei rifiuti urbani dice Ludwig Kraemer, dalla cui Unità è nata nel '93 la famosa direttiva sul Riciclaggio biso�gna ridurli aUa fonte, spingere gh industriah a usare prodotti riciclabili e i consumatori a riciclarli. Cosi invece si inverti�rà U cheuito: più rifiuti per avere più energia». A riprova eh tutto ciò Krae�mer mostra una nota interna suUa situazione nel Regno Uni�to, grande sponsor degh incene�ritori, dove nel 1995 si è arriva�ti al colmo di tassare la città di Billingham perché non aveva prodotto la quota di rifiuti pat�tuita aU'inizio deU'armo con la società che gestiva riheeneritore. NeUa stessa nota si legge che la città di Brescia nel 1994 era una deUe più avanzate in Lom�bardia per U riciclaggio dei rifiuti, chea al lO^o, e oggi, dopo l'installazione di un grosso ince�neritore, U riciclaggio si è asse�stato al 20?6, mentre neUe altre città lombarde siamo al 400/*). Maria Maggiore

Persone citate: Bersani, Billingham, Bordon, Lorenzo Consoli, Ludwig Kraemer

Luoghi citati: Bolzano, Brescia, Calabria, Campania, Italia, Paesi Bassi, Regno Unito, Sicilia