In Siberia il fiato tintinna: è il sussurro delle stelle...

In Siberia il fiato tintinna: è il sussurro delle stelle... UN VIAGGIO CHE DURA MESI E MESI: ALL'INIZIO E' ESTATE, ALLA FINE CI SONO 70 GRADI SOTTO ZERO In Siberia il fiato tintinna: è il sussurro delle stelle... REPORTAGE Claudio Altarocca ANDAR dentro la Siberia e girarla e rovistarla per coglierne l'anima, per sa�pere quale nuova fede o identità pervade quei trenta milioni di abitanti dopo il tra�collo del comunismo: questo lo scopo dello scrittore inglese Colin Thubron nel suo «In Siberia» (traduzione di Alessan�dro Peroni e Luisa Corbetta, Ponte alle Grazie, pp. 292, L. 30.000). Thubron è autore di romanzi e poesie e di numerosi libri di viaggio (l'ultimo pubbli�cato da noi è «Il cuore perduto dell'Asia», da Feltrinelli Traveller). Ha vinto premi. E questo «In Siberia» è un ottimo libro, è un'inchiesta, un reportage, an�che un romanzo con molti personaggi, gente comune dal�le storie drammatiche. «E' la prima volta che uno straniero ha la possibilità di girare la Siberia a proprio piaci�mento», scrive Thubron. E' già stato in Russia, in Cina, nel cuore dell'Asia: «Ho scelto i Paesi che in Occidente ci face�vano paura, volevo umanizza�re la carta geografica», ha di�chiarato al Guardian. Gli man�cava giusto la Siberia. E nel '98, a 58 anni, la percorre con tutti i mezzi. Dagli Urali al Pacifico viaggia naturalmente sulla Transiberiana, che corre a Sud accanto alla Trakt, l'anti�ca via postale, rasentando i confini della Mongolia e della Cina. La ferrovia gli pare «un'amaca» su cui si culla tutta quella terra immensa, più grande degli Stati Uniti e dell'Europa messi insieme. In aereo sale al Circolo Artico nell'ex città-lager di Vorkuta, la città del carbone, dove an�che le pozzanghere di pioggia sono nere, e raggiunge a NordEst la famigerata e bellissima Kolyma dell'oro e dell'uranio, due milioni di morti sotto Sta�lin. A piedi, zaino in spalla, s'inoltra nei monti Altaj fra le tombe antiche degli sciti. E in piroscafo naviga lungo lo Enisej largo due chilometri e si ferma a Potalovo, un villaggio di 500 persone dove l'antica comunità «enzi» sta morendo: allevavano renne, ma le piogge acide hanno ucciso i pascoli. C'è solo un po' di pesca e la vodka. E quando la vodka fini�sce, molti bevono un olio lubri�ficante americano che li asfis�sia in due o tre ore. Un viaggio che dura mesi e mesi, all'inizio è estate e alla fine ci sono 70 gradi sotto zero: a questa temperatura scoppia�no i pneumatici e «il vapore del fiato si cristallizza e cade a terra in un tintinnio chiamato "sussurro delle stelle"». Straor�dinarie sono le bellezze della natura, come l'azzurro del lago Bajkal che pervade anche le nuvole. L�è tutto azzurro e blu. Lo stesso nome di Siberia, l'Altrove della Russia, luogo di deportati, eretici, esiliati, av�venturieri, e Terra Promessa per milioni di contadini ex servi della gleba, viene da «una fusione mistica tra il mongolo «siber», bello, puro, e il tartaro «sibir», terra addormentata. Ma l'Ob e lo Enisej d'inverno non gelano più, tanto sono inquinati. Thubron guarda Omsk, No�vosibirsk, e le città gli sembra�no sogni cadenti di un claustrofobico, c'è uno spazio che stor�disce, un vuoto continuo. I villaggi appaiono abbandonati, in rovina, e i campi non sono più coltivati. Dappertutto cimi�teri di macchine agricole, mace�rie, rifiuti. Le persone più an�ziane sono risentite e rassegna�te, i giovani sono cinici, allo sbando. «Oggi si pensa solo ai soldi, a sopravvivere», è il motivo ricorrente. «Tutte le conquiste fatte in schiavitù sembrano destinate a essere distrutte nella libertà», scrive Thubron. Manca ogni cosa, da Mosca non arriva nulla. A Akademgorodok, la città della scienza a Sud di Novosibirsk dove si sognava di deviare i fiumi per irrigare l'Asia e di riscaldare gran parte della Sibe�ria con l'energia nucleare, il superstite segretario generale quasi strilla che «la scienza è stata tagliata fuori dallo Stato, tutto è in mano alla mafia». Thubron assiste partecipe al nuovo fervore ortodosso, incon�tra buddisti, neopagani, scia�mani. Vecchi Credenti. A Birobidzan, a Est, lungo i confini con la Cina, balla con Clara, una superstite ebrea in quella regione selvaggia più grande della Palestina, assegnata nel 1928 agli ebrei «come risposta propagandistica al sionismo». Anche Clara sta per fuggire. Quale «anima» trova Thubron, in conclusione? A un certo punto confessa di avere in mano solo frammenti, pezzetti di verità. Difficile comporre un senso unitario. I siberiani gli sembrano sprofondati in una sorta di autoipnosi. Non con�dannano i decenni passati, non accusano nessuno. Anzi, spes�so rimpiangono, nonostante tutto. «Chi ci protegge oggi?» domanda una donna. E' fre�quente, la richiesta di protezio�ne. I siberiani, i russi, si sento�no abbandonati a se stessi. «Libertà vuol dire essere liberi di chiedere l'elemosina», escla�ma un costruttore. Thubron sente una gran malinconia: quei popoli, «non credendo più in nulla, sono semplicemente entrati nell'epoca moderna». Ma sono a disagio, non sono attrezzati. E cos�«nel momen�to in cui Mosca sembra sprofon�dare nell'abbraccio con l'Occi�dente, la Siberia, nell'immagi�nario slavo, diventa la Russia perduta, la cittadella dello spi�rito. Risorge la visione mistica di una Siberia casta che può contare sulle proprie forze. La Siberia è più russa della Rus�sia». E alla fine Thubron va a Serpentinka, «cuore nero della Kolyma, dove su uno strapiom�bo vicino alle celle d'isolamen�to due trattori venivano tenuti con i motori al massimo per soffocare gli spari e le grida delle esecuzioni». E va a Butugychag: venticinquemila pri�gionieri in miniera esposti alle radiazioni d'uranio. Lo accom�pagna un giovane geologo, Jurij, che dice a sorpresa: «Quelli erano tempi di religiosità, in un certo senso». «Ma tutto questo non tornerà più», lo incalza Thubron. Vuol farsi dire che gli orrori del passato sono morti e sepolti. Ma Jurij: «Noi non siamo fatti come voi occidentali». Thubron allora gli passa un braccio sulla spal�la: la mano gli scivola giù, per via di tutti quei giubbotti im�bottiti. Un simbolo, forse, l�nelle ultime righe. Il liberale, l'agnostico, il perfettamente «moderno» Thubron ancora non può abbracciare quel mon�do. VORKUTA, DOVE ANCHE LE POZZANGHERE SONO NERE DI CARBONE E L'ORRENDA E BELLISSIMA KOLYMA DELL'ORO, DELL'URANIO E DEI DUE MILIONI DI MORTI SOTTO STALIN In viaggio con Colin Thubron: in treno dagli Urali al Pacifico, in aereo al Circolo Polare, a piedi sugli Altaj ■:ra le tombe antiche degli Sciti, a Akademgorodok, a cittadella della scienza a Sud di Novosibirsk dove si sognava di deviare i fiumi per irrigare l'Asia La Transiberiana corre a Sud accanto all'antica via postale, rasentando i confini della Mongolia e della Cina. Il nome Siberia deriva dal mongolo «siber» (bello, puro) unito al tartaro «sibir» (terra addormentata)