Il popolo dei rave va in estasi ballando con Dioniso

Il popolo dei rave va in estasi ballando con Dioniso Il popolo dei rave va in estasi ballando con Dioniso M USICA e mito tragico sono •in uguale maniera espres�sioni dell'attitudine dionisi�aca, di un popolo": cos�Nietzsche ne La Nascita della Trage�dia, scritta per forza di cose all'oscu�ro della Love Parade berlinese, del dj Sven Vath e della techno. Ma sull'attitudine dionisiaca del popolo della dance non ci sono dubbi, basta appunto trovarsi durante il primo week-end di luglio a Berlino, dove da più di un decennio si svolge la Sfilata dell'Amore; Generazione Ballo/Sballo dell'in�glese Simon Reynolds, uscito un paio di anni orsono in Gran Breta�gna con il titolo Generation Ecstasy e tradotto ora in Italia in un'edizione aggiomata che comprende due nuovi capitoli riguardanti i generi trance e 2-step, è forse il primo testo a indagare compiutamente, come recita il sottotitolo, "l'avvento della Dance Music e il delinearsi della Rave Culture". Le credenziah di Reynolds sono ottime. Non solo grazie al suo curriculum di critico musicale su una serie di testate specializzate e non, da Spiri al JVew York Times, ma anche per l'intrec�cio tra la sua biografia e l'evolversi della musica in questione. L'approccio di Reynolds, verso la fine degli anni '80, è simile a quello di tanti altri che all'epoca hanno 25 anni come lui. Da fruitore di musica rock formatosi nel dopo-punk, dap�prima concentra la sua attenzione sugli artisti, e va alla ricerca di album dance da ascoltare sul diva�no di casa. Senza rendersi conto della rottura avvenuta all'interno del panorama musicale, tenta di applicare alla dance gli stessi sche�mi mentali di un fan degli U2, per il quale un gruppo va giudicato in base alla durata della sua carriera e alla sua capacità di sfornare buoni LP (mentre la techno "è tutta ugua�le"). Poi, durante la "se�conda ondata rave", all' inizio degli Anni 90, Reynolds si sintonizza con i ragazzi che orga�nizzano party illegali in giro per l'Inghilter�ra, e capisce che le vecchie regole del gio�co non valgono più. Nel corso dei rave intuisce che al contrario di ciò che succede durante i concerti rock, dove gli spettatori in fondo si limita�no ad assistere a quanto accade sul palco, è "il pubbhco la vera star della serata... parte integrante del�lo spettacolo né più né meno dei dj". Come in un rito dionisiaco, ci si sente trascinati in una danza nella quale "il movimento dei corpi spez�zettato in componenti separate" si reintegra a formare un corpo unico, collettivo. Improvvisamente ci si può abbandonare a una musica pressoché anonima, "senza doversi preoccupare di conoscere il titolo dei brani o i nomi degli artisti", e lasciarsi trasportare dal "flusso inin�terrotto del mix operato dai dj". Il motto che contraddistingue lo zeitgeist è espUcito, "Fuck art, let's RECENGiusCuli IONE ppe hia dance", e a un tratto per gli adolescenti cre�sciuti con la techno è il rock a "sembrare tutto uguale". A contare non sono più gli album pro�mossi dal marketing delle grandi case disco�grafiche, ma i singoli usciti per etichette semisconosciute e sparati nell'etere dalle radio pira�ta, rintracciabili solo in certi negozi specializzati. Superato lo shock ini�ziale naturalmente l'industria corre ai ripari, mettendo sotto contratto alfieri del dmm'n'bass come Goldie (con il suo pezzo "Inner City Life" che per la compagnia aerea Virgin Atlantic diventa "una musichetta tranquillizzante per i passeggeri in attesa del decollo"), mentre proprio band come gli U2 o artisti come Madonna cominciano a far produr�re i loro dischi da dj venuti alla luce sulla scena della nuova musica elet�tronica dopo anni di serate nei club. Reynolds, certosino, prende le mosse dalle tre città-madre che negli Stati Uniti videro la nascita dei nuovi suoni (Detroit per la tech�no, Chicago per la House e New York per 0 garage), senza tuttavia omettere che "la storia della techno non comincia nella Detroit dei pri�mi anni '80, come viene spesso sostenuto, ma nella Dusseldorf dei primi anni 70, dove i Kraftwerk impiantarono la loro fabbrica di suoni KlingKlang, sfomando brani pionieristici come "Autobahn". A Detroit nell'81 il circuito delle feste organizzate da studenti è molto esteso, e ben presto si scatena la competitività tra i dj. Nasce l'idea di mettere i dischi in sequenza, ci si sforza di mixare tra loro pezzi con caratteristiche simili. Reynolds ripercorre i mille rivoli nei quali ben presto si divide la house delle origini, pronta a trasfor�marsi in techno, gabba, tribal, speed-'garage, big-beat o progressive sulle "scene" di Londra e Manche�ster, Amsterdam e Berlino; raccon�ta l'apoteosi e poi il cristallizzarsi del fenomeno dei rave, e dedica un intero capitolo alle droghe, in parti�colare all'ecstasy, senza moralismi. "Questa musica acquista un senso solo quando l'ascoltatore si trova sotto effetto di additivi?", l'autore si domanda, per poi rispondersi: "Non l'ho mai pensato, neppure per un attimo; alcuni dei brani dance più 'intrippati' sono stati creati da tipi 'a posto', che non hanno mai toccato sostanze illegali... è la musica in sé che droga l'ascoltatore". . Nel suo tour de force musicale, tra schiere di dj e locali ed etichette, Reynolds fornisce un quadro accu�ratissimo e assai interessante, non solo per gli appassionati o gli addet�ti ai lavori ma anche per chi conti�nua a pensare che "la techno è tutta uguale", o che la sua associazione al consumo di un determinato tipo di droghe la renda socialmente perico�losa (come già per la musica dei decenni precedenti). E una volta individuati i tre filoni principali dell'elettronica (la house sofisticata da club per un pubbhco adulto; l'ambient per l'ascolto casalingo di chi magari è totalmente al di fuori della cultura dance; l'hardcore per i ragazzi dei rave), confessa di sceglie�re la purezza di quest'ultimo, vera e propria colonna sonora capace di far "viaggiare la mente fino a oltre�passare i limiti della coscienza". Roba forte, non musichetta da ascensore. Dionisiaca, insomma. «Generazione Ballo/Sballo» ripercorre le origini della Dance Music, i gusti e le tendenze dei giovani che al rock preferiscono la tedino, la «droga del suono» per viaggiare con la mente Oltre i limiti della coscienza RECENSIONE Giuseppe Culicchia m Simon Reynolds Generazione Ballo/Sballo trad. di Claudio Mapellì,Arcana, pp. 505, L. 35000 SAGGIO

Luoghi citati: Amsterdam, Berlino, Chicago, Detroit, Italia, Londra, New York, Stati Uniti