Santa Alleanza contro i Pokemon di Filippo Ceccarelli

Santa Alleanza contro i Pokemon Un'aia di An scéglie ie crociate bacchettone contro la modernità Santa Alleanza contro i Pokemon Filippo Ceccarelli Inviato a NAPOLI A un certo punto pare di scor�gere piazza San Pietro la folla durante un discorso del Papa nello spot elettorale proiettato più volte in sala, tra bambini, bambini con gli occhiali, disegni di bambini, neonati con ciuccio e senza ciuccio, e papà, e mamme, e abbracci al nonno, e insomma: la famigha. Capito? Capito. «Non c'è stata nessu�na ingerenza della Chiesa» tuo�na Fini dal palco. Ha appena fatto cenno alla catastrofe demo�grafica. Niente figli, uguale nien�te famigha, uguale niente valori. Sui valori prende fiato. Sui valo�ri, niente moderazione, ma in�transigenza. Per l'esattezza, «sui valori c'è bisogno di una reazio�ne intransigente». Reazione. Ed è cos�che all'in�segna di quésto rinverdito intransigentismo, An rivendica og�gi il proprio essere un partito reazionario. «Pedofilia, eutana�sia, gay pride, genetica» elenca Fini. S�alla famigha, quella ve�ra. No alle unioni gay, all'aborto, all'antiproibizionismo: «Nem�meno se ce lo dovesse chiedere la coalizione». Nessuno degli alleati, in veri�tà, risulta avergli mai chiesto di ammorbidire l'atteggiamento sulla droga, ma Fini deve enfatiz�zare il messaggio. «Deve» perché, pur, con tutto il rispetto per quegli invocatissimi valori, solo trasformando An in una specie di gendarmeria pontificia Fini può sperare di presentarla ad un certo elettora�to con un tratto distintivo; tanto più rispetto al berlusconismo che ha s�«sdoganato» la destra italiana, ma che rischia di ren�derla superflua, o di svuotarla, o di spegnerla. Al supermercato della pohti�ca, in altre parole, An figura inesorabilmente come un prodot�to di seconda scelta, «downmarket». Tra le risorse che posso�no ovviare a questa sua condizio�ne, tanto miserevole quanto in�confessabile, c'è appunto quella di imboccare la via di un medito (ma non troppo) radicalismo; farsi «guardia bianca» di un cer�to cattohcesimo, preconcihare e tendenzialmente oscurantista, in ima parola reazionario. Fatto sta che da tempo non risuonavano nella relazione con�gressuale di un leader espressio�ni quali «diritto naturale» e ((rela�tivismo morale». Mancava solo il richiamo alla «tradizione»; ma quello era apparso l'altro giorno sul Secolo d'Italia. «Tradizione romano-cristiana», per la preci�sione, come aveva scritto Gaeta�no Rebecchini, storica famigha iper-papalina romana, con tanto di residenza a via della Concilia�zione, ovviamente a capo della consulta cattolica di An e come tale anche delle aspiranti guar�die pontifìcie. Fosse per loro, la Chiesa, i vescovi, la Santa Sede non do�vrebbero nemmeno chiedere. Aborto, genetica, pedofili, euta�nasia, spinello: e va bene. Ma poi nel Lazio Storace, oltre a decuplicare gli stanziamenti per la famigha, ha distinto dal punto di vista economico tra coppie ufficiali e coppie di fatto; e ancora si oppone alla piUoia del giorno dopo. Il presidente della Commissione Rai Landolfi fa il diavolo a quattro contro Satyricon e L'ottavo nano. Alfredo Mantovano, certo uno dei più bravi parlamentari di An, un giudice che viene dal mondo cattolico tradizionalista, parla di «immondizia di celluloide» e ha scritto un saggio sui Rolling Stones «da demoni ad angeh della rivoluzione». Insomma, si sa dove può por�tare una deriva bacchettona ad alto impatto emotivo e comuni�cativo. Si parte dalla difesa della «sacralità della vita» anche questo un concetto rispettabile e impegnativo ma poi si scivola sulla contraccezione, i maestri gay, i programmi immorali, i film scollacciati, i clip diseduca�tivi, i videogiochi crudeli, la satira blasfema, il rock satanico e alla fine, censura dopo censu�ra, richiesta di sequestro dopo richiesta di sequestro, si finisce con il divieto ai Pokémon (con grave e paradossale nocumento per le reti commerciali berlusconiane) perché il bimbo s'è butta�to dalla finestra. Ad An, oltretutto, non manca�no né la cultura né il personale adatto a presentarsi come «il partito della proibizione». Anzi, nell'incerta identità, può essere proprio questo un motivo di appeal. Basta guardarsi, nel suo insieme, la vorticosa e varia produzione del senatore Riccar�do Pedrizzi, che appunto coordi�na le pohtiche per la famigha. No al sesso in carcere (ai non sposati), no alla successione ere�ditaria deUe coppie vissute more uxorio, corsi pre-matrimoniaM anche per sposi civili; il tutto in nome «delle persone normah, degli stili di vita normah, delle tendenze sessuah normah, della famiglie sane, unite e normah». Pedrizzi, Cavaliere al Merito del Sacro Ordine Militare -co�stantiniano di San Giorgio, non�ché Cavaliere dell'Ordine Eque�stre del Santo Sepolcro di Geru�salemme, è intervenuto contro il gay comparso nel serial «Com�messe» (piùcompiacendosi che nel medesimo sceneggiato il per�sonaggio interpretato dalla Ferilli non abbia abortito). Ma il grande censore televisi�vo è il vice responsabile dell'in�formazione, senatore Michele Bonatesta. Questi, che è solo Cavaliere della Repubblica e si diletta a scrivere poesie, sembra vivere con il telecomando in mano e non ne fa passare una. Se l'è presa con lo spazio agli aman�ti di Montecastnlh, con il mani�festo (con «tondo sedere») di un film di Tinto Brass e la paventa�ta presenza di Platinette a Sanre�mo. E neppure voleva la Sastre, al festival, perché straniera; né la^crion su Padre Pio interrotta da spot «osé», né Radiofreccia in prima serata, e neppure «teleserva» della De Filippi. Con il Grande Fratello ha dichiarato: «La misura è colma». Prima di chiedere il sequestro del video�gioco Karmaggeddon e del disco di Marilyn Manson, che pure nulla hanno a che fare con la sinistra atea e marxista. Molti personaggi televisivi contestati dai «colonnelli» Dai cartoons «pericolosi» allo «scandalo» di Platinette Proteste anche contro il gay dello sceneggiato «Commesse» Accuse ai videogames e al sesso al «Grande Fratello»

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