Una crisi alle nostre porte

Una crisi alle nostre porte SULL'ORLO DEL CRACK MOLTE ANALOGIE COL MESSICO Una crisi alle nostre porte Ankara paga l'intolleranza dei mercati analisi U Ugo Bertóne N milione di lire (turche) per un dollaro. La barriera storica è stata infranta nel corso di una giornata drammatica per la finanza di Istanbul. Nel giro di poche ore la moneta ha perduto il 320Zo nei confronti della valuta Usa, più o meno lo stesso nei confronti dell'euro, che però sta pagando a caro prezzo sulle piaz�ze intemazionah la crisi d�un Paese strettamente legato all'eco�nomia dell'Ue. E' proprio la vici�nanza all'Europa di questo foco�laio di crisi finanziaria scatenato da una disputa politica che rende agli occhi di noi europei cos�insidiosa la prima grande crisi dell'anno di un Paese emergente, che comunque già sta proiettando le sue fiamme sui titoli russi o del Brasile. C'è già chi teme che la Turchia possa far da detonatore ai disagi dell'economia globale cos�come avvenne con il Messico, all'inizio degli anni Ottanta e nel '95. La Turchia, del resto, svolge di fron�te alla Unione Europea un ruolo molto simile a quello ricoperto dal Messico nei confronti del gi�gante Usa: un serbatoio di mano�dopera, economia emergente con un'industria sempre più competi�tiva anche in produzioni ad alto valore aggiunto; un mercato inter�no in forte crescita, grazie ad una popolazione giovane e ben decisa ad agganciare il tenore di vita dei vicini più ricchi. Ma ci sono anche gli aspetti negativi: una borghesia arricchita capace di far fuggire i capitali a velocità supersonica; un capitalismo opaco, dove gran�di conglomerati finanziari opera�no più nell'interesse dei soci di controllo che nel rispetto dei soci; una finanza ballerina che dipende sempre di più dai quattrini in arrivo dall'estero. Ma la finanza intemazionale ormai è sempre più intollerante di fronte ai merca�ti che non rispettano le regole: la crisi turca trova origine nelle critiche di George Soros dello scorso agosto alle mancanze dei controlli delle autorità monetarie e di Borsa turche contro comporta�menti troppo disinvolti. Ben pre�sto il malumore dei finanzieri di Wall Street si è combinata con la fuga di capitali dall'interno che ha provocato la crisi bancaria di novembre, tamponata da un pre�stito del Fondo Monetario di 5,7 miliardi di dollari, concesso die�tro la garanzia di far piazza pulita della corruzione dilagante. Ma l'impresa si è rivelata improba anche per politici integri, come il presidente Sezer e il primo mini�stro Ecevit, divisi da un'aspra rivalità sui tempi e i modi dell'ope�razione, già complicata da un quadro politico fragile e complica�to. In passato, una crisi di questo genere non avrebbe meritato l'at�tenzione di un risparmiatore ita�liano. Ma, data la diffusione del risparmio gestito e dei titoli dei Paesi emergenti, ormai la grande maggioranza dei Bond turchi (o brasihani, messicani, russi o suda�fricani) fanno capo direttamente o attraverso i fondi a milioni e milioni di risparmiatori europei: tedeschi, spagnoli e italiani, in particolare. Anche per questo. ovvero per il brusco calo delle quotazioni dei Bond turchi (difesi in qualche modo da tassi di inte�resse dai 4.000 punti in su) ci riguarda da vicino. La navigazio�ne nei mari della finanza globale è rischiosa. Guai a chi decide solo sulla base degli alti tassi di rendi�mento (ieri il trentennale turco, in valuta forte, offriva il 1007o in più rispetto alle analoghe emissioni dei Paesi di miglior qualità). Guai, però, anche a chi decide di vende�re nei momenti di crisi più acuta, come questo. Meglio attendere che la tempesta si plachi, grazie anche alle istituzioni intemazio�nali anche se, dallo staff di Bush, filtra la sensazione che gli Stati Uniti non intendano impegnarsi più di tanto in operazioni di salvataggio. I guai di Bush, del resto, sono ben più vicini, dalla California a Wall Street. Ad Istan�bul, insomma, ci deve pensare l'Europa... Tutti i risparmiatori corrono grossi rischi Sconsigliato vendere sulla spinta emotiva Il premier turco Ecevit

Persone citate: Bush, Ecevit, George Soros, Sezer