Lo «stupro etnico» è un crimine di Enrico Singer

Lo «stupro etnico» è un crimine Lo «stupro etnico» è un crimine Storica sentenza all'Aia contro tre miliziani serbi Enrico Singer corrispondente da BRUXELLES Lo «stupro etnico» è crimine contro l'umanità. E' la senten�za che il Tribunale internazio�nale per la ex Jugoslavia ha pronunciato ieri all'Aia. Una sentenza storica, perché mai prima d'ora era stata punita la violenza sessuale sistematica commessa sulle donne duran�te una guerra. Anche per le ragazze coreane che finirono schiave nei campi militari giapponesi, dopo quasi cinquant'anni, sono arrivate sol�tanto le «scuse» di Tokyo. Per i tre miliziani serbi che aveva�no organizzato i loro «bordel�li» riempiendoli con le giovani musulmane sequestrate a Fo�ca, una cittadina della Bosnia, sono arrivate invece le condan�ne: 28, 20 e 12 anni di carcere. Quando il presidente del Tribunale, la signora Florence Ndepele Mumba, un magistra�to dello Zambia, ha letto la sentenza, in aula c'erano sol�tanto gli imputati. I due mili�ziani Zoran Vukovic e Radomir Kovac, entrambi di 39 anni, e Dragoljub Kunarac, 40 anni, ex ufficiale dell'armata serba di Bosnia, il «comandan�te», come lo chiamavano gli altri, perché era lui che guida�va il reparto di incursori che, alla fine del maggio del 1992, occupò Foca, subito ribattezza�ta con il nome serbo di Sbrinje. Se nelle 56 udienze del proces�so erano state le vittime delle violenze a raccontare l'infer�no passato nei «bordelli», ieri è toccato al giudice Mumba il compito di fare l'inventario dell'orrore. Le donne musul�mane non sono tornate all'Aia. Sono rimaste nei campi-profu�ghi dove vivono ancora ades�so. Florence Ndepele Mumba ha ricordato i fatti. L'ingresso delle forze serbe nella cittadi�na. La caccia a quegli abitanti musulmani che non erano fug�giti dalle loro case. La separa�zione degli uomini dalle donne e dai bambini. I primi rinchiu�si in un campo di concentra�mento subito fuori Foca: molti torturati, alcuni uccisi. Donne e bambini sistemati in «centri di raccolta» improvvisati in una scuola e nella palestra del Partizan. Centri di raccolta che, già dalla prima notte, si trasformarono in «riserve» do�ve Dragoljub Kunarac e i due suoi miliziani prelevavano le loro vittime. Con una selezio�ne che aveva le sue regole feroci: le ragazze più belle e più giovani. Anche una bambi�na di 12 anni e molte altre tra i 13 e i 15 anni sono finite nei «bordelli» dei serbi. L'hotel Zelengora, la casa Karaman. Sono questi i nomi dei luoghi in cui le giovani donne musulmane erano ridot�te in «schiavitù sessuale». Al�cune per una decina di giorni. Altre per mesi. Alcune anche vendute o «affittate» per 100 marchi ad altri miliziani. Tut�te messe incinte: «Partorirai un figlio serbo e non saprai nemmeno chi è il padre», era la frase ripetuta sempre dai violentatori. L'occupazione di Foca durò fino all'estate del 1993. Quante donne siano pas�sate nei «bordelli», come li chiamavano gli stessi miliziani serbi, nessuno è stato in grado di accertare. Di fronte al Tribu�nale dell'Aia hanno testimo�niato 33 donne. Delle altre si è persa ogni trac�cia. Ma l'ufficio del Procuratore di questa Corte internazionale, che è guidato da Carla Del Ponte, sapeva che l'uni�co modo per ren�dere giustizia a tutte era dimo�strare la natura di «crimine con�tro l'umanità» degli atti com�messi dai tre im�putati. E ha rag�giunto il suo obiettivo. «Ave�re stuprato, tor�turato, ridotto in schiavitù e re�cato oltraggio al�la dignità perso�nale è crimine contro l'umani�tà», è scritto nel�la sentenza. Se lo scopo della «pulizia etnica» scatenata dai serbi in Bosnia era quello di scacciare gli abitanti di etnia musulmana oggi a Sbrinje non ce n'è più nessuno «lo stupro era un'arma di guerra», ha detto il giudice Mumba argomentando la sentenza. «I capi politici e i generali sarebbero senza potere se i militari rifiutassero di compie�re atti criminali», ha detto ancora il giudice. «Le azioni dei tre accusati erano parte di un attacco sistematico contro i civili musulmani. In tempo di pace sarebbero considerati atti di criminalità organizzata e puniti in base al codice E' ST. E' staforzefatto ricorsodi terrore, copportuno fE'stato appdovuto probade, di cusi mostravae, anzi, si aE' stato appmusulmandi ogni digndelle forze dL'insieme diche cosa po■pèrsónalitéfcivile prival leader polse le persoUatti criminasono soldatfiaccata daQuesti tre upenali conapprofittatdi disumanche erano penale. Ma è opportuno stabili�re che, in tempo di pace come in tempo di guerra, se un uomo violenta una donna com�mette un reato. In questo caso, con l'aggravante della sistemati ".ita, delle torture e della schiavitù, il reato è di crimine contro l'umanità». Con questa sentenza sono set�te le condanne pronunciate dal Tribunale internazionale dell'Aia, che vorrebbe proces�sare per crimini contro l'uma�nità anche Slobodan Milosevic, il primo nella lista dei ricercati stilata dalla Corte, creata con una risoluzione dell'Orni il 25 maggio del 1993. Condanne a 28,20 e 12 anni per le vicende bosniache del 1992 Hanno testimoniato 33 «schiave del sesso» Dragoljub Kunarac stringe la mano al suo avvocato nell'aula del Tribunale penale per l'ex Jugoslavia, all'Aia, prima della sentenza che conclude un processo durato undici mesi

Luoghi citati: Bosnia, Bruxelles, Jugoslavia, Tokyo, Zambia