Inchiesta «Telekom Serbia», caccia ai documenti

Inchiesta «Telekom Serbia», caccia ai documenti Si vuole accertare se sono state pagate tangenti a Milosevic per comprare una quota del gruppo serbo Inchiesta «Telekom Serbia», caccia ai documenti Li magistrato e le Fiamme gialle nella sede torinese di Telecom Ltalia TORINO Primi passi ufficiali della Procu�ra della Repubblica siili'«affaire Telekom Serbia»: ieri mattina uno dei quattro magistrati che seguono l'inchiesta sui conferi�mento, nel 1997, a Telecom Ita�lia del 29 per cento dell'azienda telefonica serba ha guidato un drappello di «Fiamme gialle» nel�la sede legale dell'azienda, nel cèntro della città. Più tardi al pm Paolo Storari si è aggiunto il collega Roberto Furlan e in sera�ta i due magistrati si trovavano ancora negli uffici di via Bertola. Per acquisire i bilanci di Tele�com relativi al periodo della transazione (1997 e '98) sarebbe bastato un sottufficiale della Guardia di Finanza. E' evidente considerando l'arco di impegno di pm e collabo�ratori che nel corso delle ore il sopralluogo si è trasformato in una piccola «caccia al tesoro» di ogni documentazione utile a rico�struire l'operazione di acquisto. Nulla è trapelato sulla proficui�tà della ricerca. Si sa che i due magistrati del pool reati societa�ri si sono tenuti in stretto contat�to telefonico con il procuratore capo Marcello Maddalena e l'ag�giunto Bruno Tinti. Prima di ieri il pool di pm aveva ottenuto una copia del contratto di acquisto del 29 per cento di Telekom Serbia per 893 milioni di marchi (l'equivalente di 900 miliardi di lire), redatto in lingua inglese e con la firma in calce, come contraente, di Toma�so Tommasi di Vignano. Per questo motivo, nella riunione per impostare le indagini, luned�scorso, i magistrati avevano con�cordato di prendere in considera�zione l'allora amministratore de�legato di Stet come primo e per il momento unico indagato, a ga�ranzia del diritto di difesa del manager. False comunicazioni sociah l'ipotesi di reato indicata sul fascicolo aperto, alla quale, secondo l'Ansa, si sarebbe ag�giunta quella di corruzione. Nei giorni scorsi in Procura erano già stati sentiti Carlo Bolli�ni e Giuseppe D'Avanzo, i giorna�listi di «Repubblica» che, con la loro inchiesta «sulle tangenti pagate a Milosevic» nel quadro de l'operazione di acquisto, han�no suggerito al procuratore capo Maddalena di avviare l'inchie�sta, «dal momento che a Torino c'è la sede legale dell'azienda telefonica». A Bonini e a D'Avan�zo è stato chiesto di rivelare le loro fonti di informazioni. I gior�nalisti si sono avvalsi del segre�to professionale. I pm non han�no insistito. L'impressione è che, prima di sentire i numerosi testimoni ec�cellenti dell'affaire, i magistrati vogliano mettere le mani sulla maggiore documentazione possi�bile e ricostruire a fondo i termi�ni dell'operazione. Sulla quale ieri il governo ha detto la sua, replicando a distanza di qualche ore all'intervento di Gianfranco Fini a «Porta a porta» registrato nel primo pomeriggio: «Palazzo Chigi non poteva non sapere». Il presidente di An ha tirato in ballo anche Ciampi come mini�stro del Tesoro dell'epoca. In serata ha smentito di aver volu�to polemizzare con il Capo dello Stato. Nel frattempo è stata diffusa la nota di Palazzo Chigi: «Agli atti degli uffici del Tesoro non risulta alcuna corrisponden�za né comunicazione verbale fra la società e il Ministero riguardo all'operazione di acquisizione. Né l'invio di comunicazioni in proposito risulta agli atti di Tele�com». Nella nota si precisa che l'acquisto verme effettuato da Stet International Netherlands, società di diritto olandese con�trollata da Stet International Spa, a sua volta controllata da Stet Società Finanziaria Telefo�nica, «all'epoca controllata dal Tesoro e successivamente fusa con Telecom Italia». [al.ga.]

Luoghi citati: Serbia, Telekom Serbia, Torino