Erika; «Si, ho visto in fuccin i due killer Pel mamma mi ha gridato di fuggire» di Giovanni Cerruti

Erika; «Si, ho visto in fuccin i due killer Pel mamma mi ha gridato di fuggire» lOiwOMAiWN^ Erika: «Si, ho visto in faccia i due killer Poi mamma mi ha gridato di fuggire» testimonianza Giovanni Cerruti inviato a NOVI LIGURE SI', li ho visti, li potrei riconoscere...». E allora guarda queste foto, Erika, guardale bene, aiutaci a trova�re chi ti ha ammazzato la mamma e il fratellino. Erika ha gli occhi gonfi, piena di sedativi e di paura. Ha passato la notte dai nonni e non ha dormito. Tremava, piangeva. «Papà, cosa ci hanno fattoi». Poi come un tic, lo sguardo che si fa immobile, fisso al muro e lei in silenzio, la mano che tormenta i capelli quasi bion�di. Diciassette anni e tutta Novi attorno, pietosa. Che bel�la famiglia, che brava ragazza, che brava figlia. Che brutta storia. «Ero in camera mia, stavo ascoltando la radio. Ero appena tornata». L'aveva ac�compagnata Omar, il fidanzatino. «Ho sentito tornare la mam�ma e Gianluca, ci siamo saluta�ti e poi...». Nella caserma dei carabinie�ri Erika ha finito di racconta�re. Una, due, tre volte. «Li potrei riconoscere». Quello con la barba e quello senza, quello che le ha tirato un pugno e quello che ha tentato di inse�guirla. Con lei, nella stanza al primo piano, c'è il padre, Fran�cesco de Nardo, 45 anni, inge�gnere, direttore di produzione alla Pemigotti. Ha passato la notte a domandarsi perché. Con il maresciallo si è sfogato: «E' colpa mia! E' qualcuno che ce l'ha con me! Ma cosa avrò fatto?», A Novi era arrivato nel '63 da Maida, Calabria. Segni particolari nessuno. Gran lavo�ratore, piuttosto rude epperò attento ad evitar tensioni, i fine settimana nella casetta sul Monginevro, le partite a calcetto con gli amici del Bar Principe. Come l'altra sera. Le foto sono davanti a Erika e il procuratore Carlesi aspetta una risposta. Guardale bene, mi raccomando. Due identikit sono già pronti, ma se ci fosse il riconoscimento fotografico Erika aiuterebbe davvero a trovare una spiegazione. Per�ché, e l'avrà capito dalla do�mande, garbate e sempre le stesse, chi indaga una spiega�zione non se l'è ancora data. «Quei due non h ho sentiti parlare. Ho sentito solo la mamma che mi gridava "Erika, Erika, scappa via!"». Gianluca, 12 anni, prima media, il fratel�lino con i capelli a caschetto, lo ricorda ancora'con, la tuta della squadretta di basket del�l'oratorio di San Pietro. Uopo l'ora di allenamento, si stava preparando per la doccia. «Quando sono scappata non l'ho più visto». Era in bagno. Da quest'anno Erika aveva lasciato il liceo classico Arnal�di per l'istituto tecnico, terzo anno geometri all'Istituto pri�vato San Giorgio, sacerdoti di Don Orione, Solo nove in clas�se. Alta, esuberante, bella, deci�sa, la mania dei capelli sempre in ordine, Erika in poche setti�mane era diventata il personag�gio della classe. Avanti e indie�tro in motorino: Una passione, come tutte a questa età, per la musica. E un'altra, assai poco gradita dalla madre, per le discoteche, le serate con Omar e magari qualche cattiva com�pagnia. Il Luna Rossa, il Paradi�so Inn, il Master, la zona di Novi è ben fornita. Ma al momento nulla, proprio nulla di strano o di sospetto. Una brava ragazza cresciuta all'ora�torio di Santa Maria Assunta, la domenica alla messa di don Valentino, alla Pieve di Novi, con la famiglia. Erika forse non lo sa, ma questa brutta storia qualche enigma lo lascia. Non era una rapina, dicono ad Alessandria, in Procura. Le soUte frasi, si indaga in tutte le direzioni. Ma adesso, a fine mattina, Erika si è chiusa nel suo giaccone sca�mosciato e ha davanti le foto�grafìe. Le hai guardate bene? «Si, è lui». Sei sicura? «Sì, è quello che ho visto mentre cercava qualcosa in un vaso, quello che mi ha inseguita». Sei proprio sicura? Sì, sì. E' un albanese, le dicono: lo cono�sciamo, adesso lo portiamo qui e vediamo se è proprio lui. Quando arriva Erika resta sicu�ra: «E' quello lì!». Sicura? Sicu�rissima. Sarà lo choc, saranno i sedativi, la tensione, l'emozio�ne, ma quello non c'entra. Ha un alibi di ferro, Erika. Che bello se non fosse anda�ta così. Con lui che non ha l'alibi e magari confessa, il caso è chiuso. Sarebbe svanito quello che potrebbe diventare un enigma, due defitti senza il perché. Questore e carabinieri non avrebbero chiesto al padre di uscire in strada, andare a fare quattro passi assieme e parlottare una mezz'ora. «Ab�biamo tentato di convincerlo a partecipare al riconoscimento delle salme», dirà il questore. Le aveva già riconosciute nella notte, quando Erika era li, in casa, l'aria smarrita e impauri�ta, e chi l'ha vista la racconta piccina, ragazzina perduta nel�la sua tragedia, aggrappata al loden blu di papa mentre il procuratore Carlesi pensa a voce alta, «in questo mattatoio la mamma è andata a morire in cucina». Alle 17,05 Erika può lascia�re la caserma, la portano a casa, ma non la fanno entrare. E' sigillata. Il nonno carica una borsa di tela su un fuori�strada, lei fatica a nascondersi nel giaccone, gli occhi sbarra�ti. Sulla strada, dove era riusci�ta a fermare un auto, ora ci sono �pullman per le dirette tv. Le hanno ammazzato mam�ma Susy, 45 anni, la figlia della merciaia di via san Giovanni Bosco che aveva lasciato il lavoro per stai" più vicina ai figli. Le hanno ammazzato il fratellino che aveva lasciato i pulcini della Novese calcio per diventare bravo come Meneghin. Non ha più lacrime quan�do il fuoristrada se ne va e le tv la ìnseguono. Sa che le doman�de non sono finite. Abbi pazien�za, Erika, raccontaci ancora cosa è successo... «Mi ricordo benissimo mio fratellino coni capelli acaschetto e la tuta della squadra di basket dell'oratorio di San Pietro Si stava preparando per la doccia» «Li potrei riconoscere, quello con la barba e quello senza che mi ha colpita con un pugno» «Papà, che cosa ci hanno fatto» Ai carabinieri indica la foto di un albanese che ha un solido alibi

Persone citate: Arnal, Carlesi, Don Orione, Luna Rossa, Novese

Luoghi citati: Alessandria, Bar Principe, Calabria, Maida, Novi Ligure