ALITALIA, VOLARE ALL'ARABA di Carlo Rossella

ALITALIA, VOLARE ALL'ARABA NUOVITREND ABORDO ALITALIA, VOLARE ALL'ARABA Carlo Rossella SIGNORE e signori, benvenuti sul volo AZ 2123 in partenza da Milano Linate per Roma Fiumici�no...». Sono le 20,40 di luned�19 febbraio 2001.1 passeggeri si allac�ciano le cinture di sicurezza. Si rilassano. Cominciano a leggere o a doimicchiare. Facce stanche. Vesti�ti stazzonati. Un bambino stringe la mano della madre. Le hostess passeggiano nel corridoio. Dal portellone aperto entra aria milanese, fredda e bagnata. Sta per scendere la nebbia. Uno si preoccupa e chiede notizie. Finalmente un po' di musica. Tamburelli. Uhd. Chitarre. E poi la voce, bella e araba. Sarà un rai algerino o un rap marocchino? Dal prevalere del fiuto appare più di Casablanca che di Algeri. Non è Icheb Khaled ma un altro dei tanti chansonniers del Maghreb. Una donna batte il tempo col piede. Un ragazzo sulla trentina segue il rit�mo con la testa. Una hostess muo�ve il coipo da danseuse. Si accendono i motori ma la nenia non si interrompe, continua fino al decollo, fin lassù nel cielo sopra Milano. Le luci della città, viste da lontano, sembrano di qua�lunque dove: Algeria, Marocco, Tunisia. Quando la musica si spe�gne vengono in mente Umm Khultum e Abdelhalim Mafez; voci obbligate per i passeggeri dell'Egyptair ai tempi di Gamal Abdel Nasser. Nell'orecchio risuonano Didi e El Arbi di Cheb Khaled. La nenia dell'Alitalia trasporta lontano, an�nulla le distanze. Sembra di volare fra Algeri e Orano e non fra Roma e Milano. Il tempo, nel mondo ara�bo, non conta nulla. E si accettano con fatalismo ritardi e inconve�nienti di viaggio. Con le canzoni del festival di Sanremo l'atmosfera a bordp sarebbe meno placida, più conflittuale, più da Terzo Mondo. I bimbi dormono. Le ragazze guardano il soffitto e sognano l'ap�puntamento. I vecchi masticano biscottini e bevono Coca Cola. I managers scartabellano dossier rieni di cifre. Le toilettes sono ibere. E' proprio un viaggio diver�so. Anche l'odore richiama l'Orien�te. Non il profumo di caffè e deodo�ranti misti. Ma un vago olezzo di cumino e di sudore, di frangipane e di mandorle tostate, come sui voli, ormai soppressi, della Iraqi Airli�nes. Un tipo con dei baffoni sem�bra Saddam Hussein. Una donna col foulard e le orecchie coperte è tutta la sorella di Gheddafi. E sotto c'è Roma, la grande capitale levan�tina. La nenia ricomincia. Tutto l'aereo si muove. La ragazza batte il tempo col piede. Siamo un paese multietnico. Grazie Alitalia per far�celo capire neh'alto dei deh. Non ridateci più le canzonette di Sanre�mo. Teniamoci il rai del Maghreb.

Persone citate: Abdelhalim Mafez, Cheb Khaled, Gamal Abdel Nasser, Gheddafi, Orien, Saddam Hussein